

Transfemminismo, universal design e permacultura: “art. 110, 1° co.”, il crimine musicale di Lecicia Sorri
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Nel diritto penale, l’articolo 110 stabilisce il concorso di persone in un reato. Per Lecicia Sorri, anagramma e pseudonimo di Cecilia Rossi, è invece la dichiarazione di un “crimine” musicale condiviso con Otus_Medi, il produttore con cui ha dato vita a "art. 110, 1° co.", il suo debut EP che sovverte le regole e trasforma la musica in un manifesto politico e sociale.
Sei tracce che, tra elettronica, cassa dritta e liriche taglienti, mettono in discussione il concetto stesso di confine: politico, sociale, interiore.
Dall’emergenza ambientale alla critica delle frontiere geopolitiche, dal transfemminismo alla lotta contro l’oppressione, ogni brano è una miccia accesa sotto i dogmi culturali.
«L’arte è un atto di sovversione, ma anche di costruzione – spiega Lecicia -. In un momento storico come questo, non può essere fine a se stessa. Questo EP nasce da una necessità urgente, quasi un obbligo morale: non posso restare in silenzio mentre l’umanità va verso l’estinzione. Ho il privilegio di poter parlare, di avere un tetto sopra la testa, e credo che chi può farlo abbia il dovere di amplificare le voci di chi non viene ascoltato.»
Il disco nasce dall’incontro con Otus_Medi, produttore e musicista napoletano che ha saputo dare forma sonora alle visioni dell’artista bolognese, creando una dimensione musicale che oscilla tra pop, techno, ambient, industrial ed elettronica sperimentale. Un dialogo a distanza, un incastro perfetto tra liriche dirette e sound ibrido, che ha reso questo progetto un terreno di sperimentazione e libertà creativa.
Anche l’immagine visiva del progetto nasce da un processo di collaborazione spontaneo. La copertina dell’EP è frutto dell’incontro tra l’illustratore toscano naturalizzato bolognese Claudiano.jpeg ed Elena Marrone, in arte Ananpoptosi, disegnatrice e amica dell’artista. La loro elaborazione grafica ha aggiunto un ulteriore livello di interpretazione, decorando e arricchendo l’artwork senza snaturarne l’essenza.
Per Lecicia Sorri, scrivere e cantare non sono solo una forma di espressione artistica: sono anche un mezzo per immaginare e costruire un cambiamento concreto. Da tempo sogna di portare la sua visione oltre il palco, fino alla politica. Perché, se l’arte può scuotere coscienze e abbattere barriere, allora può anche aprire la strada a nuove possibilità di trasformazione sociale.
Un principio che si riflette anche nel titolo del progetto: "art. 110, 1° co.", richiama il concetto di collaborazione, ma lo trasforma in un gioco di senso: la musica come atto collettivo, il suono come azione sovversiva, la parola come strumento di resistenza. L’EP è un viaggio attraverso storie e immagini che spaziano dall’introspezione più profonda alla critica sociale più feroce, mantenendo sempre un tono ironico e consapevole, capace di alleggerire anche i temi più spigolosi senza mai banalizzarli.
Oltre la musica ci sono i numeri di una crisi che attraversa il mondo: "art. 110, 1° co.", infatti, non è un semplice intreccio di brani racchiusi in un concept, ma è uno sguardo sulla realtà attraverso il suono. Ogni traccia tocca un tema caldo e cruciale del nostro tempo, supportato da dati che raccontano la portata globale di questa crisi:
- Crisi climatica. Secondo il rapporto IPCC, le temperature mondiali sono aumentate di oltre 1,1°C rispetto all’era preindustriale, con il 2023 tra gli anni più caldi mai registrati. Nel brano "Ghiacciaio", l’amore diventa il riflesso della fragilità del pianeta: «Bombardan l’amore, anche all’ombra si muore.»
- Confini e migrazioni. L’ONUstima che nel 2023 oltre 110 milioni di persone siano state costrette a lasciare la propria casa a causa di conflitti, persecuzioni o cambiamenti climatici. "Sorri not sorry" – titolo che gioca con il cognome anagrammato della cantautrice -, denuncia il ruolo dei media nella narrazione distorta delle crisi migratorie e delle ingiustizie globali.
- Violenza di genere. In Italia, nel solo 2023, si sono registrati oltre 120 femminicidi, e nel mondo una donna su tre subisce violenza fisica o sessuale nel corso della vita (dati OMS). Il transfemminismo e la resistenza femminile sono l’anima del disco.
