Terrorismo. Oltre 5 milioni rinunciano alla vacanza “fuori casa”
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ROMA 23 DIC - Sono i giovani a rappresentare l’area più significativa tra i “rinunciatari”. Lombardia e Lazio si confermano le aree a maggior rischio di potenziale infiltrazione terroristica. E, intanto, per 1 italiano su 4, “terrorismo e sicurezza” sono in cima alle preoccupazioni per il 2020. è quanto emerge dall’Italian Terrorism Infiltration Index 2019 ideato dall’Istituto Demoskopika.
Nonostante si sia ridotto il livello di attenzione degli italiani rispetto a qualche anno addietro, terrorismo e sicurezza restano tra le principali preoccupazioni degli italiani per il 2020, superando anche l’instabilità politica, la paura di perdere il lavoro e, infine, l’immigrazione. Inoltre, sono in tanti a farsi condizionare dall’ansia di possibili attacchi terroristici: oltre 5 milioni di italiani, pari al 9% della popolazione residente, giovani in testa (13,8%), hanno deciso di rinunciare alle vacanze “fuori casa” di fine anno nelle città italiane o all’estero preferendo le “più sicure” mura domestiche.
Lombardia e Lazio si confermano, ancora una volta, le realtà territoriali più “esposte” al terrorismo secondo l’Italian Terrorism Infiltration Index 2019 ideato dall’Istituto Demoskopika che, annualmente, traccia una mappa delle regioni più a rischio potenziale di infiltrazione terroristica sulla base di quattro indicatori ritenuti “sensibili”: le intercettazioni autorizzate, gli attentati avvenuti in territorio italiano, i visitatori nei musei italiani e gli stranieri residenti in Italia provenienti dai primi cinque paesi considerati la top five del terrore dall’Institute for Economics and Peace (lep) nello studio “Global Terrorism Index 2019”.
Infiltrazione terroristica: le più a rischio Lombardia, Lazio, Emilia Romagna e Piemonte. New entry per la Campania. Sono cinque le regioni che si collocano nell’area definita ad “alto livello di potenziale infiltrazione terroristica” dai ricercatori di Demoskopika: Lombardia che con il massimo punteggio, pari a 10, si conferma, per il terzo anno consecutivo, in cima all’Italian Terrorism Infiltration Index 2019 distanziata di poco dal Lazio con 9,45 punti. Seguono, nell’area “rossa”, Emilia Romagna (4,26 punti) che fa un balzo in avanti rispetto allo scorso anno e, infine, Piemonte (4,10 punti) che, al contrario, cedendo il posto all’Emilia Romagna, retrocede di una posizione. New entry, nell’area più a rischio per la Campania (4,09 punti). Quattro gli indicatori ritenuti “sensibili” da Demoskopika per tracciare la mappa delle regioni più a rischio potenziale di infiltrazione terroristica: le intercettazioni autorizzate, gli attentati avvenuti in territorio italiano estrapolati dal Global Terrorism Database dell’università del Maryland, gli stranieri residenti in Italia provenienti dai primi cinque paesi considerati la top five del terrore dall’Institute for Economics and Peace (lep) nello studio “Global Terrorism Index 2019” e il numero dei visitatori nei musei italiani. Per consentire una lettura più agevole, le regioni, in base al punteggio ottenuto, sono state raggruppate in quattro cluster con un livello differente di rischio: alto, medio, basso e molto basso.
Nell’area intermedia di potenziale infiltrazione terroristica oltre alle conferme di Toscana (3,49 punti), Veneto (3,12 punti) e Trentino Alto Adige (2,10 punti), fa il suo ingresso il territorio delle Marche (1,67 punti).
Le rimanenti realtà regionali, seppur con perfomance differenti, si sono posizionate nelle due aree che presentano un livello medio-basso di rischio potenziale di infiltrazione terroristica: Liguria (1,66 punti) che migliora la sua condizione uscendo dall’area di “rischio intermedio” rispetto allo scorso anno. A seguire Sicilia (1,49 punti), Calabria (1,15 punti), Sardegna (1,12 punti), Friuli Venezia Giulia (0,99 punti). In coda, tra le meno a rischio si posizionano Puglia (0,91 punti), Umbria (0,62 punti), Abruzzo (0,42 punti), Basilicata (0,13 punti) e, infine, Molise (0,12 punti).
