La crisi e la frammentazione dell’essere in “Uno, nessuno e centomila” di Pirandello
Cultura e Spettacolo Calabria Catanzaro

La crisi e la frammentazione dell’essere in “Uno, nessuno e centomila” di Pirandello

martedì 26 novembre, 2019

LAMEZIA TERME (CZ) 26 NOVEMBRE - La crisi dell’individuo nel suo rapporto con la realtà oggettiva e la frantumazione  dei valori che amalgamano    la sua unità oggettiva ed integrità psicologica  hanno  dominato lo spettacolo,  in un unico atto, “Uno, nessuno, centomila” di Luigi Pirandello, portato in scena al Teatro Comunale Grandinetti di Lamezia Terme dalla Compagnia Piccolo Borgo Antico di Lipari e inserito nella rassegna teatrale “Vacantiandu”, con la direzione artistica di Diego Ruiz e Nico Morelli e con la direzione amministrativa di Walter Wasta.

Lo spettacolo, per la regia di Tindara Falanga,  è stato valutato da una giuria qualificata e parteciperà al Gran Premio del Teatro Amatoriale Italiano la cui cerimonia di premiazione si svolgerà il 29 marzo 2020 al Teatro Comunale Grandinetti. Sul palcoscenico del Grandinetti, allestito in modo minimale con specchi e scenografie mobili in linea con il relativismo pirandelliano, gli attori principali Alessio Vinci, Bartoli Fonti e Adriano Lo Nardo hanno  proposto una tematica di grande attualità   relativa all’uomo contemporaneo incerto, smarrito e tormentato  dalla mancanza di certezze del proprio io che si frantuma in infinite ed indistruttibili  persone viste diversamente  dagli altri in base alla  loro  opinione.  Protagonista del romanzo “Uno, nessuno e centomila” è   il trentenne  Vitangelo Moscarda, chiamato Gegè dalla moglie, il quale ha raccontato la sua esperienza sotto forma di  monologo  al numerosissimo pubblico con un linguaggio quotidiano  intriso  di qualche vocabolo in disuso. Un giorno, Moscarda che vive di rendita, avendo ereditato la banca del padre, si accorge, su segnalazione della moglie Dida,  di avere il naso leggermente storto e altre parti del corpo   imperfetti.  

Fissandosi  su  questi dettagli insignificanti,  Moscarda entra in una    crisi di identità  avendo compreso  che non esiste una realtà oggetttiva ma relativa. Infatti si accorge  di non essere  unico, ma nessuno e centomila  in base alla concezione che gli altri hanno di lui: è  uno per tutti,ma anche nessuno e centomila  nel rapporto con gli altri che gli danno una forma in cui resta incapsulato e da cui non uscirà più se non con la pazzia. Vorrebbe distruggere le centomila immagini, costruite dagli altri, ma  viene preso per pazzo dalla gente che non vuole cambiare il mondo con le sue regole. Moscarda si rende conto che  le persone  sono  schiave degli altri e di se stesse vivendo in una trappola nella quale è imprigionato lui stesso  senza possibilità di uscire da  quella  maschera immutabile e fissa  che gli altri  gli  hanno dato in contrasto al perenne divenire della vita e al suo incessante cambiamento da uno stato all’altro.   Per riacquisare la sua libertà Moscarda decide di cambiar vita, rinunciando al suo lavoro di usuraio, anche a costo delle propria rovina economica e contro il volere della moglie che nel frattempo è andata via di casa. Il tentativo   è infruttuoso   fino a quando non diventerà povero donando per beneficenza i suoi beni  ad un ospizio dove egli stesso andrà a vivere in condizioni miserrime  finendo per pranzare in una ciotola di legno.

Ma finalmente si sentirà  libero da ogni regola lasciandosi scivolare dalla sua pelle  le  fisime e abbandonandosi alle nuove sensazioni che gli faranno vedere il mondo in un’altra prospettiva che gli permetterà  di vivere  attimo per attimo  rinascendo continuamente in modo diverso. Alla fine del suo travagliato percorso, Moscarda, l’uomo senza tempo, l’uomo di ieri, oggi e domani, sconfinando nella pazzia si appropria dell’unica  arma a sua disposizione per sopravvivere alle insopportabili contraddizioni ed ipocrisie  della società. Il romanzo, portato in scena,  “ Uno, nessuno e centomila” rispecchia  perfettamente il pensiero di Pirandello imperniato sull’umorismo, sul relativismo psicologico  e sulla scomposizione della vita che, inevitabilmente sfociano nell’incomunicabilità e nell’irrazionalità   relegando l’uomo in un’ amara   solitudine.

Lina Latelli Nucifero 


Autore
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