Pillole di Storia della Repubblica italiana, Scalfaro: «Al gioco al massacro io non ci sto!»
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Pillole di Storia della Repubblica italiana, Scalfaro: «Al gioco al massacro io non ci sto!»

mercoledì 17 aprile, 2013

ROMA, 17 APRILE 2013 - Oscar Luigi Scalfaro, nato a Novara nel 1918 e morto a Roma il 29 Gennaio 2012, fu eletto presidente della Repubblica nel 1992 e rimase al Quirinale fino all'anno 1999. Prese parte all'assemblea Costituente del 1946, viene dunque considerato uno dei “padri” della Costituzione italiana. Nel corso degli anni, ricoprì le tre più alte cariche dello Stato, fu infatti anche Pesidente della Camera e, provvisoriamente, del Senato.

La sua vita è stata interamente dedicata alla politica: dopo aver lasciato la toga da magistrato nel 1946, entrò all'assemblea Costituente con la Democrazia Cristiana, durante la quale fece parte del gruppo che si schierò contro la pena di morte, promuovendo i pensieri di Cesare Beccaria. Solamente nell'anno 1994, però, venne rimossa in Italia, proprio nel periodo in cui Scalfaro era presidente della Repubblica.

Antifascista ed anticomunista da sempre, è più volte emerso il suo aspetto più rigido e conservatore, tanto che, quando Mario Scelba diede vita, nel 1958, al Centrismo popolare, nella DC, fece entrare Scalfaro nel Comitato di Direzione del movimento. Qualche tempo dopo, negli anni Sessanta, si oppose all'ingresso del Partito Socialista Italiano nel centro-sinistra, ottenendo l'appoggio di Giulio Andreotti nel tentativo di tagliarlo fuori, ma nel 1963, Amintore Fanfani ed Aldo Moro riuscirono a far entrare i socialisti nella coalizione.[MORE]

Negli anni Settanta, Scalfaro si oppose alla legge che consentiva il divorzio e continuò a contrastare i socialisti, che speravano nell'ingresso del Partito Comunista Italiano nella maggioranza di governo. In quel periodo ricoprì numerosi incarichi e nel 1983 Bettino Craxi lo nominò ministro dell'Interno. Al Viminale rimase fino al 1987 e si trovò a dover fronteggiare eventi particolarmente negativi, come: la strage del treno Rapido 904 (attentato avvenuto nel 1984, in cui morirono diciassette persone), l'omicidio di Ezio Tarantelli (economista ucciso dalle Brigate Rosse nel 1985) ed il tentato omicidio di Carlo Palermo (da parte della mafia, nell'attentato, avvenuto nel 1985, morirono una donna e i suoi due bambini).

Nell'anno 1992, il politico venne eletto presidente della Camera, ma un mese dopo gli venne conferita la carica di presidente della Repubblica. Nello stesso anno iniziarono le indagini su “Tangentopoli”, ovvero sulle tangenti versate, tramite una fitta rete di complici, agli esponenti di diversi gruppi politici (tra cui anche DC e PCI). Nel Marzo 1993, per contrastare gli introiti percepiti in modo illegale, Scalfaro rifiutò di firmare il decreto legge varato da Giovanni Conso, che depenalizzava il finanziamento illecito dei partiti.

Lo stesso anno, la bancarotta fraudolenta di un'agenzia di viaggi diede vita allo scandalo “SISDE”: emersero14 Miliardi di fondi neri a favore di cinque funzionari del servizio segreto del Viminale. Durante l'inchiesta, uno degli indagati, Riccardo Malpica, affermò che Scalfaro e Nicola Mancino, ministro degli Interni, gli avrebbero ordinato di mentire durante gli interrogatori. Era il 3 Novembre del 1993 quando il presidente della Repubblica fece interrompere la diretta di una partita di coppa Uefa per parlare agli italiani. In quell'occasione spiegò che le accuse mosse da Malpica derivavano dal contro-attacco della classe politica travolta dalle inchieste di “Tangentopoli”, definendo lo scandalo “SISDE” un «Gioco al massacro» al quale non intendeva piegarsi. Dal giorno seguente, i funzionari coinvolti vennero indagati per attentato agli organi costituzionali (condannati nel 1994, vennero prosciolti nel 1996 senza formula piena, per decorrenza dei termini).

Quando, nel 1994, vinse le elezioni il Polo delle Libertà, con a capo Silvio Berlusconi, Scalfaro si oppose alla nomina di Cesare Previti, allora indagato, come ministro della Giustizia. Nel Dicembre dello stesso anno crollò la cosiddetta “Prima Repubblica”: con le dimissioni del governo, il Capo di Stato scelse di fondarne uno nuovo senza ricorrere alle elezioni, appellandosi alla Costituzione, la quale implica che la sovranità, una volta esercitata dal popolo, passi al Parlamento.

Non appoggiando Silvio Berlusconi, che voleva le nuove elezioni, gli chiese di fare un passo indietro, consentendogli di scegliere Lamberto Dini come presidente del Consiglio. Il governo si spostò dunque, a poco a poco, centro-sinistra, che vinse poi le elezioni del 1996 con Romani Prodi.

Quando il ministro della Giustizia, Filippo Mancuso, venne accusato di aver dato inizio a delle ispezioni ministeriali nei confronti dei giudici che indagavano su Silvio Berlusconi, egli riportò alla luce lo scandalo “SISDE” e denunciò Scalfaro per abuso d'ufficio. Quest'ultimo venne accusato da Mancuso di aver recepito 100 Milioni di Lire al mese, provenienti dai fondi neri, nell'epoca in cui era ministro dell'Interno.

A seguito della vicenda e dopo essersi schierato a favore della par-condicio, Scalfaro, che nel frattempo appoggiò Massimo D'Alema, venne reputato ostile da parte del centro-destra, anche perchè le sue posizioni risultavano contrastare l'impero mediatico di Silvio Berlusconi.

Dopo aver terminato il suo mandato da presidente della Repubblica, Scalfaro si dedicò alla difesa della Costituzione italiana ed appoggiò nel 2007 il Partito Democratico, pur scegliendo di non iscriversi. La sua figura rappresenta tutt'ora il passaggio tra la prima e la seconda Repubblica, ma soprattutto viene ricordato come colui che portò la Carta del 1946 nell'Italia moderna. Promuovendo i princìpi di pace, Scalfaro citava spesso l'articolo 11 della Costituzione: «L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo».

Come si comporterebbe Oscar Luigi Scalfaro oggi? Neanche il giornalista più esperto potrebbe intuirlo: l'essere umano è soggetto al cambiamento e tende a subire l'influenza del background storico, politico e sociale. Ciò nonostante, dalla vita e dalle scelte di Scalfaro si evince che, probabilmente, continuerebbe a difendere la Costituzione italiana, in particolar modo i Princìpi Fondamentali. Di fronte all'attuale ipotesi avanzata dai dieci “Saggi”di Napolitano, di superare il bicameralismo perfetto e costituire una sola Camera, difficilmente si sarebbe schierato a sfavore. 

(Foto da politica24.it)

Alessia Malachiti


Autore
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