

Giovani bocciano l'Italia: stipendi bassi e poche opportunità frenano il futuro
Entra nel nostro Canale Telegram!
Ricevi tutte le notizie in tempo reale direttamente sul tuo smartphone!
L'Italia perde il consenso delle nuove generazioni. Un verdetto impietoso emerge dall'ultimo report della Fondazione Nordest, che ha analizzato l'attrattività del Paese per i giovani, interrogando sia gli expat sia chi risiede nelle regioni settentrionali. I risultati confermano una tendenza preoccupante: i giovani italiani guardano sempre più all'estero per costruire il proprio futuro, ritenendo l'Italia un Paese poco attraente in termini di crescita professionale, retribuzioni e meritocrazia.
Esodo giovanile senza sosta
Secondo i dati della Fondazione, negli ultimi tredici anni 550mila giovani hanno lasciato l'Italia per cercare migliori opportunità altrove. Tuttavia, il numero reale potrebbe essere tre volte superiore. La principale motivazione dietro questa emigrazione? La ricerca di opportunità migliori, senza limiti geografici. "Ovunque mi porteranno le migliori opportunità", è la frase più ricorrente nei questionari raccolti.
Italia promossa solo per arte e cultura, bocciata su meritocrazia e stipendi
Non tutto è da scartare. Tra i pochi aspetti positivi che emergono dall'indagine, l'Italia si distingue per la sua arte e il suo patrimonio culturale. Tuttavia, questi elementi non sono sufficienti a trattenere i giovani. Il problema principale è il tessuto imprenditoriale, considerato inadeguato a offrire ambienti di lavoro motivanti e innovativi.
Le retribuzioni risultano poco competitive rispetto al costo della vita e al lavoro svolto. Questo fattore pesa in modo significativo sulla scelta di lasciare il Paese, anche se la possibilità di crescita professionale potrebbe in parte compensare il gap salariale. A questo si aggiunge la mancanza di meritocrazia, un aspetto che rende l’Italia poco appetibile per chi desidera costruire una carriera basata sulle competenze.
Un giudizio condiviso tra chi resta e chi parte
Uno degli elementi più significativi del report è la convergenza di opinioni tra chi è rimasto in Italia e chi è partito. Secondo la Fondazione Nordest, il giudizio negativo sul Paese non è influenzato dall’esperienza all’estero, come spesso si tende a credere. Anche chi vive nel Nord Italia, tradizionalmente considerato il motore economico del Paese, esprime forti perplessità. Le uniche aree in cui il Nord salva l’Italia sono il sistema sanitario e l’università, ma il resto del quadro appare desolante.
La sfida per la classe dirigente
Il report lancia un segnale chiaro alla classe dirigente italiana. Ignorare il malcontento giovanile significa alimentare un’emorragia di talenti destinata a impoverire il Paese nel lungo periodo. Serve un cambio di rotta che punti su riforme strutturali, incentivi per i giovani e un reale investimento nella crescita professionale.
L’Italia può ancora invertire la rotta, ma il tempo stringe. I giovani chiedono un futuro migliore, e se il Paese non sarà in grado di offrirlo, continueranno a cercarlo altrove.