Educazione Cinofila, Debora Segna: "Cerco di aiutare i cani che vivono un disagio"
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ROMA, 21 AGOSTO 2017 - Debora Segna, Educatore Cinofilo 3° livello Libertas F.I.S.C. Coni, si occupa di istruzione cinofila: aiuta le persone a trovare la chiave di comunicazione con il cane. La stimata mediatrice di esperienze cinofile opera nell’area di Velletri nei Castelli Romani e nella provincia di Roma.
Il suo lavoro ha come intento quello di migliorare la relazione tra il cane e l’essere umano, affinché possa instaurarsi quel rapporto d’amore, di fiducia e di rispetto che duri per tutta la vita: "Il mio metodo si basa esclusivamente sul rinforzo positivo (Metodo Gentile), con il quale ogni cane può imparare insieme al proprietario, sviluppando le proprie capacità cognitive in modo divertente e stimolante".
Debora, di cosa ha realmente bisogno il miglior “amico" dell'uomo per sentirsi appagato e realizzato?
“Molti credono, in buona fede, che al cane basti avere del cibo, un bel giardino o fare una passeggiata al parco vicino casa per sentirsi felice ma non è proprio così. Innanzitutto, partiamo dal presupposto che il cane è un animale sociale, che ama vivere in branco e avere stimoli differenti per sentirsi appagato. Ogni cane ha una propria personalità, una propria sfera emozionale ed esigenze individuali, proprio come noi esseri umani. Una delle cose importanti che un proprietario dovrebbe capire è che i cani hanno bisogni diversi dai nostri e da tutto ciò che erroneamente siamo abituati a credere. Per esempio, i cani amano stare nella natura e non in posti artificiali come può essere un centro commerciale: per loro, annusare odori differenti ed interagire con i propri simili - con i quali hanno il piacere di stare - li fa sentire “felici”. Ovviamente, è bene precisare, che anche i cani, essendo degli esseri senzienti, cognitivi e con il proprio carattere, hanno le loro “simpatie” ed “antipatie”. Quindi, nelle varie situazioni che si presentano, se vediamo che un cane si isola o si sente in difficoltà, non andrebbe mai lasciato in quella circostanza, o meglio, costringerlo a fare cose che non ha il piacere di fare. Quando uso parole come felicità, antipatie, simpatie ecc., è doveroso sottolineare che questi termini sono usati nel linguaggio umano per indicare gli stati emozionali delle persone, e pur sapendo che gli animali hanno una sfera emozionale complessa e meravigliosa, come hanno evidenziato molti studi, non posso essere certa che l’espressione delle loro emozioni (come la felicità) sia uguale alla nostra, che non significa migliore o peggiore ma semplicemente potrebbe essere differente. L’errore che nessun proprietario dovrebbe mai fare è quello di cercare di proiettare quelli che sono i suoi desideri ed esigenze personali sui reali bisogni del cane. Se a me piace portare il cane al mare non è detto che lui abbia il piacere di vivere quella situazione, perché come detto, il cane ha esigenze diverse da quelle di un essere umano e una comunicazione, soprattutto non verbale, espressa attraverso espressioni facciali e posture del corpo”.
Da quanto ha appena asserito, possiamo sfatare il luogo comune secondo cui un cane ha soltanto bisogno di essere amato, di avere del buon cibo a disposizione e di un tetto sotto il quale dormire. Esatto?
“Assolutamente sì! Come spiegavo poco fa, il cane ha bisogno di molto altro, soprattutto di essere rispettato come individuo e di esprimersi liberamente”.
Altro luogo comune dell'uomo con scarsa cultura cinofila: il giardino. Cosa rappresenta un giardino per un cane che non fa altri tipi di esperienze?
