Governo: senza coperture slitta il dl ambiente, ma il Ministro Costa insiste
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ROMA, 19 SETTEMBRE - Nonostante l’insistenza del Ministro Costa, la bozza di decreto legge sull’emergenza ambientale non è stata presentata oggi in CdM. La decisione è stata presa al fine di portare avanti un lavoro di maggiore coordinamento con gli altri Dicasteri a proposito delle misure che dovrebbero contemplare forti tagli alla spesa pubblica in settori reputati dannosi per l’ambiente, ma che non sarebbero di stretta competenza del Ministero guidato dall’ex Generale di brigata; in secondo luogo, i tecnici non sarebbero ancora riusciti a rastrellare le risorse economiche necessarie per coprire tutti gli investimenti previsti dal provvedimento.
Il Ministro, tuttavia, sta spingendo molto per avviare la riforma, nell’ambito di quella che è una materia teoricamente considerata prioritaria nei programmi condivisi dai due partiti di governo: “Con il decreto legge sul clima, che presto approderà in Consiglio dei Ministri, l’ambiente potrà finalmente tornare a tessere l’azione di governo e ad occupare un ruolo centrale nel dibattito politico” – ha affermato Costa, spiegando che si tratterà di un “provvedimento corposo, che proprio per questo richiede la massima condivisione, solo così potrà funzionare. Stiamo quindi lavorando in un clima di grande confronto affinché il testo finale possa approdare nel più breve tempo possibile in Consiglio dei Ministri. Sono convinto che sapremo trovare la giusta sintesi per rendere finalmente effettive tutte le misure in grado di mettere in moto il tanto auspicato “Green new deal”, che comporterebbe un radicale cambio di paradigma culturale e porterebbe ad inserire la protezione dell’ambiente nel nostro sistema costituzionale. Per farlo – ha concluso – il nostro decreto dovrà intervenire con misure urgenti nei settori considerati più vulnerabili ai cambiamenti climatici, con l’obiettivo di incentivare comportamenti e azioni virtuose in tempi brevi”.
Le maggiori problematiche starebbero però emergendo soprattutto riguardo ai tagli che il decreto comporterebbe, non solo per reperire coperture, ma anche per cancellare spese in settori ritenuti dannosi per l’ambiente, come quello dei carburanti. Chiaramente, per gli operatori economici dei settori in questione potrebbe non essere facile accettare di non avere più a disposizione fondi ed appoggio dello Stato, come evidenziano le contestazioni sollevate da Conftrasporti e da vari sindacati. “I tagli all’autotrasporto sarebbero un autogol. Così come preventivato, il provvedimento sarebbe clamorosamente dannoso per lo Stato” – ha commentato con una nota il vicepresidente di Confcommercio e Conftrasporto Paolo Uggè. “Tagli lineari all’autotrasporto sarebbero assolutamente inaccettabili, innanzitutto perché il governo verrebbe meno ad un impegno assunto con la categoria ed in secondo luogo perché in questo modo si penalizzerebbero anche i mezzi pesanti meno inquinanti come gli euro 6. I camionisti di tutte le categorie sarebbero indotti a fare rifornimento all’estero, con conseguenti perdite rilevanti per le imprese nazionali in termini di distribuzione e dunque potenzialmente un boomerang per le casse dello Stato. Se invece, come proponiamo da tempo, si penalizzassero solo i veicoli più vecchi, quindi maggiormente inquinanti, tagliando solo a questi ultimi i rimborsi delle accise sul gasolio, si spingerebbero le imprese a rinnovare il parco circolante, con un evidente vantaggio per l’ambiente, considerando che il 60% dei mezzi circolanti in Italia è di categoria ante euro 4; indirettamente, ne beneficerebbe anche lo Stato, che incasserebbe l’Iva su ogni veicolo di nuova generazione acquistato”.
Ad ogni modo, le risorse che l’esecutivo conta di reperire dai tagli ai sussidi ambientalmente dannosi (circa 16,7 miliardi entro il 2040) non verrebbero tutte reinvestite nel settore ambientale, dal momento che il 50% di esse verrebbe destinato ad un nuovo fondo per investimenti in tecnologia, innovazione e modelli di sviluppo sostenibile. Nonostante la timidezza del provvedimento a fronte delle aspettative, buona parte della maggioranza intenderebbe portare a termine l’opera come programmato. L’ex presidente nazionale di Legambiente, Rossella Muroni, attualmente deputata in quota LeU, ha spinto il Ministro Costa ad andare avanti e convincere anche i più scettici esponenti della maggioranza al governo della necessità di una svolta ambientale: “Il Paese non può più aspettare, ma sembra che nella nostra maggioranza ci sia chi frena con motivazioni poco plausibili ed il risultato è che probabilmente il provvedimento slitterà almeno alla prossima settimana. Non proprio un buon inizio per il Green new deal. Al ministro Costa dico di andare avanti e di lavorare per rendere il testo anche più ambizioso. L’attuale versione del decreto, seppur troppo timido nei tempi e poco dettagliato riguardo le modalità con cui intende attuare il contrasto ai mutamenti climatici, è già di per sé una buona notizia per l’ambiente. Finalmente vediamo un provvedimento governativo che ha quantomento l’ambizione di affrontare la crisi climatica migliorando la qualità dell'aria, investendo su parchi e tutela degli ecosistemi, promuovendo l’economia circolare”.
Francesco Gagliardi
Fonte immagine: romaedintorninotizie.it