Scossone in Asia: i nuovi dazi Usa affondano le Borse, lo yuan ai minimi da settembre
Economia Lombardia Milano

Scossone in Asia: i nuovi dazi Usa affondano le Borse, lo yuan ai minimi da settembre

mercoledì 9 aprile, 2025

TOKYO – Le Borse asiatiche aprono la settimana in profondo rosso, travolte dall’effetto domino dell’entrata in vigore dei nuovi dazi imposti dagli Stati Uniti, che colpiscono in particolare la Cina. I mercati reagiscono con nervosismo: Tokyo chiude con un crollo del 4,87%, mentre Taiwan registra un tonfo del 5,86%, confermando un clima di forte incertezza nei principali listini orientali.

Tutti giù, tranne Shanghai

I nuovi dazi, etichettati come “reciproci” da Washington, prevedono una aliquota aggregata del 104% sulle esportazioni cinesi. A farne le spese sono i titoli tecnologici e manifatturieri, considerati i più esposti alle tensioni commerciali. Oltre a Tokyo e Taiwan, anche Hong Kong perde l'1,55%, Seul l'1,82% e Singapore il 2,16%. Fa eccezione Shanghai, che chiude sorprendentemente in rialzo dello 0,24%, sostenuta probabilmente da interventi di stabilizzazione interna.

Yuan in caduta: minimi da settembre 2023

Parallelamente, la tensione sui mercati valutari si fa sentire. Lo yuan cinese continua a perdere terreno rispetto al dollaro, con un cambio onshore fissato a 7,3485, valore più basso da settembre 2023. Il ribasso avviene nel mezzo delle nuove accuse mosse da Donald Trump, che ha parlato apertamente di “manipolazione del renminbi” da parte di Pechino, nel tentativo – sostiene l’ex presidente – di neutralizzare l’effetto dei dazi americani.

La Banca centrale cinese (Pboc) ha fissato oggi il tasso di riferimento a 7,2066, il più debole dall’11 settembre 2023. Un segnale che conferma la pressione crescente sulla valuta cinese, e l’eventuale necessità di contromisure per evitare una fuga di capitali.

Scenario globale a rischio tensione

Questi dati preoccupano non solo gli investitori asiatici, ma anche quelli europei e americani. L'inasprirsi del confronto Usa-Cina potrebbe infatti riaccendere le tensioni commerciali globali, con ripercussioni sulle catene di approvvigionamento, sull'inflazione e sulla stabilità finanziaria mondiale.


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