Piera Maggio, una madre speciale

Paola Bergonzoni
Condividi:
Piera Maggio, una madre speciale
Notizia in evidenza
Occhio alla notizia
Tempo di lettura: ~3 min

Rimani sempre aggiornato!

Unisciti al nostro canale Telegram per ricevere notizie in tempo reale, esclusive ed aggiornamenti direttamente sul tuo smartphone.

BOLOGNA, 07 DICEMBRE 2014 - “Quanno eramu ‘ncasa, a mamma l’ha uccisa a Denise”, quando eravamo a casa, la mamma ha ucciso Denise. Serviva un software raffinatissimo, che dieci anni fa non esisteva, per ripulire, filtrare e rendere comprensibile quella frase pronunciata, l’11 ottobre 2004, in un dialogo tra Jessica Pulizzi e la sorella Alice.

Oggi quella frase ha impresso la svolta a un caso che sembrava destinato all’oblio: il caso di Denise Pipitone, la bambina di 4 anni scomparsa la mattina dell’1 dicembre 2004 a Mazara del Vallo, mentre giocava sull’uscio di casa della nonna materna. Il dialogo fra le due sorelle, a loro volta sorellastre di Denise da parte di padre, starebbe a indicare Anna Corona, madre di Jessica e Alice, come responsabile dell’omicidio della bambina. Affermazione pesantissima e - va precisato - ancora tutta da dimostrare.[MORE]

Ma alla luce di questa intercettazione la Procura di Marsala ha aperto un’inchiesta per omicidio, al momento contro ignoti, dopo che l’audio è stato fatto ascoltare in aula davanti alla terza sezione della Corte d’Appello di Palermo: lì si celebra il secondo grado del processo a Jessica Pulizzi, assolta in primo grado un anno e mezzo fa, dopo 22 ore di camera di consiglio, dall’accusa di concorso in sequestro di minorenne. Il sequestro appunto della piccola Denise.

Fino a pochi giorni fa e senza quel software sarebbe stato impossibile capire quella frase, sussurrata con il televisore a volume alto ma catturata dalle “cimici” piazzate all’epoca. Adesso sta già partendo la controffensiva, perizie e controperizie si daranno battaglia nelle aule dei tribunali e non solo.

Il quadro che emerge è agghiacciante e confermerebbe quello tracciato dalla mamma di Denise, Piera Maggio, fin dal primo momento della scomparsa della bambina, e sostenuto dai pubblici ministeri nel primo processo a Jessica: la bambina sarebbe stata rapita dalla sorellastra, all’epoca minorenne, sconvolta per aver scoperto che Denise era nata dalla relazione fra il padre Piero Pulizzi e Piera Maggio. Questo sequestro sarebbe stato coperto dall’entourage familiare, in particolare dalla madre Anna Corona.

L’impianto accusatorio però in primo grado non ha retto: la posizione di Anna Corona è stata archiviata e Jessica Pulizzi è stata assolta, il 27 giugno 2013, pur con la formula del secondo comma dell’articolo 530 del codice di procedura penale, cioè mancata o insufficiente formazione della prova. Ora i giochi si riaprono.

Fin qui la cronaca. Ma se si vuole davvero arrivare nel cuore del crimine, è il caso di fare una riflessione su due aspetti. Il primo: la storia della scomparsa di Denise Pipitone, è anche la storia straziante di una donna e di una madre, Piera Maggio. Se si dovesse dare volto a una madre coraggio, sarebbe quello di Piera.

Lei non si è mai arresa all’ipotesi che si potesse smettere di indagare sulla scomparsa della sua bambina, è stata la prima a indicare agli investigatori dove avrebbero dovuto cercare, ha aperto siti internet, ha fatto appelli, ha gridato con tutte le forze e in tutti i modi (sempre leciti e dignitosi) quando sentiva il rischio che la vicenda passasse nel dimenticatoio. Si è battuta come una leonessa per la figlia.

Adesso arriva questa frase, netta e tagliente come una rasoiata. Piera non ha mai perso la fiducia che la sua bambina fosse viva, chissà dove e chissà con chi, ma viva, e la sua prima reazione non poteva essere altra da quella che è stata: il silenzio.

Il secondo dato riguarda il quadro che emerge da intercettazioni e indagini, sottolineando ancora una volta che il caso è in fase interlocutoria e al momento non ci sono né condanne né un corpo da piangere. Ma se questo quadro si rivelasse vero, rivelerebbe anche una verità parallela: Denise in primo luogo ma anche mamma Piera sarebbero state i capri espiatori di un “gruppo di famiglia” di donne tradite. Sarebbe l’ennesimo refrain, non il primo e purtroppo nemmeno l’ultimo, della solita, vecchia storia: se tuo marito ti tradisce, vendicati sulla sua amante. E’ lei - e non lui - ad essere colpevole.

Paola Bergonzoni

Rimani sempre aggiornato!

Unisciti al nostro canale Telegram per ricevere notizie in tempo reale, esclusive ed aggiornamenti direttamente sul tuo smartphone.

Scritto da Paola Bergonzoni

Giornalista di InfoOggi

Leggi altri articoli

Rimani sempre aggiornato!

Unisciti al nostro canale Telegram per ricevere notizie in tempo reale, esclusive ed aggiornamenti direttamente sul tuo smartphone.

Esplora la categoria
Criminologia.