Orientamenti: terrorismo cancella la voglia di vacanze per il 9% degli italiani. Il terrorismo continua a condizionare, almeno per una parte degli italiani, le scelte di viaggio per vacanza. E così, - secondo un sondaggio realizzato da Demoskopika, nella giornata del 22 dicembre, su un campione rappresentativo della popolazione residente - ben l’8,7% degli italiani, pari a circa 5,2 milioni di persone, ha deciso di non partire per le vacanze di fine anno perché “condizionato” dall’ansia e dalla paura di possibili episodi terroristici. In particolare, il 4,6% degli intervistati non ha esitato ad ammettere di “aver programmato di andare in viaggio ma di aver rinunciato” a cui si aggiunge un altro 4,1% di cittadini che “hanno molta paura, limitando il più possibile le uscite di casa”.
Sul versante opposto, a prevalere, fortunatamente, la reazione degli italiani che non ci stanno a farsi intimorire. Lo “zoccolo duro” è rappresentato dal 38,8% che dichiara di non farsi condizionare in alcun modo dagli eventi terroristici. La metà dei cittadini (52,5%), infine, ha scelto di “non rinunciare alle festività natalizie e di fine anno” pur ammettendo di provare “un po’ di paura”.
Sono i giovani (18-34 anni), con il 13,8%, a rappresentare l’area più significativa tra i “rinunciatari”, seguita dagli over 55 anni (10,5%) e dagli adulti (35-54 anni) con il 5,2%.
Scenari: 1 italiano su 4 pone “terrorismo e sicurezza” tra le preoccupazioni top del 2020. Quali sono le preoccupazioni principali degli italiani per l’anno che verrà? A svettare la crisi economica indicata da un terzo dei cittadini (33,3%) immediatamente seguita dalle condizioni di salute (30,6%). Un gradino più in basso trovano spazio, nell’”agenda delle preoccupazioni”, il possibile peggioramento delle condizioni ambientali (29,2%) e l’incubo di un ulteriore inasprimento delle tasse (26,5%). Ancora significativa, la percentuale ottenuta dall’area “terrorismo e sicurezza”, indicata da ben 1 italiano su 4 (23,3%). A scegliere quest’ultima modalità di risposta, in particolare, sono più i giovani (27,7%) rispetto alle altre fasce d’età e chi abita nelle realtà regionali del Mezzogiorno (26,4%).
Sicurezza: ben 12 mila intercettazioni per “scovare” i potenziali terroristi. Dal 2005 al 2017, il numero dei bersagli, come vengono chiamate in gergo le utenze controllate, autorizzati dalle procure italiane per indagini relative a reati di terrorismo internazionale e interno, è stato complessivamente pari a 12.034. Diminuisce l’attività di “ascolto” nell’ultimo anno: 1.149 bersagli a fronte dei 1.774 bersagli del 2016 con una contrazione pari al 35,2%.
A livello territoriale, le sezioni terrorismo delle procure operanti nei distretti giudiziari di Lombardia, Lazio e Campania sono risultate le più attive, autorizzando complessivamente il 60% del totale delle intercettazioni italiane: 4.567 bersagli in Lombardia (38,0%), 1.455 utenze nel Lazio (12,1%) e 1.171 bersagli in Campania (9,7%). A seguire la Liguria con 749 intercettazioni (6,2%), il Piemonte/Valle d’Aosta con 593 bersagli (4,9%), la Sardegna con 579 bersagli (4,8%), il Veneto con 491 bersagli (4,1%), il Trentino Alto Adige con 440 bersagli (3,7%), la Puglia con 360 bersagli (3,0%), l’Emilia Romagna con 329 bersagli (2,7%) e il Friuli Venezia Giulia con 303 bersagli (2,5%). In coda, sempre per numero di intercettazioni telefoniche, ambientali, telematiche ed informatiche si collocano i distretti giudiziari attivi in Abruzzo con 270 utenze (2,2%), in Umbria con 243 utenze (2,0%), in Sicilia con 184 utenze (1,5%), in Toscana con 157 utenze (1,3%), in Calabria con 79 utenze (0,7%), nelle Marche con 36 utenze (0,3%) e in Molise con 28 utenze (0,2%).
