Papa Francesco al Csm, prendere esempio da Bachelet e Livatino

Valeria Nisticò
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VATICANO, 18 GIUGNO 2014- Dopo il rinvio della scorsa settimana, a causa di un suo piccolo malessere del (come da lui stesso specificato), Papa Francesco ha incontrato ieri, nella Sala Clementina, i membri del Consiglio Superiore della Magistratura.

Dopo i consueti saluti, il Vescovo di Roma ha rivolto la sua personale riflessione alle circa 280 persone ivi presenti, soffermandosi “sull’aspetto etico” del ruolo. Richiamando quelli che sono i privilegi giuridici propri a ciascun magistrato, il Papa sottolinea come questi debbano essere finalizzati a una maggiore libertà nello svolgimento del proprio compito, per un’obbiettiva interpretazione e una corretta applicazione del diritto.

Il magistrato deve operare secondo retta coscienza, mosso dai valori fondamentali di uguaglianza e legalità, agendo con prudenza. Questa è la virtù che per il Santo Padre, può garantire un buon governo e la scelta di rette decisioni che non solo si riflettono sui vari piani giuridici, ma che toccano la vita reale delle persone nella loro essenzialità.[MORE]

Esorta il Pontefice: «Non mancano insegnamenti e modelli di grande valore a cui ispirarvi. Desidero menzionare la luminosa figura di Vittorio Bachelet, che guidò il Consiglio Superiore della Magistratura in tempi di grandi difficoltà e cadde vittima della violenza dei cosiddetti “anni di piombo”; e quella di Rosario Livatino, ucciso dalla mafia, del quale è in corso la causa di beatificazione. Essi hanno offerto una testimonianza esemplare dello stile proprio del fedele laico cristiano: leale alle istituzioni, aperto al dialogo, fermo e coraggioso nel difendere la giustizia e la dignità della persona umana».

Nuove riflessioni sul valore della giustizia e della lealtà dopo il discorso di lunedì sulla corruzione, durante il quale ha definito chi si lascia corrompere una “merce”. L’uomo smette di essere tale e si “vende” come fosse un oggetto. Il corrotto, ha spiegato Papa Francesco, è un ladro, un assassino, uno “sfruttatore degli innocenti”. Si macchia del peccato e del male commesso con la sua complicità.

Chi detiene maggiore potere ha una grande responsabilità nei confronti della propria coscienza e di tutti coloro che si affidano nelle sue mani.


Valeria Nisticò

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Scritto da Valeria Nisticò

Giornalista di InfoOggi

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