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CATANIA, 14 MAGGIO 2014 - Sono stati arrestati dalla squadra mobile della Questura di Catania due presunti scafisti del naufragio avvenuto tra la Libia e le coste di Lampedusa, in cui hanno trovato la morte almeno 17 persone. La Procura della città etnea contesta ai fermati il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, e il naufragio e l'omicidio volontario plurimo. I due sarebbero accusati di aver fermato i motori in acque internazionali per chiedere aiuto, provocando così danni al mezzo che avrebbe iniziato ad incamerare acqua. Per questa ragione il barcone si sarebbe poi rovesciato. Il provvedimento, firmato dal procuratore Giovanni Salvi e dal sostituto Monia Di Marco, ha così condotto in carcere due nordafricani.[MORE]
Ricordiamo, infatti, che la Procura distrettuale di Catania, coordinata proprio da Giovanni Salvi, aveva aperto un'inchiesta, nel tentativo di individuare gli scafisti del barcone ed accertarne le eventuali responsabilità nell'affondamento.
Già altri due presunti scafisti eritrei erano stati fermati, questa mattina, dalla Procura di Siracusa, con l'accusa di aver organizzato ed effettuato la tragica traversata. Le indagini sono state eseguite dal Gruppo interforze contrasto all'immigrazione clandestina (Gicic) della Procura della Repubblica di Siracusa, con l'ausilio di polizia, carabinieri e Guardia di finanza. L'inchiesta è stata coordinata dal procuratore capo Francesco Paolo Giordano e dal sostituto Antonio Nicastro.
Ancora la polizia di Ragusa ha fermato, sempre oggi, ben sei egiziani ritenuti gli scafisti dell'imbarcazione con a bordo i 250 siriani giunti ieri a Pozzallo. I fermati sono accusati anche di sequestro di persona per avere costretto alcune famiglie a rimanere chiuse nella stiva del natante, prima di lasciare le coste libiche, per ben 5 giorni.
(Foto dal sito ctzen.it)
Katia Portovenero