Italiani rapiti in Libia, media: "Nelle mani di un gruppo legato ad al-Qaeda"
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GHAT (LIBIA), 12 OTTOBRE 2016 - Ancora mistero sulla sorte dei due italiani rapiti in Libia lo scorso 20 settembre insieme a un cittadino canadese. Secondo quanto appreso, i due connazionali sono presumibilmente nelle mani di un gruppo guidato da un algerino legato ad al-Qaeda nel Maghreb (Aqmi). La notizia è stata rivelata da fonti della sicurezza algerina al sito web Middle East Eye, secondo cui il gruppo avrebbe chiesto 4 milioni di euro per i tre ostaggi.
Sarebbero in corso dei negoziati condotti da tribù libiche come Mediatori. Un negoziato, da come scrive il Middle East Eye, "sostanzialmente avanti" e gli ostaggi dovrebbero essere "rilasciati presto". Il gruppo di rapitori sarebbe composto da libici e algerini ed è guidato da un algerino, di nome Abdellah Belakahal. Secondo fonti della sicurezza algerina, il gruppo avrebbe posto la minaccia di "consegnare gli ostaggi a una cellula di Aqim e all'Isis". Ma oltre al riscatto, risulta possibile che il gruppo abbia chiesto anche il rilascio di due detenuti, tra cui il fratello di Belakahal, che si trova in carcere per traffico d'armi.[MORE]
Il rapimento
Assieme a Bruno Cacace, anni 56, residente a Borgo San Dalmazzo (Cuneo), e Danilo Calonego, sessantaseienne della provincia di Belluno di Sedico (Belluno), che lavorava in Libia da più di 35 anni è stato rapito anche un cittadino canadese. I tre lavorano per la Con.I.Cos, ditta piemontese attualmente impegnata nella manutenzione dell'aeroporto di Ghat, città nel sud del Paese sotto il controllo del governo di unità nazionale di Tripoli. Dalle informazioni emerse circa la dinamica del rapimento, risulta possibile che uomini armati e mascherati abbiano bloccato la loro auto vicino alla cava di El-Gnoun aprendo il fuoco contro di loro e poi li hanno prelevati. Secondo una fonte del sito Masrawy.com, "l'autista che accompagnava i tre è stato trovato con le mani legate in una zona desertica".
Luigi Cacciatori
Immagine da tgcom24.mediaset.it