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Ecco Carburanti fossili, crisi globale e la “flotta ombra” russa: un circolo di devastazioni ambientali, energetiche ed economiche

Marco Rispoli
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Ecco Carburanti fossili, crisi globale e la “flotta ombra” russa: un circolo di devastazioni ambientali, energetiche ed economiche
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Carburanti fossili, crisi globale e la “flotta ombra” russa: un circolo di devastazioni ambientali, energetiche ed economiche

L’attuale sistema energetico globale, profondamente dipendente dai carburanti fossili, sta imponendo un costo enorme sul pianeta e sulle comunità più vulnerabili. È un circolo vizioso in cui inquinamento, instabilità energetica, crisi economiche e conflitti geopolitici si intrecciano, amplificando reciprocamente i loro effetti distruttivi. Ogni anno, gli sversamenti di carburante nei mari causano un pesante tributo ambientale: il petrolio e i suoi derivati formano sottili pellicole in superficie che soffocano la vita marina, impedendo gli scambi gassosi essenziali per la sopravvivenza di organismi e interi ecosistemi. I danni includono: 1) Mortalità di fauna marina (pesci, uccelli, mammiferi) e distruzione di habitat marini essenziali; 2) Bioaccumulo di sostanze tossiche nella catena alimentare; 3) Riduzione di biodiversità e resilienza degli oceani agli stress climatici.  Questi impatti si moltiplicano nei punti di intensa navigazione o sversamenti accidentali, contribuendo alla degradazione di coste, zone umide e risorse ittiche fondamentali per economie locali. L’approvvigionamento di energia basato su carburanti fossili è sempre più vulnerabile alle turbolenze geopolitiche. Interruzioni nella produzione, tensioni internazionali e instabilità delle rotte commerciali possono rapidamente tradursi in scarsità di carburante e rincari dei prezzi energetici. Questo sistema è aggravato dal fatto che molte nazioni restano dipendenti da importazioni esterne, spesso da paesi con politiche energetiche instabili o in conflitto. Questa dipendenza rende i mercati energetici altamente volatili, penalizzando non solo industrie ma anche famiglie, soprattutto quelle con risorse limitate. La crisi energetica si manifesta quando la domanda supera l’offerta o quando shock esterni interrompono il normale flusso di risorse. In questi frangenti: 1) I prezzi del carburante e dell’elettricità aumentano drasticamente; 2) Le industrie energivore subiscono contrazioni produttive; 3) Inflazione ed aumento dei costi dei beni di prima necessità colpiscono duramente le fasce sociali più deboli. In aggiunta, i costi legati alla fuoriuscita di petrolio — come bonifica, perdita di pesca, impatti sul turismo — ricadono sulle economie locali o sui bilanci statali, erodendo risorse che potrebbero essere destinate allo sviluppo o alla riduzione della povertà.  Un elemento critico di questa crisi globale è l’espansione della cosiddetta “flotta ombra” russa — un enorme insieme di navi cisterna, spesso vecchie, mal mantenute e registrate sotto bandiere di convenienza, utilizzate dalla Russia per evadere sanzioni internazionali e continuare a esportare petrolio nonostante le restrizioni occidentali imposte dopo l’invasione dell’Ucraina. Questa flotta comprende ormai stimati oltre 1.000–1.400 tankers, molti dei quali operano senza assicurazione occidentale e con poca sorveglianza normativa, aumentando il rischio di incidenti, collisioni e sversamenti di carburante.  Le navi della flotta ombra sono particolarmente suscettibili a guasti tecnici, perdite e versamenti accidentali di carburante a causa: 1) della loro età avanzata e manutenzione insufficiente; 2) delle operazioni rischiose come trasferimenti di petrolio in mare aperto; 3) della mancanza di identificazione regolare in sistemi di monitoraggio. In passato, sversamenti attribuiti a navi coinvolte nel trasporto di petrolio russo hanno già causato disastri ambientali nelle acque del Mar Nero, riversando combustibili pesanti in coste e habitat marini sensibili. La crescente attività della flotta ombra ha anche trasformato queste navi in obiettivi in teatro di conflitto: recenti attacchi con droni ucraini hanno colpito petroliere collegate alla flotta ombra nel Mar Mediterraneo, parte di una campagna per interrompere i flussi di energia che finanziano la guerra in Ucraina. Questa escalation non solo amplifica gli rischi ambientali di incendi o sversamenti accidentali, ma aggiunge un ulteriore elemento di instabilità energetica globale, poiché attacchi e contromisure militari possono ulteriormente interrompere le rotte di fornitura. L’effetto combinato di inquinamento, crisi energetica e instabilità economica colpisce in modo sproporzionato le popolazioni povere: 1) famiglie con redditi bassi spendono una quota maggiore del loro bilancio in energia e trasporti quando i prezzi salgono; 2) comunità costiere dipendenti dalla pesca o dal turismo soffrono economicamente dopo sversamenti o danni ambientali; 3) la scarsità energetica può tradursi in interruzioni di servizi essenziali, accentuando la povertà e l’insicurezza alimentare. Questa spirale di impatti annienta lentamente le opportunità di sostentamento per le fasce più vulnerabili, incapaci di reagire efficacemente a shock su più fronti. La crisi dei carburanti fossili non è solo una questione ambientale o di mercato isolata: è un fenomeno complesso e interconnesso che: 1) degrada gli ecosistemi marini; 2) alimenta vulnerabilità e dipendenze nel sistema energetico globale; 3) genera instabilità economica e sociale; e, con strumenti come la flotta ombra russa, conferma quanto profondamente energia, geopolitica ed ambiente siano legati tra loro.

Affrontare questa crisi richiede non solo una transizione verso fonti rinnovabili, ma un ripensamento per integrare giustizia ambientale e sociale nelle politiche energetiche e commerciali globali.

Marco Rispoli ( Davoli).


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Scritto da Marco Rispoli

Giornalista di InfoOggi

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