Riforma del lavoro, i sindacati: no a modifiche dell'art. 18
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ROMA, 20 dicembre 2011. - Al termine del giorno in cui i lavoratori del pubblico impiego, della scuola e dell’università, unitamente ai dipendenti delle Poste Italiane e delle Energie hanno incrociato le braccia e scioperato per protestare contro la manovra economica promossa dal Governo Monti, che riforma il sistema pensionistico italiano, si preannunciano nuove proteste in vista della messa a punto della riforma del lavoro.[MORE]
Alle parole del Ministro Fornero circa la eventualità - necessità che ai fini del rilancio delle crescita economica del Paese sia modificato il noto art. 18 dello Statuto dei Lavoratori che impedisce il licenziamento del lavoratore in assenza di giusta causa o di giustificato motivo, subito si sono levati gli scudi delle maggiori sigle sindacali. In testa la CGIL che con il Segretario Susanna Camusso ha ribaditto il su secco no ad ogni tentativo di modifica della norma. Secondo la Camusso infatti l’art. 18 rappresenta “una norma di civiltà - perché - impedisce le discriminazioni ed esercita una forma di deterrenza per tutti. Un paese democratico e civile non può rinunciarvi”.
Di contro il Presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, secondo cui "In una situazione come questa, come ha detto il ministro Fornero, non ci sono più totem o tabù". Similmente il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, che sul veto dei sindacati ha commentato "La modifica dell’articolo 18 e’ un tema che sta nelle richieste dell’Unione europea che ci chiede di rendere il lavoro piu’ flessibile. Il governo si deve misurare su questo problema".
Dura invece la reazione del leader di Sinistra e Libertà Nichi Vendola, che afferma "l'articolo 18 non si tocca. Confindustria dice che lo consideriamo un argomento tabù? Sì, è un argomento tabù. Tutti devono stare molto in guardia rispetto alla possibilità di scardinare i capisaldi nostra vita democratica. La reazione non potrà che essere determinata e durissima".
E' prevista quindi per il 24 dicembre una nuova mobilitazione deille sigle sindacali. Secondo il Segretario della CGIL infatti "non ci sono salvatori della patria che hanno ricette giuste, ma bisogna cambiare la strategia per dare un futuro a questo Paese".
SAVERIO CARISTO