Decadenza Berlusconi: sì al voto palese. Il Cavaliere infuriato fa saltare il pranzo con Alfano
Politica Lazio

Decadenza Berlusconi: sì al voto palese. Il Cavaliere infuriato fa saltare il pranzo con Alfano

mercoledì 30 ottobre, 2013

ROMA, 30 OTTOBRE 2013 - La votazione sulla decadenza di Silvio Berlusconi dalla carica di senatore avverrà col voto palese. Dopo la convulsa ed inconcludente giornata di ieri, oggi è arrivata la tanto attesa decisione della Giunta per il Regolamento del Senato.[MORE]

La modalità di voto da attuare nei confronti del Cavaliere, in ordine all’applicazione della legge Severino a seguito della condanna dell’ex premier per frode fiscale nel caso Mediaset, oltre ad essere da tempo motivo di tensioni e accesi confronti tra Pdl e Pd, aveva causato non poche indecisioni anche all’interno della stessa Giunta. Tant’è che lo scrutinio dell’ultima votazione si era concluso con un pareggio: 6 favorevoli al voto palese (parlamentari Pd, M5S e Sel) e 6 a favore del voto segreto (Pdl, Lega, Gal e Autonomie-Psi).

Un niente di fatto che attirava ogni attenzione sulla senatrice di Scelta Civica, ex Pd, Linda Lanzillotta, che, per l’appunto, aveva deciso ieri di astenersi adducendo come motivazione la necessità di ulteriore tempo per riflettere. Fino alla votazione odierna, quando la senatrice Lanzillotta si è espressa per il voto palese con tanto di spiegazione: «Quello sulla decadenza di Berlusconi non sarà un voto sulla persona, ma sul suo status di parlamentare. Pertanto non sarà necessario il voto segreto. Io sono per il voto palese e ho proposto di circoscrivere la decisione all’applicazione della norma della legge Severino. Sul piano tecnico regolamentare – ha continuato a spiegare la senatrice – gli elementi che mi hanno indotto a questa decisione sono i seguenti: il Senato applica per la prima volta la legge Severino e quindi non esistono precedente invocabili in modo univoco. Non esiste – ha sempre detto la Lanzillotta – nel regolamento del Senato una norma esplicita che indichi la modalità di votazione utilizzabile nei casi analoghi ma non identici (ineleggibilità e incompatibilità). Il voto segreto è stato applicato in via di prassi. Il regolamento precisa invece che il voto per la decadenza non è un voto sulla persona e quindi si applica per voto palese».

Tuttavia, e non poteva essere altrimenti, sono state vibranti le reazioni provenienti dagli esponenti del Pdl. L’ex presidente del Senato, nonché capogruppo Pdl al Senato, Renato Schifani, ha affermato: «una pagina buia per le regole parlamentari. La Giunta del Regolamento, a maggioranza e con un voto deliberatamente politico, ha violato le regole in maniera surrettizia, con grave responsabilità dello stesso presidente del Senato, per consentire al Pd e ad altre forze di imporre ai loro senatori un voto contro il leader del centrodestra. La giornata di oggi – ha concluso Schifani – non potrà non avere conseguenze».

Gli fa eco, il capogruppo alla Camera, Renato Brunetta, che su Twitter ha scritto: «Dalla giunta una decisione assurda e senza precedenti contro Berlusconi. Una decisione contra personam e senza alcun senso. Inaccettabile».

Il Pd risponde attraverso le parole del suo segretario, Guglielmo Epifani, che ha dichiarato: «Rispetto e comprensione per la scelta della Giunta. Basta polemiche – ha continuato il segretario del Pd – che vanno oltre ogni limite. La legge Severino è una legge perfettamente costituzionale che va applicata così come è avvenuto nei trentasette casi precedenti. Si abbassino quindi i toni e si ricordi che la giustizia deve essere uguale per tutti».

Ed il Cavaliere? I ben informati riferiscono di un Berlusconi su tutte le furie, al punto da disdire quest’oggi il pranzo previsto con Angelino Alfano ed i ministri Pdl. «Il fatto è che Berlusconi non ha più nulla da dire ai governativi», questo quanto dichiarano gli uomini vicini al leader. A questo punto nessuno scenario è da escludere. La voglia dell’ex premier di provare a far saltare nuovamente il governo potrebbe ritornare prepotentemente.

D’altra parte l’attuale presidente del Consiglio, Enrico Letta, intervenuto questa mattina ai microfoni di Radio Anch’io, è stato molto chiaro: «La risposta a Berlusconi è contenuta nel voto di fiducia del 2 ottobre. Il Parlamento mi ha dato la fiducia a largo consenso. Il pilastro di quel discorso era che l’Italia ha bisogno di ripresa, di stabilità, e che ci sia separazione tra singole vicende giudiziarie e il destino del governo. E il Parlamento ha dato larga fiducia a quel discorso».

(Immagine da oggi.it)

Giovanni Maria Elia

 


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