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BRUXELLES, 4 MAGGIO – L’Ungheria è pronta a porre il veto sul disegno di bilancio dell'Unione Europea, presentato dalla Commissione due giorni fa per il periodo 2021-2027. A comunicarlo è stato lo stesso primo ministro Ungherese, Victor Orban, nel corso di un’intervista radiofonica.[MORE]
Il numero uno di Budapest ha sottolineato come sia necessaria l’unanimità per l’approvazione, rassicurando dunque il popolo ungherese sul fatto che “finché non avrà dato il suo assenso un bilancio non ci sarà”. La ragione della “minaccia” è da ricercarsi nella prevista assegnazione di fondi destinati ai migranti ed alla gestione dell’immigrazione. Per Orban, infatti, “nemmeno un centesimo del bilancio” deve essere destinato a questi ultimi.
Tra le vere ragioni del possibile veto ungherese, ad ogni modo, potrebbero esserci in realtà le nuove regole in materia di bilancio, che colpirebbero (più precisamente, sarebbero suscettibili di colpire) Budapest e Varsavia: per la prima volta, infatti, l’Unione ha introdotto una sorta di “condizionalità” per l’accesso ai fondi europei, vale a dire il rispetto dello stato di diritto.
I governi estremisti di Polonia ed Ungheria si sono resi promotori, negli ultimi anni, di cambiamenti costituzionali poco in linea con i valori propri dell’Unione ed ancor meno con il principio di separazione dei poteri. Se infatti Varsavia, da un lato, ha attribuito al ministro della Giustizia il potere di nominare i candidati della Corte Suprema (riforma, questa, che ha seguito la non meno controversa modifica della disciplina della Corte Costituzionale), Budapest dal canto suo è andata ben oltre. Nel 2013, infatti, la Fidesz (partito di Orban e membro del PPE a Bruxelles) ha approvato ampie modifiche alla carta costituzionale ungherese che hanno non soltanto limitato i poteri della Corte Costituzionale, ma interessato anche libertà fondamentali come quella di espressione.
E se ad est l’Ungheria si è dichiarata fortemente critica verso la proposta della Commissione, anche in Italia non sono mancate accuse alla bozza di bilancio. Per Renato Brunetta di FI, infatti, la proposta si presenta “non buona per il nostro Paese”, tenuto conto del fatto che Roma è la terza contribuente al bilancio dell’Unione e sarebbe penalizzata dai tagli all’agricoltura ed alle voci strutturali, decisi da Bruxelles per dare priorità alla gestione dei flussi migratori, alle riforme per i Paesi dell’area Euro e per le azioni nel settore della politica estera e che per il deputato azzurro porterebbero ad oltre 30 miliardi di perdite per il Mezzogiorno.
La procedura per l’approvazione del bilancio dell’Unione è articolata in due fasi: nella prima, la Commissione Europea redige una proposta. In quella successiva, invece, il Consiglio ed il Parlamento Europeo sono chiamati a deliberare sul disegno presentato dalla Commissione.
Paolo Fernandes
Foto: businesspeople.it