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Cosa possono avere in comune cinque sorelle oltre il cognome, la casa, il colore dei capelli e quell’aria di mistero? La loro morte: il suicidio.
Parliamo delle sorelle Lisbon: Therese, Mary, Cecilia, Lux e Bonnie. Cresciute in una famiglia dalla madre bigotta ed il padre debole, le cinque ragazze non hanno una vera vita sociale. Il loro mondo è fatto di scuola, chiesa e famiglia. Ma tutto cambia quando la più piccola, Cecilia, tredicenne, viene ritrovata nella vasca da bagno con le vene tagliate. Sarà solo il primo tentativo di suicidio fallito. Seguono la riabilitazione, le sedute dal psicologo, la prima festa in casa… Ma nulla di questo la distoglierà dal suo volere di farla finita e si getterà dalla finestra, rimanendo infilzata alla staccionata del cortile.[MORE]
Questo sarà motivo di una nuova chiusura delle sorelle, in se stesse. Fino all’arrivo di Trip Fontaine, il bello della scuola che perde la testa per Lux e riesce a convincere i suoi a fare andare tutte le sorelle al ballo studentesco. Ma sarà proprio il mancato rispetto del coprifuoco di Lux la sera del ballo che porterà le ragazze verso il declino più nero. Verranno punite con una pena durissima: l’isolamento. Le adolescenti non frequenteranno più la scuola, la chiesa ma, costrette dalla madre a rimanere chiuse in casa, non saranno libere neanche di ascoltare musica.
Il declino interiore della famiglia sarà visibile esteriormente tramite la casa. Finestre luride, giardino incolto ridotto in fanghiglia e tetto che cade a pezzi. Finché un giorno anche le rimanenti sorelle decidono di togliersi la vita insieme con un piano calcolato fin nei minimi dettagli.
La voce narrante è una “voce collettiva”, un gruppo di ragazzi che, dopo vent’anni dalla tragedia, decide di parlare del misterioso caso delle sorelle Lisbon. Questi ragazzi erano i loro vicini di casa, attratti da sempre dalle giovani e unici testimoni dei loro ultimi secondi di vita.
Libro che ha decretato l’esordio di Jeffrey Eugenides, ora considerato uno dei migliori scrittori viventi. Storia che lascia perplessi più per l’impossibilità di decretare il motivo che ha spinto tutte le ragazze, a iniziare da Cecilia, a togliersi la vita e per la figura di una madre eccessivamente rigorosa tanto da sembrare fredda, insensibile e innaturale, che per il finale tragico.
«Cecilia si diresse verso la scala. Si muoveva senza alzare lo sguardo dal pavimento, immersa in una dimensione di oblio tutta sua, gli occhi color girasole fissi su ciò che le amareggiava la vita, ciò che non avremmo mai compreso.»