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VENEZIA, 22 MAGGIO 2014- Domenica 25 maggio segnerà davvero uno spartiacque per il Paese? L’impegno che tutti i partiti, i tre big per lo più, stanno mettendo nella campagna elettorale lo lascerebbe credere. [MORE]
Da una parte c’è il premier Matteo Renzi e il suo Partito Democratico che si giocano la partita più importante forse: per il suo esecutivo infatti questo sarà il primo test vero e proprio davanti ai cittadini. La tornata elettorale delle scorse elezioni politiche dichiararono vincitore il Pd che all’epoca si trovava in una situazione delicata, indeciso se mantenere segretario del partito Pierluigi Bersani o cambiare rotta e consegnare le sue sorti ad Enrico Letta. Ad oltre un anno di distanza da quelle elezioni, in casa Pd il padrone è cambiato nuovament: Matteo Renzi, da Palazzo Vecchio a Firenze è giunto a Palazzo Chigi a Roma, rendendo l’esecutivo Letta di fatto un ricordo lontano. Il 25 maggio per Renzi potrebbe rappresentare la prova del nove dunque, potrebbe diventare l’indicatore di quanto il nuovo Pd dell’ex sindaco di Firenze piaccia. C’è da dire che il premier ce la mette tutta: rispetta le quote rosa, ha svecchiato la classe politica dando anche a giovani la possibilità di contribuire, pensa in grande e parla fermamente di tutte le riforme necessarie per cambiar rotta.
Nell’arena politica, per ora, tuttavia non c’è tempo di pensare a quel che si è fatto, bisogna cercare di convincere l’elettorato della bontà del proprio programma politico o, quantomeno, della non bontà del programma altrui. Renzi ci prova con un “Votate tutti, ma non i buffoni”, mentre Beppe Grillo rincara esortando a non dare il proprio voto “all’ebetino di Firenze”. L’ex comico genovese è di fatto il grande avversario del Pd. Grillo, tornato in versione “tsunami”, riempie le piazze e dispensa battute che il più delle volte si trasformano in veri e propri insulti. Il leader del Movimento 5 stelle non risparmia nessuno nei suoi comizi, dalla presidente della Camera Boldrini al presidente del Parlamento europeo Martin Schulz, a volte oltrepassando i limiti del buongusto. Però Grillo è forte di un appoggio popolare fatto di cittadini arrabbiati contro un sistema politico che negli ultimi vent’anni si è dimostrato inconcludente, ed è forte di tutti i progetti e delle ricette che ha in cantiere per far ripartire il Paese. Sa che tasti toccare Grillo quando parla di tagli alla spesa pubblica, semplificazione della burocrazia, importanza del lavoro e della volontà di non essere schiavi dei “diktat” tedeschi.
E infine c’è il terzo polo che è quello rappresentato da Forza Italia. Nonostante la campagna elettorale debba fare a meno del suo leader storico Silvio Berlusconi, condannato dai domiciliari a non poter lasciare la Lombardia, il Cavaliere interviene sempre nei comizi dei candidati nelle varie circoscrizioni e, paventando “un pericolo ancora peggiore di quello che il comunismo rappresentava nel ‘94”, crede che le urne consegneranno al suo partito lo scettro del potere.
Tutti i tre big hanno comunque preso quest’appuntamento elettorale per le europee come un test: chi vincerà si aggiudicherà la guida del Paese. Forse, in fin dei conti, rappresenta davvero uno spartiacque. Meglio che gli elettori lo tengano presente.
Federica Sterza
foto www.qn.quotidiano.net