'Ndrangheta: sequestrati beni per 6 mln a eredi imprenditore
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'Ndrangheta: sequestrati beni per 6 mln a eredi imprenditore
Ritenuto un esponente di spicco dei Piromalli, morto nel 2018
REGGIO CALABRIA, 12 GIU - Beni per 6 milioni di euro sono in corso di sequestro da parte dei carabinieri del Ros, con il concorso di quelli del Comando provinciale di Reggio Calabria, a carico degli eredi dell'imprenditore Teodoro Mazzaferro, ritenuto un esponente di spicco della cosca Piromalli di Gioia Tauro, morto nel 2018 quando era imputato per associazione mafiosa. Il sequestro, che rientra nell'ambito dell'operazione "Provvidenza bis" è stato disposto dal Tribunale di Reggio-Sezione Misure di Prevenzione, su richiesta della Dda diretta da Giovanni Bombardieri.
Si tratta di 3 società immobiliari con un volume d'affari annuo di 500 mila euro; un'impresa agricola con un volume d'affari di 60 mila euro; 155 immobili tra cui 13 abitazioni, 36 terreni agricoli, 70 terreni edificabili, 6 depositi, 7 autorimesse, 4 uffici, 9 negozi, 8 edifici in costruzione, 1 capannone ed 1 frantoio con un valore di circa 6 milioni di euro; diversi rapporti finanziari, assicurativi e titoli al portatore.
Gli accertamenti del Ros sono stati avviati, su delega della Sezione misure di prevenzione della Procura di Reggio Calabria e coordinati dai pm Pantano, D'Ambrosio e De Caria e dal procuratore aggiunto Gaetano Paci, dopo l'operazione "Provvidenza", condotta tra il gennaio ed il febbraio 2017, che ha portato alla disarticolazione della cosca Piromalli ed all'arresto degli esponenti apicali, tra cui anche Mazzaferro, risultato dagli inquirenti direttamente collegato ai fratelli Gioacchino, Antonio e Giuseppe Piromalli. Gli investigatori hanno quindi ricostruito il percorso di crescita imprenditoriale di Teodoro Mazzaferro, divenuto sin dagli anni '60, secondo l'accusa, un esponente di rilievo della cosca, vincitrice del primo conflitto di mafia scoppiato tra gli anni '70 ed '80. In tale contesto, è stata la ricostruzione del Ros, forte dei guadagni illeciti acquisiti con la partecipazione, nel 1975, all'appalto relativo alla costruzione del V Centro Siderurgico di Gioia Tauro, trasformato successivamente nell'attuale porto, Mazzaferro aveva avviato una serie di investimenti immobiliari a Gioia Tauro e Palmi, con il concorso finanziario dei fratelli Piromalli.
Grazie ai capitali illeciti di questi ultimi e ad una serie di rapporti con amministratori locali, l'imprenditore riuscito a realizzare anche una serie di lottizzazioni immobiliari che nel tempo gli avevano consentito di registrare guadagni milionari, immediatamente reinvestiti, che lo avevano fatto diventare il più importante imprenditore immobiliare della piana di Gioia Tauro.
L'ultimo investimento di Mazzaferro, hanno accertato i carabinieri, è stata la partecipazione al piano di espansione urbanistica di Gioia Tauro nella zona dell'ospedale, tramite la lottizzazione "Teorema", i cui terreni erano stati acquisiti ancora agricoli prima della definizione dell'iter amministrativo di conversione in edificabili, garantendosi con le successive vendite dei forti guadagni speculativi.
Dall'indagine, per gli investigatori, è emerso l'assoluta predominanza dei Piromalli che avevano il controllo dell'intero settore immobiliare di Gioia Tauro, tramite le società di Teodoro Mazzaferro.