Oxfam, 342 miliardari hanno il 31 percento delle risorse Ue, 123 mln di poveri solo l'un percento
Economia Calabria

Oxfam, 342 miliardari hanno il 31 percento delle risorse Ue, 123 mln di poveri solo l'un percento

giovedì 10 settembre, 2015
ROMA, 10 SETTEMBRE 2015 – L'istantanea sulla condizione socio-economica europea che ci fornisce Oxfam, nel report “Un'Europa per tutti, non per pochi”, pubblicato ieri anche sul sito italiano dell'organizzazione internazionale impegnata contro la povertà e le diseguaglianze, è un'istantanea chiara tanto quanto preoccupante. La socialità della popolazione europea post-crisi pare sempre meno socialmente sostenibile. La congiuntura economica ha, ulteriormente, allargato la forbice fra ricchi e poveri: l'1% della popolazione europea possiede il 31% della ricchezza, il successivo 9% ne possiede il 38%. Al sessanta percento dei cittadini UE tocca, invece, spartirsi un misero 30% di ricchezza, fra essi un 40% di popolazione che, a malapena, insieme cumula l'uno percento della ricchezza. Numeri già essi irritanti, meglio definiti se consideriamo che, quindi, 342 persone in Europa sono, secondo il rapporto, miliardari ed, al contempo, 123.000.000 (un quarto della popolazione) vive in condizioni di povertà ed in serio pericolo d'esclusione sociale.

 Il dato più preoccupante è che, negli ultimi anni, molti Paesi UE hanno registrato un aumento delle persone scese al di sotto della soglia nazionale di povertà.19 Tra il 2009 e il 2013 il numero di cittadini soggetti a grave deprivazione materiale è aumentato di 7,5 milioni nel complesso dei 27 Paesi UE; in 19 di essi tale numero è aumentato in termini percentuali”, riporta l'analisi: l'Italia, insieme a Grecia, Cipro, Ungheria e Regno Unito, è nella posizione poco lusinghiera di chi ha visto crescere i cittadini soggetti a grave depravazione materiale del 5% o più. 7 milioni di italiani sono, oggi, in condizione di indigenza. Utile ricordare che a pagarne le spese in questi casi sono donne e, soprattutto, bambini: “Alcuni recenti studi condotti nel Regno Unito e in Olanda hanno rivelato che un numero crescente di bambini va a scuola senza aver fatto colazione, senza essersi lavato e indossando abiti logori. Nel Regno Unito tre quarti dei dirigenti scolastici partecipanti allo studio hanno dichiarato di fornire cibo agli scolari, frequentemente o sporadicamente, in aggiunta a quello della mensa scolastica gratuita; il 38% lo fa frequentemente. Quasi la metà (46%) ha fornito agli scolari indumenti di prima necessità, per esempio biancheria intima; il 24% ha messo a disposizione gli impianti di lavanderia e il 15% le docce”.

