Tesoro, per Unimpresa: oltre 122 miliardi di debito pubblico da rinnovare entro l'anno
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MILANO, 26 AGOSTO 2013 – Per il Centro studi Unimpresa, sarebbero più di 122 miliardi di euro, il debito pubblico da rinnovare entro l’anno: «Si tratta di una enorme quantità di denaro per cui una eventuale crisi della maggioranza e una caduta del Governo potrebbero avere ripercussioni pericolose su spread e tassi di interesse», sottolinea Unimpresa. In particolare, dopo la pausa estiva prossimi alla scadenza: 74,5 miliardi di bot, 37,8 miliardi di btp e 10,6 miliardi di ctz. Questi, a loro volta, dovranno essere rimborsati, cosa che richiederà nuove emissioni di titoli da parte del Tesoro.
Come puntualizza il Centro studi di Unimpresa: «Una piccola parte dei rifinanziamenti in agenda sono già stati `coperti´ dal Tesoro che negli scorsi mesi ha incrementato le emissioni di titoli sfruttando un andamento dei tassi di interesse sostanzialmente favorevole. Il ministero dell’Economia, proprio per questa ragione, aveva annullato, peraltro rispettando una consuetudine, alcune aste in programma tra fine luglio e metà agosto». [MORE]
Secondo le stime effettuate da Unimpresa, attraverso i dati della Banca d’Italia: «A settembre scadono 30,3 miliardi di emissioni. Quasi il doppio rispetto a quelle in agenda per ottobre, quando arrivano a fine corsa 18,4 miliardi di titoli. A novembre, invece, andranno rimborsati 34,4 miliardi, mentre a dicembre si sale fino a 39,6 miliardi. Si tratta, complessivamente, di 74,5 miliardi di bot, 37,8 miliardi di btp e 10,6 miliardi di ctz. Tra settembre e dicembre non sono previste scadenze di cct».
Per il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi: «I titoli vanno comunque rimborsati ai sottoscrittori e a tale necessità, dunque, verrà fatto fronte laddove possibile con la liquidità precedentemente accumulata grazie alle aste `extra large´. A Parlamento e Governo, e quindi a tutti i partiti, chiediamo senso di responsabilità: la stabilità politica è decisiva sui mercati finanziari e una eventuali crisi della maggioranza, adesso, correrebbe il rischio di sprecare i risultati positivi raggiunti finora proprio sul costo delle emissioni: le speranze di ripresa economica verrebbero compromesse».
(Fonte: Asca)
Rosy Merola