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EBLA (SIRIA), 8 APRILE 2013-In Siria, oramai, è difficile, se non impossibile, tenere conto in tempo reale del triste bilancio quotidiano dei morti (15 persone, tra cui nove bambini, hanno perso la vita poco fa per l'esplosione di una bomba sganciata ad Aleppo); ma al dramma di migliaia di uomini e donne, si sta aggiungendo, in queste settimane, una grave perdita su un fronte un po' diverso, che comporterebbe però altissimi costi per l'umanità intera.
Dalle pagine del New York Times, infatti, arriva una pronta denuncia delle condizioni di decine di siti archeologici, che rischiano di scomparire per sempre sotto i colpi di soldati e armi da fuoco; l'antica città di Ebla, una perla del patrimonio storico siriano risalente a oltre 5000 anni fa, è diventata un obiettivo strategico militare, soggetto a danni e saccheggi e perennemente a rischio bombardamenti.[MORE]
Tra le rovine di Ebla, tornate alla luce dopo una campagna di scavi del 1964 guidata da Paolo Matthiae dell' Università La Sapienza di Roma, si nascondono oggi centinaia di ribelli, che hanno scelto la città come quartier generale per monitorare il passaggio dei caccia dell'esercito givernativo; ai microfoni di Tell Mardik, il reporter autore dell'inchiesta, gli uomini della postazione che si fa chiamare "le Frecce del Diritto'', raccontano di voler proteggere e salvaguardare il sito.
Di certo, però, le esplorazioni continue di cripte e sotterranei rappresentano una minaccia non da poco per il patrimonio archeologico; da mesi vandali e saccheggiatori si addentrano senza troppi problemi tra gli stretti cunicoli usati in passato come tombe, per rubare statuette e gioielli.
A Ebla, però, non c'erano solo cimiteri, ma anche un'enorme biblioteca, in cui sono stati rinvenute, in perfetto stato di conservazione, 17mila tavolette in caratteri cuneiforme, con testi di carattere economico, amministrativo, politico e religioso. Dal 1975, anno del ritrovamento, gli scavi non hanno mai smesso di regalare risultati sorprendenti, ma gran parte dell'antico insediamento si trova ancora sotto terra, dove nessuno è stato autorizzato a proseguire i lavori dallo scoppio della guerra.
Si teme, insomma, per quanto è stato finora scoperto, e per quanto c'è ancora da recuperare; mentre Ebla subisce ogni giorno svariati colpi di proiettili, cresce l'ansia per Palmyra, che ai tempi dei Romani era 'la Sposa del Deserto', e per le storiche cittadelle di Aleppo, Hama e Homs.
Siti splendidi e antichissimi, lasciati alla mercé di atti di vandali che tra il furore della guerra , racconta un archeologo dell'organizzazione "Protect Syrian Archeology", spargono qua e là antichi scheletri, per impossessarsi di millenari tesori che "appartengono all'intera umanità".
(nella foto: rovine di Ebla, particolari, www.explora.rai.it)
Simona Peluso