[MORE]In tutta l'Unione, si conta, dall'inizio della crisi nel 2008/09, un aumento dei soggetti in condizione di povertà di circa cinquanta milioni di persone. E talmente ovvio da essere vero, quanto ovviamente preoccupante, è il dato rilevato che, con la congiuntura, i Paperon De' Paperoni delle terre d'Europa son sempre più ricchi. Parole tratte dal report: “In Europa il settore dei beni di lusso è cresciuto del 28% tra il 2010 e il 2013 e ci sono attualmente 342 miliardari, con un patrimonio totale di quasi 1.500 miliardi di dollari. La Spagna, dove nel 2014 oltre tre milioni di persone vivevano in stato di grave deprivazione, conta 21 miliardari con un patrimonio totale di 116 miliardi di dollari”. Ne consegue una diversa possibilità di riscatto per chi non appartiene all'élite benestante europea. Quasi come si fosse tornati indietro sino all'epoca delle caste sociali. Quel sistema di welfare europeo, vanto delle democrazie, più o meno liberal, occidentali sembra esser capitolato sotto i colpi di “un'ampio dispendio di risorse pubbliche per salvare istituzioni private considerate “too big to fail” ha costretto i contribuenti a farsi carico delle perdite, ha causato l’incremento del debito pubblico e ha sostanzialmente ostacolato la crescita economica. A partire dal 2010 il costo degli aggiustamenti è stato trasferito sui cittadini che hanno dovuto far fronte per oltre cinque anni alla riduzione dei posti di lavoro e dei redditi”. A farne le spese, quindi, soprattutto i giovani, a cui sembrano esser sbarrate le strade. Non è tempo per loro, o forse non lo sarà mai, parafrasando Ligabue: “Sono i giovani europei ad avere ora crescenti probabilità di vivere in condizioni di povertà, come già succedeva nel 2013 a quasi il 32% di loro, ovvero oltre 13,1 milioni di persone, quasi mezzo milione in più del 2010”. Ma neppure chi ha un lavoro può dormir sonni tranquilli: il Fondo Monetario Internazionale ha registrato, in Spagna e Grecia particolarmente, una marcata diminuzione della quota di reddito nazionale spettante ai lavoratori negli anni dall’inizio della crisi. Il rischio d'aver famiglie monoreddito in grave condizioni di povertà è una “probabilità è particolarmente alta anche in Italia, dove l’11% delle persone tra i 15 e i 64 anni che lavorano è a rischio di povertà – un dato che ci posiziona al 24° posto tra i ventotto paesi dell’Unione Europea”.

Soluzioni per la crisi? Oxfam pone come punto decisivo l'abbandono delle politiche di austerity e l'avvio di campagne di crescita ed innovazioni (reali), insieme ad un maggior sostegno alle fasce più deboli: quanto è equo che in Italia forme di sostegno agli indigenti come il reddito minimo, in forme più o meno simili presenti in tutti gli Stati UE (tranne in Grecia), non debba essere previsto? La deregolamentazione del mercato del lavoro non sembra sufficiente. Il sistema di welfare svedese è il più efficiente in UE, “favorisce una riduzione delle disuguaglianze di reddito del 53%, mentre il sistema fiscale e previdenziale italiano, tra gli ultimi posti della classifica, ha permesso nel 2013 una riduzione della disparità di reddito solo del 34”. Chiedere ai percettori di mobilità in deroga calabresi quanto sia stato, con loro, efficente il welfare: da mesi completamente abbandonati a sè stessi, senza un regolare sussidio e senza una politica lavorativa di reinserimento seria.

Cambiare si può? L'organizzazione individua responsabilità gravi e dirette: “l’inasprimento della disuguaglianza economica estrema (cioè il divario tra il 10% più ricco e il resto della popolazione) sia a livello globale che europeo, è alimentato e sostenuto da un processo di condizionamento politico in cui le élite più potenti, che rappresentano ricchi gruppi di interesse e complessi aziendali, influenzano a proprio favore i processi politici, cosa impossibile per le persone prive di accesso a mezzi e risorse comparabili”.

Sul sito di Oxfam Italia, le dichiarazioni di Elisa Bacciotti, direttrice Campagne: “Chiediamo all’Unione Europea di porre fine alle iniquità dell’attuale sistema fiscale, contrastando l’abuso fiscale perpetrato dalle grandi multinazionali. I governi europei devono inoltre riconsiderare l’efficacia delle misure di austerity e piuttosto reinvestire nei servizi pubblici, garantendo a tutti salari dignitosi. Solo così eviteremo che a pagare il prezzo della crisi finanziaria siano i più poveri”.

Più che un problema di reale mancanza di risorse, quindi, una sregolata e insensata distribuzione della ricchezza. Mentre il leit motiv comunicativo, dettato dai mass media negli ultimi mesi, sembra alludere ad una mancanza cronica di fondi, in Europa i popoli democratici riscoprono l'infido retrogusto della guerra tra poveri. Ed i potenti son sempre più ricchi.

 

Salvatore Remorgida

(grafico e dati: Rapporto Oxfam, Un'Europa per tutti, non per pochi)

 


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