Turchia, Erdogan risponde alle intercettazioni e attacca il nemico Gulen
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ISTANBUL, 28 FEBBRAIO 2014 – Il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan ha risposto alle accuse di corruzione emerse dalle intercettazioni telefoniche pubblicate negli ultimi giorni, accusando sia i pubblici ministeri che la polizia di “spionaggio mosso da altri paesi”. «Le informazioni più riservate del nostro paese sono state intercettate da spie che lavorano per altri paesi, mentre pubblici ministeri e polizia rimangono indifferenti», ha detto il primo ministro, durante un comizio nella provincia di Burdur. Erdogan ha anche sottolineato che nell'ultima settimana sono stati intercettati almeno altre 2,280 persone, tra cui uomini politici, funzionari, studiosi, giornalisti, imprenditori e artisti.
Erdogan ritorna a puntare il dito sul movimento dello studioso islamico Fethullah Gulen, che ha sede negli Stati Uniti, accusato di essere l'orchestratore di tutti gli scandali che hanno colpito il governo turco negli ultimi mesi. Erdogan non cita mai esplicitamente né Gulen né il suo gruppo, ma parla di uno “stato parallelo”. Lo stesso movimento viene accusato di aver fabbricato il nastro incriminato, che riporta le conversazioni tra il primo ministro e suo figlio, sulla necessità di nascondere un'enorme somma di denaro, mentre i partiti di opposizione chiedono le sue dimissioni immediate.
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Nello stesso comizio, Erdogan rincara la dose, e invita Gulen a tornare in patria e a confrontarsi con l'AKP: «Se non hai fatto nulla di male, non startene in Pennisylvania. Se la Turchia è il tuo paese, e il tuo interesse è la politica, vieni e apri le tue strade, ma evita di agitare i disordini da lontano». Il leader dell'AKP ha inoltre invitato a boicottare le scuole che appartengono al movimento: «abbiamo già scuole pubbliche a sufficienza, se i genitori desiderano provvedere a ulteriori lezioni per i propri figli nei fine settimana, lo faremo noi, ma sarà gratuito».
Foto: hurriyetdailynews.com
Dino Buonaiuto (corrispondente dalla Turchia)