Analfabetismo digitale: L'Italia che non conosce Internet
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ROMA, 3 NOVEMBRE 2011 – In Italia la metà della popolazione non possiede un computer oppure non è in grado di usufruire delle tecnologie messe a disposizione dalla Rete. Si tratta del 50% della popolazione over 40, soprattutto donne. Meglio i ragazzi e le ragazze sotto i 20 anni, che dimostrano di essere perfettamente in grado di competere con i propri coetanei americani e del resto d'Europa.[MORE]
Se dall'Unità d'Italia fino al 2010 la percentuale di cittadini analfabeti è scesa dal 78,5% al 6% circa, oggi in Italia si registra un allarmante incremento delle lacune tecnologiche tra la popolazione adulta. Il fenomeno, conosciuto con il nome di “analfabetismo digitale”, si sta diffondendo in Italia indipendentemente dalle barriere geo-politiche, dal grado di istruzione e dal tipo di professione svolta. Un italiano su due è dunque impreparato sul fronte tecnologico. Un dato imbarazzante oltre che un problema che a lungo termine rischia di determinare l'emarginazione sociale oltre che lavorativa di una grossa fetta della popolazione italiana.
I dati provengono da un censimento svolto dall'Ocse, da cui emerge che soltanto il 53% degli italiani di età compresa tra i 45 e i 54 anni dichiara di conoscere bene la Rete a fronte di un 55,9% che confessa di non possedere nemmeno un computer. Sembrano essere soprattutto le donne che non svolgono alcuna attività lavorativa quelle che maggiormente risentono del disavanzo tecnologico. Rimanendo nelllo stesso range anagrafico, negli Stati Uniti il numero di utenti digitali sale invece all'83%. Pessimi i risultati del sondaggio anche nel confronto tra fasce d'età più elevata, dove in America la percentuale di connessione tra gli over 70 raggiunge il 45% contro il 12% dello Stivale.
L'Italia adulta deve perciò rimboccarsi le maniche e ripartire da zero con lo studio dell'alfabeto del nuovo millennio, quello che sempre più regola le funzioni della vita quotidiana di ogni singolo cittadino. I tempi stringono e gli esperti parlano dell'urgente bisogno di riallineare le proprie competenze basilari sul mondo digitale con lo standard europeo, prima che il gap diventi incolmabile. Paolo Ferri, docente di Teorie e tecniche dei Nuovi Media all'università Bicocca di Milano e autore del saggio "Nativi digitali", spiega infatti che “nel giro di 5, al massimo 10 anni, non avere la connessione ad Internet, non saperlo usare, porterà ad una frattura radicale tra chi potrà avere accesso al lavoro e chi no, ai concorsi, all'Università, ma anche al semplice destreggiarsi tra un bollettino da pagare e una visita medica da prenotare. E se sono diversi i tempi e i modi, oggi come ieri ci troviamo di fronte al problema di alfabetizzare una popolazione adulta, nell'assenza totale, da parte delle istituzioni, di una agenda digitale".
Leggere ed inviare posta elettronica, lanciare ricerche sul Web, gestire il conto in banca o prenotare una vacanza, consultare siti istituzionali o sfogliare Wikipedia, comunicare tramite Skype o riempire moduli on-line. Queste le attività che sempre più adulti non sono in grado di compiere o, peggio ancora, delegano ai figli o nipoti adolescenti. Figli che insegnano dunque a genitori e a nonni a “leggere e scrivere”. Un pericoloso capovolgimento di ruoli che rischia di estendere su un nuovo fronte il conflitto generazionale che già da solo è sufficiente ad alimentare il fenomeno dell'alienazione nelle case italiane. Ma ancora più preoccupante risulta essere la resistenza culturale esercitata dalla fascia di popolazione interessata, che si rifiuta di mantenersi al passo con l'evoluzione tecnologica e liquida la questione con il famoso “Non è mai troppo tardi”.
Massimo Arcangeli, direttore dell'Osservatorio della lingua italiana Zanichelli, ha fatto notare che "se non si trova un canale di alfabetizzazione di massa, attraverso la televisione, attraverso i corsi serali [...], il rischio concreto è quello di ritrovarsi in una manciata di anni ai margini della società".
E forse la spinta per stare al passo con i tempi e contrastare il fenomeno dell'analfabetismo digitale andrebbe ricercata proprio nello sconfinato panorama del mondo tecnologico. In fondo, furono proprio il cinema e la televisione a velocizzare la diffusione della lingua italiana tra le diverse fasce di popolazione ed innalzare il livello di istruzione. E se gli effetti della pellicola sul livello di alfabetizzazione degli italiani furono tanto considerevoli proprio in virtù del loro potere di raggiungere ogni singolo cittadino nella propria abitazione, non c'è motivo per cui Internet non debba essere il motore di una forma di conoscenza più condivisa ed uniforme.
Riccardo Marcucci