“Un giardino, detto in modo semplice, può essere utile solo per far espletare al cane i suoi bisogni fisiologici. Al di là di questo, un cane ha bisogno di stimoli differenti per sentirsi vivo. Farlo stare sempre nello stesso luogo lo farebbe sentire frustrato e annoiato. Come vi sentireste voi se qualcuno vi costringesse a stare tutta la vita nello stesso posto senza mai poter vedere altro? Un cane che non vive nessun tipo di esperienza, con il tempo, potrebbe sviluppare dei comportamenti ossessivo- compulsivi causati dello stress, che possono trasformarsi in delle vere e proprie patologie comportamentali se non viene aiutato. Alcuni esempi di questi comportamenti sono: abbaio eccessivo in ogni contesto, distruzione di oggetti, scavare le buche ossessivamente, rincorrere ombre ecc. Se il vostro cane dovesse presentare uno di questi comportamenti vi dovreste rivolgere quanto prima ad un bravo educatore cinofilo”.
A questo punto, potrebbe spiegare ai lettori come si riconosce un cane felice?
“Quando un cane può esprimere le sue emozioni e le sue volontà, senza che l’essere umano stia sempre lì a controllarlo e inibire ciò che fa. Ogni giorno decidiamo qualsiasi cosa per i nostri cani, dal tipo di cibo, i posti in cui portarli, fino a con quali cani e persone farli relazionare. Le due domande più importanti che dovremmo farci sempre sono: cosa piace realmente al mio cane? Se il mio cane potesse scegliere liberamente senza alcun guinzaglio e comando, cosa farebbe davvero?
Per cercare di darci delle risposte dovremmo sentirci prima di tutto in empatia con il nostro animale e non aver paura di lasciarlo libero di esprimersi. Solo così capiremo i suoi reali desideri. Continuando a controllare ogni cosa nella sua vita, avremo solo dei cani frustrati e infelici. Con questo non sto dicendo di lasciare liberi in ogni contesto cani che presentano comportamenti aggressivi, è bene risolvere prima di tutto i problemi che sono a monte di questi comportamenti”.[MORE]
Quali sono le più frequenti anomalie comportamentali per le quali molti proprietari chiedono il suo intervento?
“Mi chiamano spesso per cani paurosi e aggressivi. Queste problematiche sono, non di rado, frutto di errori commessi da parte dell’essere umano, magari in buona fede in quanto la modalità di relazionarsi con il proprio cane, non tiene conto delle effettive esigenze e dei desideri dell’animale. Tutto questo nasce principalmente dal fatto che il proprietario non conosce abbastanza la comunicazione del cane o ne travisa i segnali. Ci tengo a precisare che molte volte dietro l’aggressività e la paura del cane si nasconde un’insicurezza non compresa dal proprietario e che si è radicata nell’animale da svariato tempo”.
In che modo interagisce con i cani e come insegna ai clienti a comunicare correttamente con l’amico a 4 zampe?
“Nel mio lavoro, cerco di aiutare i cani che vivono un disagio, con l’aiuto di altri cani competenti grazie ai quali con il tempo - il loro tempo e non il nostro - quei cani riescono ad esprimere le loro emozioni senza più alcuna inibizione e a ritrovare il giusto equilibrio interiore. Per quanto noi possiamo cercare di aiutare i cani avvalendoci delle nostre competenze umane, avremo sempre un limite: quello di non essere dei cani. Saranno sempre e solo questi ultimi i veri maestri per tutti quei cani che hanno smarrito la strada. Per quanto riguarda i clienti, il mio compito è quello di aiutarli a capire quali sono le esigenze dei loro cani e la loro comunicazione”.
Educazione cinofila. Sui social si assiste frequentemente a frecciate al vetriolo tra molti educatori/addestratori a seconda del metodo utilizzato. Qual è la differenza tra addestramento classico, approccio comportamentale e quello cognitivo-relazionale?
