Olimpiadi, le fabbriche di abbigliamento sportivo calpestano i diritti umani
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ROMA, 9 MAGGIO 2012 – Salari da fame, assenza di benefici di legge,straordinari obbligatori, condizioni di vita pessime e assenza di un sindacato. È questo il quadro che emerge da un rapporto che analizza le condizioni di lavoro all’interno delle fabbriche che producono i capi sportivi che saranno indossati dagli atleti alle Olimpiadi di Londra.[MORE]
La ricerca “Fair Games?" fa parte della campagna “Playfair 2012” ed ha analizzato le condizioni di lavoro in 10 fabbriche di abbigliamento sportivo in Cina, Sri Lanka e Filippine. Il dato più allarmante è quello del salario. I ricercatori hanno riscontrato "uno sfruttamento sistematico e diffuso dei lavoratori", a partire dai salari da fame. In Sri Lanka, "alcuni lavoratori devono sopravvivere con circa 1,78 sterline al giorno, poco sopra la soglia ufficiale di povertà stabilita dalle Nazioni Unite e pari ad appena il 25% del salario che gli permetterebbe di vivere dignitosamente. Nelle Filippine, il 50% degli operai è nelle mani degli usurai". Non solo. Stando al report, i benefici di legge che spettano ai lavoratori sono costantemente negati grazie all'uso di contratti a termine. I datori di lavoro li utilizzano per non pagare pensioni, assenze per malattia e congedi per maternità.
A questo si aggiungono le ore straordinarie di lavoro praticamente obbligate, pena il licenziamento, e l’assenza di diritti per i lavoratori. “Le condizioni di vita riflettono i livelli di povertà vissuti dai lavoratori. – si legge poi nel report - Gli operai cinesi condividono camere anguste e sovraffollate, con acqua calda disponibile solo dopo le 23, al termine del loro turno di lavoro.
I creatori della campagna chiedono poi di sollecitare i marchi ad intervenire subito per ripristinare condizioni di lavoro dignitose firmando la petizione che trovate sul sito PlayFair2012.
In video: spot campagna PlayFair 2012
Marika Di Cristina