

MILANO, 21 NOVEMBRE 2011 - Il Tribunale di Milano ha stabilito, nella prima udienza lampo del processo Ruby, che le 32 ragazze di via Olgettina sono vittime del reato di induzione alla prostituzione contestato a Emilio Fede, Nicole Minetti e Lele Mora (non presenti in aula).
Questa mattina il collegio, presieduto da Anna Maria Gatto, ha firmato un provvedimento che, in base alle sentenze più recenti della Cassazione e di altri tribunali, supera l’antica legge Merlin per indicare che la «tutela della dignità e della libertà della persona umana» deve prevalere sulla «tutela del buon costume e della moralità pubblica»[MORE].
Decisione già più volte adottata dagli stessi giudici in altri procedimenti, anche per evitare motivi di nullità. La quale declama che: le «vittime» dell’induzione e del favoreggiamento della prostituzione, e non solo dello sfruttamento, devono considerarsi non tanto «soggetti passivi», eventualmente danneggiati dal reato, come hanno ritenuto invece gli stessi pm, ma vere e proprie «persone offese» dal giro di prostituzione, a cui sarebbero state indotte come se fossero delle escort.
Per Niccolò Ghedini, uno dei legali di Berlusconi, quella del Tribunale di Milano è «una tesi ardita». Mentre Emilio Fede, in un commento sul Tg4, ha invitato a dare «un sereno giudizio perché alcune decisioni di un Tribunale di Milano meritano grande, ma grande attenzione: legale, umana e...politica».
Le giovani donne, quindi, riceveranno l’invito a presentarsi in aula come parte civile. Per dare il tempo alla polizia giudiziaria di eseguire le notifiche il processo è stato rinviato al 20 gennaio.
Caterina Gatto