L'Ocse contesta le bocciature a scuola. Rafforzano le disuguaglianze
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BARI-26 LUGLIO 2011- Ansia, a volte terrore, timore. I tipici stati d’animo quando si aspettano i risultati di un anno scolastico. Gioia e felicità al momento del verdetto oppure delusione. A giugno a tutte le latitudini accade questo in ogni liceo. Le direttive del ministro della Pubblica Istruzione hanno inasprito i criteri di valutazione e negli ultimi anni le bocciature sono aumentate.[MORE]
L’Ocse, l’organizzazione che si occupa dei sistemi educativi nel mondo, invita a fare retromarcia, sostenendo che le bocciature sono ormai vetuste. Non è il pensiero di studenti fannulloni, ma il risultato di uno studio che conferma quanto gli esperti ripetono da anni, cioè l’inutilità delle bocciature. Inutili perché la ripetizione dell’anno non aiuta a recuperare il ritardo sul programma; spesso la bocciatura penalizza ulteriormente lo studente che ha già difficoltà e in più i bocciati diventano una zavorra per le classi in cui sono inseriti, poiché vanno a peggiorare i risultati complessivi. Se la bocciatura fosse eliminata e si organizzassero corsi di recupero personalizzati (come in Finlandia o in Gran Bretagna), migliora l’efficienza nello studio e si elimina il ritardo didattico.
Voti, pagelle e bocciature appartengono ormai a una scuola d’annata che attualmente è messa in discussione. Molti Paesi europei stanno abbandonando il vecchio modello e l’Austria ha già annunciato che dal prossimo anno scolastico abolirà le bocciature, mentre la Francia sta discutendo di una possibile riforma, perché l’esagono ha il più alto numero di ripetenti in Europa. Esiste però anche un’altra scuola di pensiero che vede nel ministro Mariastella Gelmini una dei maggiori sostenitori. Il ministro infatti è fermamente contraria alla scuola che promuove tutti, stile ’68, senza differenze.
L’Ocse, dati alla mano, osserva che i risultati nei Paesi con maggior numero di ripetenti, i risultati complessivi tendono ad essere inferiori e il background sociale incide fortemente sui risultati. In altre parole: la bocciatura rafforza le disuguaglianze ed emargina ulteriormente chi ha problemi a livello scolastico. Se si ha ricordo delle pagine del libro “Cuore”, sembra di vederne una scena. Ma senza scomodare la letteratura. Basta fare un salto con la memoria agli anni delle scuole medie e/o superiori, quando l’arrivo in classe di un ripetente era visto come un abbassamento del livello della classe non tanto dagli alunni, ma soprattutto dai genitori.
È cambiato ben poco, anzi. Chi è bocciato non è mai seguito individualmente, perdendo fiducia e abbandonando lo studio. Si crea così il circolo vizioso della dispersione scolastica. Nonostante gli studi, le critiche, le direttive europee, la bocciatura ha ancora molti, forse troppi, proseliti. Si parla di cifre considerevoli. Più di uno studente su dieci ha conosciuto la bocciatura, spesso alle elementari, il 7 %, il 6% alle scuole medie e il 2% al liceo.
La situazione italiana è appena sopra la media Ocse, con il 18 % dei bocciati. Ma non è solo la bocciatura a essere bacchettata. In molte scuole d’Italia è consuetudine trasferire in altro istituto lo studente che va male o hanno un comportamenti inadeguato. Per i ricercatori è da considerarsi come uno strumento di segregazione nel sistema scolastico che va ad accentuare le differenze sociali di cui si parlava prima, poiché chi proviene da contesti avvantaggiati finisce in scuole con risultati migliori, mentre quelli di origini svantaggiate finiscono in scuole peggiori.
Altro aspetto su cui l’Ocse si raccomanda è l’elasticità nei giudizi a fine anno da parte dei dirigenti scolastici, invitati a usare criteri meno rigidi degli attuali, incentivando quei percorsi di accompagnamento per gli alunni in difficoltà. Infine non poteva mancare l’aspetto economico: bocciare costa. Far ripetere un anno scolastico pesa sui bilanci dell'Istruzione pubblica, proprio in un momento di crisi economica e tagli alle scuole, considerando che ogni bocciatura costa in media tra i 10 e i 15 mila dollari annuali
L’aspetto pratico della bocciatura è che lo studente ripetente entra tardi nel mondo del lavoro e la diminuzione di manodopera qualificata. Se si prova a immaginare che uno studente sia bocciato più di una volta nel corso dei suoi studi, vuol dire che il problema sarà dello studente, ma c’è anche qualcosa che non va nel sistema e se le bocciature si ripetono nel ciclo scolastico, gli alunni tendono ad abbandonare lo studio, già prima del diploma. Come si diceva, che senso ha poi parlare di dispersione scolastica, se la scuola per prima non fa niente o fa poco affinché lo studente ci rimanga e completi il percorso di studio? Un fallimento. Non solo per loro.
Giovanni Dimita