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Corona in fuga, spiccato il mandato di cattura internazionale. I fan: «Hai fatto bene»

Giovanni Gaeta
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Corona in fuga, spiccato il mandato di cattura internazionale. I fan: «Hai fatto bene»
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TORINO, 21 GENNAIO 2013 - Corona non perdona, ma nel dubbio fugge. In Brasile, in Russia o in qualche altro paese dove l’estradizione è più difficile e far perdere le tracce più facile. Almeno così lasciano trapelare dal suo entourage, perché la famiglia di Corona vuole solo che Fabrizio si costituisca.

Non i suoi ammiratori, i quali incitano il re dei paparazzi a fuggire più lontano possibile, lasciando l’Italia dalla legge iniqua senza guardarsi indietro. «Hai fatto bene, la legge non è uguale per tutti» si può leggere sulla pagina Facebook di Corona e su La Stampa; «La vita è una sola, goditela finché sei giovane»; «C’è chi ammazza e stupra e non passa neanche una notte in carcere, onore a te». C’è addirittura che prega per lui.
Sempre sulla pagina Facebook, Corona (o chi per lui del suo staff) cita lo scrittore giapponese Haruki Muratami: «Quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo. Anzi, non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero. Ma su un punto non c’è dubbio. Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi è entrato». Come se fosse un eroe romantico che si batte contro le avversità del destino, da “capitano della propria anima". O forse solo per farsi coraggio.[MORE]

A ragione, perché adesso la situazione per il paparazzo più famoso d’Italia è davvero grave: intanto la condanna di detenzione sale da 5 a 7 anni (10 mesi e 17 giorni), per il cumulo di quelle pene sulle quali aveva ottenuto, il 17 ottobre scorso, l’affidamento in prova, provvedimento ovviamente decaduto a seguito della latitanza. Inoltre, dopo la sua fuga, privo peraltro di passaporto, ritirato proprio per le questioni legali in cui è coinvolto, la procura generale di Torino ha diramato un mandato di cattura europeo e delle ricerche del fotografo si occuperanno non solo la squadra mobile di Milano, ma anche l’Interpol. Quella sì poco propensa a perdonare.

(Foto: leggilo.net)

Giovanni Gaeta

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Scritto da Giovanni Gaeta

Giornalista di InfoOggi

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