- Sovversione e resistenza. Dal #MeToo alle rivolte giovanili, la musica ha sempre avuto un ruolo di amplificatore del dissenso. "VLFDM (RMX)" – acronimo che sta per Voglio La Fine Del Mondo - traduce il caos dell’epoca contemporanea in un sound distopico e parodico.
Questi numeri non sono solo statistiche: sono storie, persone, vite. "art. 110, 1° co." non vuole dare risposte, ma accendere domande, spingere a riflettere, e di conseguenza, agire.
Un progetto che nasce dal bisogno di dire qualcosa, di scuotere. Un EP che non si accontenta di suonare, ma chiede di essere ascoltato davvero. Non è solo musica, è un punto di vista sul mondo, un modo di resistere e di immaginare nuove possibilità. E forse, anche di ballarci sopra.
A seguire, tracklist e track by track del disco.
“art. 110, 1° co.” – Tracklist:
1. Universo Rapi
2. Sorri not sorry
3. Senza Nome
4. Ghiacciaio
5. Rafiki
6. VLFDM RMX
“art. 110, 1° co.” – Il disco raccontato dall’artista:
“Universo Rapi”, l’introduzione che serve per lasciarsi andare: Otus_Medi mi ha mandato la base con una domanda: «Che sensazioni ti trasmette?». La mia risposta è stata una donna in abito rosso, che attraversa una metropoli dopo una grande fatica. Il rischio di immobilizzarsi è forte, ma l’universo trascina comunque avanti. «Magnum gaudium est cum universo rapi» è la lezione di Seneca che riecheggia tra i beat elettronici: accettare il movimento, lasciarsi portare.
“Sorri not sorry”, la rabbia contro le ingiustizie: è la traccia più cupa dell’EP. È un flusso di parole recitate, un monologo interiore che si fa grido politico. «Ho partorito un’idea tutt’altro che mesta», canto nel pezzo, denunciando il genocidio e la censura, la violenza sistemica e il ruolo distorto dei media. Ma oltre alla rabbia, c’è la visione di una rete capace di accogliere tutte le creature viventi, abbattendo confini e costruendo legami.
“Senza Nome”, il peso del senso di colpa: ogni disco ha il suo brano più malinconico, e questo è quello di "art. 110, 1° co". «Non ti vuoi bene per niente», ripeto come una sentenza, cercando di mettere in musica quel vuoto esistenziale che può spegnere anche la voglia di sopravvivere. È un pezzo che attinge alla profondità delle emozioni senza scadere nella retorica, ma con una cruda consapevolezza.
“Ghiacciaio”, l’amore come riflesso della crisi climatica: in principio doveva essere una canzone d’amore, ma la realtà ha preso il sopravvento. «Bombardan l’amore, anche all’ombra si muore», dico nel brano, mentre il ghiaccio si scioglie e il mondo si disgrega. Un pezzo, prodotto da K Er M, che mette a confronto il dolore personale con l’irreparabile danno ambientale, ricordandoci che l’amore può essere un’illusione, ma la crisi climatica è una certezza.
“Rafiki”, la libertà della danza e la danza della libertà: un brano arrogante, spudorato, sfacciato. Questa è la traccia per chi vuole solo ballare, senza scuse e senza distrazioni. «Please don’t ask me once again, I’ll keep dancing till I’m dead», canto su un beat martellante che sembra rifiutare ogni interruzione e ogni compromesso. “Rafiki”, in lingua swahili, significa “amico”. L’unico invito valido è unirsi alla festa. Il brano è stato prodotto da K Er M.
“VLFDM RMX”, distopia e parodia dell’apocalisse: ho preso il primo brano registrato live e l’ho trasformato in un’invettiva dissacrante sul declino della società contemporanea. Un mix tra denuncia e sarcasmo, tra ansia collettiva e ironia feroce. Il remix spinge il pezzo in una nuova direzione, con una produzione che guida in un viaggio caotico tra il presente e il futuro.
"art. 110, 1° co." è un’esperienza. Lecicia Sorri costruisce un immaginario, un’idea di musica che diventa azione politica, pensiero critico, spazio di libertà. Non è un punto di arrivo, ma solo il primo capitolo: il disco anticipa infatti la pubblicazione del secondo extended play, “art. 110, 2° co.”, che porterà avanti questa ricerca sonora e concettuale.
Un EP d’esordio che non si lascia incasellare, che non cerca facili consensi, ma rivendica la necessità di guardare il mondo con occhi diversi.
"art. 110, 1° co." è un EP che non offre risposte semplici, ma pone le domande giuste, quelle necessarie per comprendere il mondo in cui viviamo e, perché no, attivarsi per renderlo migliore.