Tra corruzione e problematiche fiscali: Andrea Leccese e le "Innocenti Evasioni"
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MILANO, 22 FEBBRAIO 2013 – In un contesto in cui, quasi quotidianamente, siamo messi dinnanzi all’ennesimo scandalo di matrice politico-finanziaria - dove corruzione, tangenti e occultamento di capitali all’estero, costituiscono i temi centrali – acquista una particolare valenza il libro dello scrittore Andrea Leccese, “Innocenti Evasioni”.
Lettura resa ancora più attuale e incisiva grazie all’acuta chiave di lettura a cura di Cosimo Cataleta che scrive: “Innocenti evasori” non è soltanto un’opera di una accurata attenzione storica ai processi che si sono avvicendati, più o meno agevolmente, all’interno della controversa storia italiana, che è discussa e trattata dall’autore con particolare convinzione a partire dal periodo ottocentesco liberale, ma rappresenta soprattutto un viaggio etico morale e socio culturale dentro una Società probabilmente (e ingiustamente) incentivata ad una libera evasione fiscale senza che essa possa avere catastrofici risvolti economici futuri. Infatti non sono forse le leggi a venire meno, quanto il senso critico, la concezione del proprio corretto ruolo di cittadino, slegato dal valore di un interesse alla pubblica utilità e ancora fortemente radicato in un ambito essenzialmente privatistico e addirittura, familiare. Il problema è particolarmente complesso e ritrova diversi punti di discussione. Sul piano politico è da considerare attentamente, data la grave crisi economico-finanziaria che colpisce attualmente i mercati e l’Eurozona.
L’introduzione è piuttosto chiara: come possiamo non parlare di infedeltà fiscale con una economia italiana improntata sostanzialmente verso la recessione e nel baratro di un possibile default? Perciò è un vero peccato osservare al giorno d’oggi partiti o posizioni politiche o personalità di spicco, i quali, spinti dalla necessità di un consenso popolare si precludono fondamentali interessi pubblici e valori costituzionali essenzialmente poco garantiti e frequentemente violati per ottenere un seggio, una carica politica, un interesse personale e privato. E’ la vittoria del privato sul pubblico. E’ la vittoria del consumismo. E’ la vittoria dell’infinito capitalismo che arricchisce i più ricchi e impoverisce chi era già povero. E’ la vittoria della cosiddetta “mano invisibile” in campo economico e del neoliberismo.
Questo non vuol dire che lo Stato sociale degli anni ’70 abbia saputo fare di meglio, data la forte dilatazione del debito pubblico scaturitasi. Tanti i temi, tanti gli opportuni collegamenti, Leccese appare lucido nella sua analisi e slegato da eventuali proprie convinzioni politiche, che in alcuni casi, dovessero essere svelate potrebbero anche ridurre l’interesse e la credibilità agli occhi del suo lettore. Egli non tradisce, è preciso, coinvolgente pungente. Simpatici anche i richiami politici degli anni ’80 in merito al famoso e “misterioso” viaggio di Craxi in Cina, il tipico “uso scorretto del denaro pubblico” prontamente criticato e contestato dalle varie opposizioni di quel tempo. Interessante è il riferimento al Risorgimento, una fase storica molto importante che forse ha cambiato troppo poco nella storia italiana e avrebbe dovuto fare di più, molto di più. Per esempio coinvolgere masse continuamente escluse e che hanno proseguito la loro vita disagiata. I contadini, gente del popolo, gente da considerare.
E’ per questo che Leccese sembra condividere le posizioni di Antonio Gramsci, collocando il Risorgimento come quella fase storica di “rivoluzione senza rivoluzione”. Alla base delle difficoltà dello Stato italiano anche il contrasto con la Chiesa Cattolica, probabilmente troppo influente in ambito politico (non sarà mica così ancora oggi?). Inevitabile il ricorso storico per Leccese, con riferimenti alle diffidenze della Chiesa rispetto allo Stato Liberale e il rifiuto della legge delle guarentigie. Curioso come la Chiesa non riesca ad accordarsi con posizioni essenzialmente democratiche come quelle liberali e come risolva tale conflitto con il regime fascista mussoliniano, Patti Lateranensi e Concordato, 1929. Concordato è una parola estremamente pericolosa. Concediamo qualcosa per ricevere in cambio altro.
Leccese riprenderà sul finire questo tema, rifiutando proposte scialbe come i condoni, più volte proposti in maniera eccessiva dai recenti governi di centrodestra. Combattere l’evasione fiscale non vuol dire “fare cassa” con dei condoni, rinunciando al domani. Vuol dire partire da una analisi innanzitutto storico-culturale. L’evasore non rappresenta un male diabolico, semplicemente una persona da convincere, facendo in modo che sposi la causa dello Stato, del servizio pubblico. Salvare la propria famiglia non pagando le tasse non potrà mai salvare una economia intera. Occorre un serio contributo da parte di tutti, un contributo per avvicinare lo Stato ai cittadini e viceversa. Certo occorrerebbe, che lo Stato rendesse noto dove vadano a finire, questi contributi del cittadino, che siano tasse o imposte o contributi speciali. Occorrerebbe dunque un rispetto costante della Carta Costituzionale, più volte difesa da Leccese con ovvi riferimenti all’art.53 (dovere di concorrere alle spese pubbliche), art.3 (concentrandosi più sul concetto di eguaglianza sostanziale che formale) e con la sua precedente opera “Torniamo alla Costituzione” (Roma, 2009).
Pagare le tasse è un dovere, combattere l’evasione altrettanto. Ma per fare in modo che la società possa condividere questo aspetto qualificante di uno Stato sociale e regionale, che è alla base della nostra Italia non abbiamo bisogno di personalità politiche che ci dicano: “Meno tasse per tutti” “Scudo fiscale” “Portate i vostri soldi all’estero, non sanno combattere l’evasione fiscale a livello nazionale, figuriamoci a livello internazionale” “Le tangenti esistono e sono normali”. Abbiamo bisogno di un recupero del senso critico e morale, di istituzioni che si pongano in maniera seria ed anche quando necessario severa, nei confronti degli illeciti. Occorre un buon legislatore, un buon cittadino, una giusta cooperazione. Una fusione tra il pubblico e il privato. E magari anche un controllo statale sull’economia.
E’ questo il messaggio fondamentale che Leccese vuole offrirci, un messaggio concreto e con delle semplici soluzioni, non eccessivamente complicate. Interessante, in conclusione, l’ottimo parallelismo tra corruzione ed evasione fiscale, due gravi fenomeni strettamente correlati. Ciò che poi ha portato di fatto a conferire alle piccole e medio - imprese una aggravata pressione fiscale che è alla base della crisi del settore imprenditoriale. Tangentopoli avrebbe dovuto dare inizio ad una nuova fase politica, quella che tutti magari sognavano. O forse non tutti, visto che la situazione è sostanzialmente peggiorata. Il lavoro dei giudici è proseguito, i cittadini invece si sono piegati e seduti. Ecco perché una Tangentopoli esiste ancora e continuerà ad esistere, non tanto in veste giuridica quanto morale. Infine, una ultima e non meno importante considerazione. Evasore non è chi non ha possibilità di pagare le tasse e rifornire lo Stato, ma chi nonostante i propri averi continua a vivere (felicemente) da “parassita dello Stato”.
Leccese chiede un cambiamento: e cambiare si può, si deve.
Cosimo Cataleta [MORE]