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ROMA, 19 FEBBRAIO 2016 - «Mi batterò per la Gran Bretagna. Se riusciamo ad ottenere un buon accordo, allora l’accetterò. Ma non accetterò un accordo che non risponde alle nostre necessità». Queste sono state ieri le parole del premier inglese David Cameron poco prima di partecipare a Bruxelles al vertice dei Paesi dell’Unione. Il nodo cruciale dell’incontro è quello di preservare il mercato unico ed evitare che la Gran Bretagna possa essere soggetta ad una qualche forma di veto. Già nel novembre scorso, in una lettera inviata al Presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk, lo stesso Cameron aveva messo in evidenza quelle che erano le sue richieste e quelle del suo Paese, ovvero: la possibilità di non partecipare alla clausola dei trattati che prevede la partecipazione a un’Unione sempre più stretta; il formale riconoscimento del fatto che il mercato unico fosse multivalutario; la rivendicazione di un maggiore ruolo dei parlamenti nazionali e la possibilità di congelare, fino a quattro anni, i benefici previdenziali concessi ai cittadini europei residenti in Gran Bretagna. Stamane è prevista una nuova seduta. I diplomatici coinvolti stanno facendo di tutto per risolvere i nodi più controversi. Ieri Tusk aveva dichiarato:«Stiamo affrontando negoziati difficili e sensibili, ma una cosa è chiara ai miei occhi: o la va o la spacca».
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Sempre durante la serata di ieri le delegazioni nazionali stavano valutando l’importante decisione di inserire, all’interno dell’eventuale intesa finale (e vincolante per il diritto internazionale), una clausola che promuova la definitività dell’accordo. Una decisione affatto semplice, dal momento in cui non si conoscerebbero a priori le eventuali reazioni da Londra (in caso di voto negativo) e anche perché sarebbero comunque messe in discussione, almeno in parte, 43 anni di discutibile o meno integrazione europea.
Alessio Crapanzano
(FOTO: secoloditalia.it)