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DUMA, 17 APRILE – La Syrian Television, media appartenente allo Stato siriano, ha annunciato l’arrivo a Duma di un gruppo di ispettori OPAC, incaricati di fare luce sul presunto attacco chimico di cui la cittadina sarebbe stata bersaglio il 7 aprile scorso. [MORE]
Si tratta, appunto, di un gruppo di tecnici esperti nell’utilizzo di armi chimiche e dipendenti proprio dell’Organizzazione internazionale per la proibizione delle armi chimiche, scopo della quale è di promuovere e verificare l’effettiva adesione ed il rispetto della Convenzione di Parigi del 1993 sulle armi chimiche che proibisce l’uso di tali armi e ne propugna la distruzione. L’OPAC non è un’agenzia delle Nazioni Unite, ma collabora con l’ONU sia politicamente che materialmente, mediante accordi di cooperazione e coordinamento delle attività. È, dunque, proprio tramite l’ONU che il gruppo di ispettori ha ricevuto l’incarico di indagare sull’attacco del 7 aprile ed i lasciapassare necessari per recarsi sul territorio siriano, nonostante i governi di Damasco e Mosca abbiano tentato di opporre resistenza per il rilascio dell’autorizzazione, ufficialmente per “ragioni di sicurezza”.
Dopo alcuni giorni trascorsi nella Capitale siriana in attesa del via libera da parte delle istituzioni, i tecnici sarebbero stati scortati dalla polizia locale e da una pattuglia di militari russi verso Duma (situata proprio nel Governatorato del Rif di Damasco). La prima notizia giunta dall’ispezione del gruppo non governativo riguarderebbe lo scenario presentatosi ai loro occhi all’arrivo nelle zone residenziali orientali della cittadina, dove sarebbe stata subito scoperta una fossa comune contenente almeno 30 cadaveri. Non è tuttavia ancora chiaro se si tratti di civili rimasti vittime dell’attacco del 7 aprile o di miliziani ribelli: del resto, Duma è stata quartier generale dell’organizzazione islamista Jaysh al-Islam, una delle varie fazioni coinvolte nella guerra civile siriana contro il governo di Bashar al-Assad.
I media siriani hanno in ogni caso annunciato che la visita degli esperti non sarà approfondita e si concluderà al tramonto. Su questo aspetto, sta continuando ancora la pressione del governo francese, convinto della necessità di effettuare rapidamente le ispezioni evitando ulteriori ritardi, anche perché il Ministero degli Esteri di Parigi ipotizza che gli eserciti di Russia e Siria, presenti sul posto, possano far sparire presto le prove del presunto attacco chimico al bastione ribelle. La portavoce dell’omologo Ministero russo, Maria Zakharova, ha invece smentito che Mosca abbia tali intenzioni, rilanciando anzi le accuse al mittente: “Chiediamo ai Paesi occidentali, veri responsabili dell’attacco illegale in Siria, di smettere di manipolare l’opinione pubblica ed interferire nel lavoro delle Organizzazioni internazionali”; secondo la versione fornita dalla Zakharova, sarebbero anzi stati proprio gli ultimi miliziani presenti sul posto a rallentare l’ingresso degli ispettori a Duma.
Le varie ricostruzioni sulla strage del 7 aprile vengono dunque continuamente capovolte dalle diverse versioni fornite dai due fronti. Di certo, un attacco militare è stato documentato da fotografie diffuse da civili e miliziani, che hanno mostrato numerosi bambini morenti e persone disperatamente soccorse con le poche bombole d’ossigeno reperibili sul posto. Il compito che attende gli ambasciatori OPAC sarà dunque decisamente complesso, pur essendo previste per i prossimi giorni nuove ispezioni nell’area, con cui gli esperti tenteranno di fare luce sulla vicenda e venire a capo della verità.
Francesco Gagliardi
Fonte immagine: radiopopolare.it