Tredicenne violentata per tre anni in provincia di Reggio Calabria: la madre sapeva ma ha taciuto
Cronaca Calabria

Tredicenne violentata per tre anni in provincia di Reggio Calabria: la madre sapeva ma ha taciuto

lunedì 12 settembre, 2016

MELITO DI PORTO SALVO (REGGIO CALABRIA), 12 SETTEMBRE – Emergono dettagli sempre più raccapriccianti dalla vicenda dell’adolescente stuprata per tre anni dal branco a Melito Porto Salvo, in provincia di Reggio Calabria. I genitori della ragazzina, oggi sedicenne, da tempo sapevano che la figlia fosse vittima di abusi, ma hanno taciuto. Secondo quanto venuto alla luce dall’ordinanza che ha portato all’arresto dei giovani accusati di aver ripetutamente violentato la giovane, la madre della vittima era venuta casualmente a conoscenza delle violenze subite dalla figlia attraverso la brutta copia di un tema che la ragazza, all’epoca tredicenne, aveva lasciato sulla scrivania della propria stanza.
L’adolescente, che frequentava il Liceo delle Scienze Umane e Linguistiche a Reggio Calabria, aveva infatti manifestato in quello scritto il proprio disagio personale e familiare. [MORE]

Il particolare del tema è emerso dal racconto che la stessa sedicenne ha fornito ai carabinieri. In un passaggio la ragazza dice: «…. fino a che un giorno a scuola la mia professoressa d’italiano ci dà un tema dove dovevamo parlare del ruolo che avevano avuto i nostri genitori nella nostra vita…. Ed io che nonostante non abbia detto niente per proteggere anche loro ero arrabbiata con loro perché comunque loro non se ne sono mai accorti di niente… cercavo di essere mai triste, mai arrabbiata… magari mi rendevo attiva in casa aiutavo molto mia madre…. Di giorno in giorno non se ne sono accorti proprio di niente … quindi ero un po’ arrabbiata con loro di questo perché comunque come fai a non accorgertene che tua figlia sta attraversando un periodo difficile, una difficoltà, niente completamente…». L’adolescente ha poi riferito di aver raccontato tutto alla madre dopo che quest’ultima aveva ritrovato il tema e le aveva chiesto spiegazioni. «Io torno a casa mi viene a prendere mia madre e inizia a dirmi che belle cose che hai scritto – ha confessato ancora la sedicenne - Io scoppio in un pianto e le racconto tutto quello che era successo, tutto… non i particolari…».

Tuttavia, anziché denunciare, la donna – insieme al marito messo al corrente dei fatti - ha preferito tenere nascosti gli abusi in quanto «la rivelazione dei fatti avrebbe provocato un discredito della famiglia e – aggiunge la giovane - forse avremmo dovuto andare ad abitare in un altro paese».

Solo grazie all’aiuto delle professoresse, che avevano colto il suo disagio, l’adolescente ha trovato il coraggio di denunciare la vicenda.

Dalle 133 pagine dell’ordinanza firmata dal gip di Reggio Calabria Barbara Bennato si evince il clima di omertà che fa da contorno a questa terribile storia. Nel tema a scuola, spiega il gip, la tredicenne aveva «dolorosamente stigmatizzato il comportamento dei genitori, distolti dalle rispettive vicende personali e conflittuali e sordi ai pur manifesti segni di disagio da lei stessa lanciati». « La ragazzina – prosegue- si era sentita sola, senza alcuna protezione e, pur sopraffatta dalla rabbia per l’abbandono dei genitori, si era trovata nelle condizioni di dover subire in silenzio un penoso rosario di violenze, atteggiamento paradossalmente impostole a protezione dell’incolumità degli stessi genitori, distratti ed inadeguatamente interessati alla sua crescita evolutiva».

(fonte: corriere.it)

[foto: huffingtonpost.it]

Antonella Sica


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