Radicamento: oltre 260 mila i residenti stranieri provenienti dal top five del terrore. Sono 262 mila gli stranieri residenti in Italia provenienti da Iraq, Afghanistan, Pakistan, Nigeria e Siria, con un incremento del 34,4% rispetto all’anno precedente, paesi considerati la top five del terrore dall’Institute for Economics and Peace (lep) nello studio “Global Terrorism Index 2019”: i pachistani rilevati sono 122.308 pari 46,7% del dato complessivo. Rilevante anche la comunità dei nigeriani che, nel 2019, ha toccato quota 117.358 residenti, pari al 44,8% dell’universo monitorato. Meno significativa in termini demografici, senza alcun dubbio, la presenza degli afghani con 11.352 residenti (4,3%), dei siriani con 6.363 persone residenti in Italia (2,4%) e, infine, degli iracheni con 4.559 soggetti pari all’1,7%.
L’analisi per regione, evidenzia che le comunità di iracheni più numerose si sono insediate nel Lazio (837 individui), in Trentino Alto Adige (672 individui) e in Puglia (661 individui). I pachistani sono maggiormente presenti in Lombardia (40.280 individui), in Emilia Romagna (22.597 individui) e in Toscana (7.768 individui). L’analisi demografica fa emergere, inoltre, che la maggiore presenza di nigeriani si registra in Lombardia con 16.113 residenti, in Emilia Romagna (15.613 individui) e in Veneto (15.368 individui). E, ancora, la comunità siriana trova maggiormente dimora in Lombardia (1.941 individui), nel Lazio (1.091 individui) mentre gli afghani, infine, hanno scelto come regioni prioritarie dove risiedere il Lazio (2.030 individui), il Friuli Venezia Giulia (1.323 individui) e la Lombardia (1.001 individui).
Attacchi terroristici: sono 90 eventi “osservati” in Italia. Sono 90 gli attacchi terroristici avvenuti in Italia dal 2005 al 2018, inclusi nel Global Terrorism Database secondo tre criteri ben precisi: l’atto terroristico persegue un obiettivo politico, economico, religioso o sociale; al di là delle vittime dirette dell’attentato, gli autori dell’attacco devono avere l’obiettivo di raggiungere con il loro gesto una platea più ampia di destinatari dell’intimidazione; e, infine, l’azione deve essere classificabile al di fuori delle tradizionali attività di guerra. Dall’analisi dell’Istituto Demoskopika emerge che, a livello territoriale, l’area che ha subìto il maggior numero di attacchi terroristici, nell’arco temporale considerato, è stato il Lazio con 19 episodi pari al 21,1% del totale, la Lombardia con 14 eventi (15,6%) e il Piemonte con 11 eventi (12,2%). Seguono l’Emilia Romagna con 8 episodi terroristici monitorati (8,9%), Toscana e Veneto con 7 episodi ciascuno pari al 7,8%. A chiudere l’elenco degli eventi, le Marche con 5 episodi (5,6%), Trentino Alto Adige e Liguria con 4 episodi per ciascuna realtà territoriale (4,4%), Calabria e Campania con 3 eventi “a testa” (3,3%), Sardegna con 2 episodi (2,2%) e, infine, Friuli Venezia Giulia, Sicilia e Umbria con un episodio rilevato dal Global Terrorism Database in ciascuna area (1,1%).
“Cultura controllata”: oltre 64 milioni di visitatori nei musei italiani nel 2018. Sono stati oltre 64 milioni i visitatori dei musei e dei principali attrattori culturali italiani nel 2018. L’attacco terroristico ad un bene culturale produce alcuni benefici immediati per chi li commette. Da un lato, si colpisce l’identità culturale di un popolo distruggendo i simboli in cui si riconosce e, dall’altro, si ottengono migliaia di vittime in un “colpo solo”. In questa direzione, l’Italian Terrorism Infiltration Index 2019 analizza anche i dati relativi ai flussi di milioni di persone nei luoghi culturali italiani ritenuti sensibili ai fini della ricerca.
