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BARI, 21 APRILE 2015 – Dai militari che hanno eseguito gli arresti, l’operazione è stata definita come “un colpo mortale”. Sono stati oltre 60 i fermi ad alcuni presunti membri del clan mafioso Di Cosola, che sembrerebbe aver stabilito un racket sulla vendita di cemento di scarsa qualità a imprenditori edili costretti ad acquistare materiali poco adatti alla costruzione.
Il provvedimento cautelare è a firma del gip del Tribunale di Bari, che ha accolto le richieste della Dda. Tra gli arresti sono finite anche diverse donne del clan, perlopiù incaricate di tenere la contabilità. Inoltre, la autorità hanno proceduto con il sequestro di beni pari a milioni di euro, tra cui 23 immobili, 19 terreni, 80 conti correnti, due cassette di sicurezza, 15 autoveicoli e quattro società.
L’indagine, che è durata tre anni, ha fatto emergere una lenta ma continua espansione delle attività mafiose del clan sul territorio attraverso attività a scopo di lucro, come la gestione di alcune slot machine e di video poker. A questo, si aggiungeva lo spaccio di sostanze stupefacenti. [MORE]
Preoccupante anche l’aspetto legato al commercio del cemento. Dalle indagini, sembra essere emerso che la compravendita non interessasse le società legate ai pubblici appalti, ma piuttosto i privati. Questo, ha spiegato il comandante della Legione carabinieri Puglia, il generale Claudio Vincelli, segna la presenza di “un’ area grigia che non consente di capire gli imprenditori da che parte stanno”. Si tratta, in altre parole, di un’impossibilità di determinare con esattezza quali usi siano stati fatti del materiale scadente e quali siano i rischi anche sul piano della sicurezza.
Sara Svolacchia