Egitto: test di verginità per 17 manifestanti. L'ammissione di un generale, poi la smentita.
Estero Lazio Roma

Egitto: test di verginità per 17 manifestanti. L'ammissione di un generale, poi la smentita.

giovedì 2 giugno, 2011

ROMA, 2 GIUGNO - Risale alla fine di marzo la denuncia lanciata dall'associazione umanitaria Amnesty International su alcuni casi di tortura perpetuati ai danni di 17 giovani donne egiziane che avevano manifestato l'8 e 9 marzo in Piazza Tahir. In particolare Amnesty chiedeva alle autorità egiziane di indagare in merito ai “test di verginità” a cui sarebbero state sottoposte le donne.[MORE]

A confermare l'accaduto era stato lo scorso 30 maggio un generale dell'esercito egiziano durante un'intervista rilasciata in condizioni di anonimato ad un giornalista della televisione americana Cnn. Stessa televisione che nella giornata di ieri ha diffuso un comunicato, anch'esso anonimo, di un altro ufficiale, il quale ha smentito quanto sostenuto dal collega accusando i media di essere poco affidabili, nonché di essere la causa di una “frattura tra l'esercito e il popolo”.

Per difendere gli abusi perpetuati dai militari ai danni delle 17 donne, il 30 maggio il generale aveva usato una giustificazione che non faceva altro che confermare le accuse. «Mica erano come mia figlia o sua figlia – aveva dichiarato - Quelle ragazze stavano nelle tende insieme a dei manifestanti di sesso maschile». I test di verginità sarebbero stati condotti, stando alle sue dichiarazioni, perché «non volevamo che dicessero che le avevamo stuprate e quindi volevamo dimostrare che non erano vergini».

Un'ammissione di colpa vera e propria, seppur rilasciata nell'intento di difendere l'operato delle forze armate. «Le donne – ha dichiarato Amnesty in un comunicato - sono state sottoposte a un atto che non è niente di meno che una forma di tortura». Un atto che per di più è stato perpetuato nella convinzione che «solo le vergini possono essere vittime di stupro». «L'insinuazione del generale – continua Amnesty - è un atteggiamento sessista a lungo screditato e un'assurdità giuridica. Quando viene accertato un caso di stupro è irrilevante se la vittima era o meno vergine».

A raccontare all'associazione umanitaria quanto accaduto è stata una vittima degli abusi, la ventenne Salwa Hosseini, la quale ha dichiarato di essere stata costretta, insieme alle altre donne, a spogliarsi davanti ai militari, i quali le avrebbero fotografate e bloccate con scariche elettriche.

Dopo gli scontri del 9 marzo in Piazza Tahir, i militari hanno arrestato 18 donne, sottoponendo - questa l'accusa - 17 di loro a test di verginità, eseguiti per dimostrare che le stesse donne fossero delle prostitute. Le vittime sono poi comparse l'11 marzo davanti al tribunale militare e rilasciate due giorni dopo. Amnesty già a marzo aveva raccolto le testimonianze di alcune di loro, chiedendo subito alle autorità egiziane di fare chiarezza sull'accaduto. Oggi, nonostante si susseguano ammissioni di colpe e smentite, l'appello di Amnesty al governo è ancora più forte: “Il governo egiziano – chiede l'associazione umanitaria – deve sostenere i diritti di tutte le donne egiziane, che così tanto sono impegnate per le libertà del paese, e stare dalla parte di coloro che lottano per l'uguaglianza di genere e per i diritti delle donne”. (In foto: donne in Piazza Tahir. Fonte web)

Serena Casu


Autore
https://www.infooggi.it - Il Diritto Di Sapere

Entra nel nostro Canale Telegram!

Ricevi tutte le notizie in tempo reale direttamente sul tuo smartphone!

Esplora la categoria
Estero.