A livello territoriale, in particolare, il flusso maggiore di visitatori ha subìto maggiormente il fascino dell’offerta culturale del Lazio che ha superato la soglia dei 25 milioni di visitatori, della Campania con poco meno di 12 milioni di visitatori e della Toscana con oltre 7,5 milioni di visitatori. A seguire, con una presenza rilevante di “fruitori” dell’offerta culturale, Sicilia (5 milioni di visitatori), Trentino Alto Adige (3,2 milioni di visitatori), Piemonte (3,1 milioni di visitatori), Lombardia (1,9 milioni di visitatori), Friuli Venezia Giulia (1,3 milioni di visitatori), Emilia Romagna (1,1 milioni di visitatori) e Veneto (1 milione di visitatori). E, ancora, Puglia (800 mila visitatori), Marche (550 mila visitatori), Sardegna (504 mila visitatori), Calabria (498 mila visitatori), Umbria (294 mila visitatori), Liguria (293 mila visitatori), Basilicata (264 mila visitatori), Abruzzo (133 mila visitatori) e, infine, Molise (83 mila visitatori).
Nota metodologica. L’Italian Terrorism Infiltration Index 2019 ha lo scopo di tracciare annualemnte un mappa del rischio potenziale di infiltrazione terroristica nelle regioni italiane. In questa direzione, è stato individuato un set di indicatori ritenuti sensibili per il raggiungimento dell'obiettivo della ricerca. Quattro gli indicatori individuati con le rispettive fonti: le intercettazioni autorizzate dalle procure italiane operanti nei singoli distretti per indagini di terrorismo internazionale e interno, rilevate dalla banca dati della Direzione generale di statistica del Ministero della Giustizia; gli eventi terroristici avvenuti nelle singole realtà regionali italiane estrapolati dal Global Terrorism Database dell’università del Maryland che raccoglie informazioni su oltre 150 mila attacchi terroristici, realizzati in tutto il mondo tra il 1970 e il 2019, con più di 45 variabili analizzate dai ricercatori; il numero dei visitatori nei musei, monumenti e aree archeologiche rilevato dalla banca dati dell'Ufficio Statistica della Direzione Generale Bilancio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e per il Turismo. Inoltre, la fonte utilizzata per rilevare il numero dei visitatori in Sicilia è il Dipartimento dei beni culturali e dell'Identità siciliana; per la provincia di Bolzano la fonte è l'Ufficio provinciale di statistica (ASTAT, 2018); per la provincia di Trento la fonte usata è l'Istituto di Statistica della Provincia di Trento (ISPAT, 2018). E, infine, l’ultima grandezza considerata, riguarda i residenti stranieri nelle singole regioni italiane, provenienti dai primi cinque paesi considerati la top five del terrore dall’Institute for Economics and Peace (lep) nello studio “Global Terrorism Index 2019”: Iraq, Afghanistan, Nigeria, Siria e Pakistan. Per quest’ultima variabile, sono state utilizzate le informazioni statistiche della fonte Istat relative agli stranieri residenti in Italia al 31 dicembre 2018.
Gli anni assunti, dai ricercatori di Demoskopika per disporre di un andamento storico e di un confronto significativamente omogeneo delle variabili osservate, si riferiscono al periodo 2005-2017 per le intercettazioni e al periodo 2005-2018 per gli eventi terroristici. Da precisare, inoltre, che i dati rilevati (per tutti gli indicatori) della Valle d’Aosta sono stati inclusi in quelli del Piemonte.
Per quanto riguarda la rilevazione del sentiment degli italiani sul “condizionamento” del terrorismo nella decisione di trascorrere le festività “fuori casa” e l’agenda delle preoccupazioni per il 2020, la rilevazione è stata condotta il 22 dicembre 2019 attraverso metodologia CAWI su un campione nazionale di 819 individui, rappresentativo per i caratteri socio-demografici e per la distribuzione territoriale della popolazione italiana di età superiore ai 18 anni. Il margine di errore relativo ai risultati del sondaggio sul totale dei casi, al livello di significatività del 95%, è compreso fra +/- 3,4%.