“Nell’addestramento, il cane è completamente controllato e condizionato dall’uomo attraverso comandi verbali e tramite stimoli avversativi di tipo fisico, come con l’uso del collare a strangolo o a strozzo. Un cane addestrato, raramente può esprimere se stesso perché psicologicamente è condizionato a fare sempre qualcosa per il suo conduttore. I cani addestrati ricevono una pressione mostruosa che si tramuta il più delle volte in una profonda frustrazione, proprio perché non hanno quasi mai la libertà di comportarsi in modo naturale. Spesso questi cani sono bravissimi nell’eseguire esercizi di obbedienza, ma poi, non di rado, non sanno relazionarsi nel modo corretto con i propri simili e qualche volta con le persone. Insomma, cani robot!
Nell’approccio cognitivo relazionale, il discorso cambia completamente. Questo approccio non contempla il tradizionale metodo comportamentista basato sui condizionamenti, ma una messa in discussione globale di questo modello. Nel metodo cognitivo le esigenze etologiche del cane sono alla base di tutto, non si utilizza alcun tipo di forzatura e altre forme di coercizione ma si lascia che il cane scelga di esprimere liberamente il comportamento più adeguato alle varie situazioni che gli si presentano. Questo approccio è rivolto a capire la mente del cane e le sue emozioni al fine di avere una lettura più chiara dei suoi comportamenti ed intenzioni”.
Qual è il più grande abominio di molti pseudo educatori cinofili improvvisati, che pur di guadagnare sul cane, in realtà, rovinano la relazione tra Fido e l'umano?
“E’ quello di guardare il cane come una macchina al servizio dell’uomo e non come un essere vivente che ha desideri e che è in grado di prendere decisioni autonomamente”.
Approfondiamo, se è d’accordo, l’argomento Socializzazione. Perché, un cane correttamente socializzato potrebbe, da adulto, non andare d'accordo con altri cani che incontra?
“Come già affermato prima, anche i cani possono avere le loro simpatie ed antipatie ed è normale che possano non andare d’accordo con tutti, però se il problema si presenta con ogni cane, bisognerebbe capire in che modo il cane ha socializzato e perché sta vivendo quel disagio. Un cane che non si sa relazionare con nessun conspecifico è chiaro che vive un conflitto interiore causato da X motivazioni. Come dico spesso ai miei clienti, non è la quantità di quello che si fa nella socializzazione che conta, ma è la qualità che dà un valore aggiunto alle cose. Portare il cane in luoghi naturali, come farlo incontrare con cani equilibrati e con i quali ha il piacere di interagire - piuttosto che portarlo in città e nelle aree cani dove possono esserci tutti i tipi di cani - fa una bella differenza. La prima cosa (luoghi naturali e cani graditi) è di qualità, l’ultima no”.
Aggressioni. Per quale motivo molte aggressioni avvengono all'interno del nucleo familiare?
“Le aggressioni avvengono spesso nel nucleo familiare principalmente perché non vi è una comunicazione chiara alla base fra cane e proprietario. Inoltre, spesso le esigenze e l’individualità del cane non sono rispettate e questo fa sì che il cane non si fidi più dei proprietari. I cani prima di arrivare ad avere comportamenti aggressivi, ci inviano moltissimi segnali che esprimono il loro malessere e il non saperli interpretare fa insorgere problematiche serie”.
Quali erronei comportamenti umani possono originare il verificarsi di tragedie?
“Voler comunicare con il cane solo attraverso il nostro linguaggio, senza avere l’umiltà di mettersi dalla parte del cane per capire la sua comunicazione e l’espressione delle sue emozioni. Nessuno ci obbliga ad avere un cane, non è lui che sceglie di vivere con noi ma siamo noi che gli imponiamo questa scelta e se non siamo in grado o non vogliamo capire il suo mondo, allora dovremmo chiederci perché abbiamo deciso di condividere la nostra vita con questo essere vivente. Il cane non è nato per essere al servizio dell’uomo, siamo noi che abbiamo preso questa decisione unilateralmente. Una bella relazione fra uomo e cane è possibile se solo la smettessimo di vedere questo animale come un essere da cui aspettarsi sempre e comunque qualcosa”.
Luigi Cacciatori
Credit: Fabrizio Giammatteo