Tradizioni e sentimenti dominano l’opera “Il profumo della cioccolata calda” di Mirella Samele
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Usi, costumi, tradizioni, ricordi, affetti, sentimenti, dolori e speranze dominano mirabilmente l’opera prima “Il profumo della cioccolata calda” scritta dalla dottoressa lametina Mirella Samele presentata in presenza nel pieno rispetto delle norme anti -Covid , anche se in parte in diretta su Facebook, dopo le lunghe ed alternanti chiusure che ci avevano costretto a realizzare le varie iniziative culturali in modalità online.
L’evento, inserito nella rassegna nazionale del maggio dei libri 2021, si è svolto nel cortile interno di Palazzo Stella alla presenza delle stessa autrice, di un congruo numero di persone e della stilista lametina Elena Vera Stella che ha voluto dare il suo apporto al progetto ideato dalla madre Mirella Samele curando l’immagine di copertina e le illustrazioni del libro pubblicato da Edizioni Librellula.
«In questo tempo dilatato, “ un non tempo”, dove passato, presente e futuro si mescolano e le mie giornate, in passato sempre scandite da mille impegni, sono più lente e lunghe, prive di tutto quello che dovevo fare, sento il desiderio pressante di rivivere la mia vita, i rapporti, i sentimenti, le gioie, i dolori e le aspettative».
Così inizia il libro nel quale Mirella Samele evoca i tempi in cui era bambina e poi adulta sempre alla ricerca della madre, il faro che ha guidato la sua vita e che ricorda con nostalgia quando le portava a letto la cioccolata calda con cui era solita annunciare l’avvento del Natale. Essa è «una tradizione – scrive l’autrice - a cui la mamma non ha rinunciato mai, rivedo la cuccuma di smalto blu e dentro quel liquido meraviglioso, inebriante, forse preludio di grandi promesse».
Così come non ha mai rinunciato a tutti quei piatti che si preparavano in determinati periodi dell’anno e alle crocette,alle grispelle con l’acciuga,alle polpette, alla pignolata, al braciolone, alla pizza rustica , alle cuzzupe, che solo la mamma riusciva a preparare in modo impeccabile e che costituiscono un legame indissolubile con il passato e simboleggiano l’abbondanza e l’unità della famiglia oltre al grande mistero della vita.
Dalle pagine del libro emerge non solo la storia di un’epoca (con inizio più o meno negli anni ’60 ) priva di ogni progresso tecnologico, di benessere, attraversata dalla povertà, dalle privazioni, dalla difficoltà di mantenere i figli a scuola, ma anche un’epoca in cui era alto il valore della famiglia di cui il padre e la madre diventavano solidi punti di riferimento per i figli che venivano educati con amore e severità. « Mazzi e panelli fhanno i figli belli, pani senza mazzi fhanno i figli pazzi» come scrive l’autrice.
«Come ognuno di noi Mirella impara dalla madre un modo tutto particolare di amare» scrive Salvatore D’Elia nella postprefazione mettendo in risalto pure la figura del padre «di cui mi ha colpito l’autorevolezza e la riconoscibilità sociale utilizzate non per sopraffare gli altri ma per mettersi a servizio del prossimo, per fare giustizia laddove mancava» .
«Un libro delizioso - lo definisce la blogger Ippolita Luzzo che ha curato la prefazione- in tutti i sensi, e molto particolare. Ricordi e ricette che l’autrice ha deciso di fissare sulla carta in questo tempo sospeso. Profumi, tradizioni e persone che non sono nostalgia del passato ma memoria attiva e dinamica, testimonianza di vita vissuta sempre con sentimento e aggiungendo a tutto l’ingrediente segreto: l’amore».
Lina Latelli Nucifero
Foto: Dottoressa Mirella Samele