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Catanzaro: il bullismo esiste. Ed è più radicato proprio dove lo si sottovaluta

Redazione
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Catanzaro: il bullismo esiste. Ed è più radicato proprio dove lo si sottovaluta
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Il bullismo nelle scuole c’è, è diffuso, è strutturale.
E la cosa più grave è che prospera nell’indifferenza, nella sottovalutazione e nella falsa convinzione che “tanto sono ragazzi”.


È una verità scomoda, ma necessaria: il bullismo più insidioso e più radicato è quello che si consuma sotto la soglia della responsabilità penale, quando gli autori hanno meno di 14 anni.
È lì che il sistema arretra, si paralizza, balbetta.
Ed è lì che le vittime restano sole.


A Catanzaro, due genitori di un ragazzo di appena 13 anni – che frequenta una Scuola media di Catanzaro - hanno provato, inizialmente, la strada più discreta e responsabile: segnalazioni informali, colloqui, tentativi di evitare l’esposizione del figlio a procedure traumatiche.
Hanno fatto ciò che ogni genitore fa quando spera ancora che il buon senso prevalga.


Non è bastato.


Gli episodi si sono ripetuti, aggravati, normalizzati.
Spinte, accerchiamenti nello spogliatoio, intimidazioni, provocazioni sistematiche durante le ore di lezione.
Il tutto sotto gli occhi di tutti, con interventi episodici, minimizzanti, spesso risolti con un irresponsabile “ignorali”.


In una chat di classe, la mamma del giovane ragazzo catanzarese ha trovato il coraggio di scrivere parole che dovrebbero far riflettere chiunque abbia responsabilità educative:


“Durante l’ora di educazione fisica mio figlio è stato spinto nello spogliatoio e accerchiato da cinque ragazzi.
È riuscito a difendersi.
Il professore li ha richiamati.


È servito a poco: nell’ora successiva lo hanno punzecchiato con matite e pennarelli.
Un altro docente ha detto semplicemente di ignorarli.


Non è il primo episodio e temo non sarà l’ultimo.
Viene preso di mira per alcune sue passioni.


Non farò nomi, chiedo solo maggiore attenzione.
Basta poco.”


Quel “basta poco” è diventato un grido nel vuoto.


La risposta? Indifferenza.
Silenzio.
Rimozione.
Addirittura attacco personale.


E allora quei genitori, dopo mesi di segnalazioni informali ignorate, hanno deciso di denunciare tutto, senza più timori, perché il rischio non era più l’esposizione del figlio, ma la sua solitudine.


Il bullismo non è una ragazzata.


È una dinamica di potere, è violenza reiterata, è umiliazione sistematica.
E quando si consuma sotto i 14 anni, diventa terreno fertile per l’irresponsabilità collettiva: nessuno è colpevole, nessuno interviene davvero, tutti aspettano.


Ma aspettare è il vero pericolo.


Le cronache nazionali sono piene di adolescenti che, ignorati, hanno reagito con gesti estremi: contro sè stessi o contro altri.


Ogni volta si dice “non si era capito”, “non c’erano segnali”.
È falso.
I segnali ci sono sempre.
Semplicemente si sceglie di non vederli.


Occorre intervenire prima, non dopo.
Occorre dare coraggio e sostegno a questi genitori e dai loro figli.


Serve una presa di responsabilità chiara da parte delle istituzioni scolastiche, delle famiglie, dei dirigenti, dei servizi sociali.
Serve formazione vera per docenti e studenti.
Serve un protocollo operativo che non si fermi alla ramanzina o alle passarelle.


Serve concretezza ed interventi immediati, prevenzione si, ma anche sanzioni efficaci.


Perché ignorare un episodio di bullismo oggi significa preparare una tragedia domani.


E chi minimizza, chi derubrica, chi volta la testa dall’altra parte, ne sarà moralmente responsabile.


Denunciare non è criminalizzare, come qualcuno vuol far credere, specie qualche genitore che anziché rimproverare i propri figli li difende a spada tratta.


E, poi i carnefici che fingono di diventare vittime sono la peggiore specie.


I genitori del giovane tredicenne catanzarese finalmente hanno trovato il coraggio di denunciare e di non sottovalutare quello che da più tempo il proprio figlio subisce come uno stillicidio quotidiano.


Dovrebbero farlo tutti.
Fatelo per davvero!


Ma questa è un’altra storia.


Antonello Talerico


Avvocato e Consigliere Comunale di Catanzaro


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Scritto da Redazione

Giornalista di InfoOggi

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