Reggio come Cenerentola, si ritrova su una zucca e ricoperta di stracci. Intervista a Giusva Branca
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9 GENNAIO 2013 – Giusva Branca è fondatore, editore e direttore con Raffaele Mortelliti di strill.it, il primo quotidiano calabrese on line di respiro regionale. Fare il giornalista in Calabria non è semplice perché significa essere esposti a pressioni ambientali molto forti. Il giornalismo è diffondere ciò che è di dominio pubblico senza porsi problema delle conseguenze ma non si devono ledere i diritti della Costituzione. Il giornalista, come tutti, ha il diritto di avere paura, ma quest’ultima non ne deve condizionare l’attività. Se ciò avviene, meglio cambiare mestiere. Il “modello Reggio” è stata una grande illusione. Reggio Calabria è la città più difficile del mondo occidentale.[MORE]
Laureato in giurisprudenza, perché dopo ha deciso di intraprendere la carriera giornalistica?
In realtà è sempre stato il mio sogno, fin da bambino, ma nella Calabria degli anni 80 era solo un sogno, per l’appunto. E però, mentre studiavo giurisprudenza, prima, e mentre esercitavo la professione di avvocato, dopo, non l’ho mai lasciato. Ho protetto e coccolato il mio sogno, alimentandolo sempre più, in parallelo con la professione, fino al punto in cui mi sono trovato in condizione di poter scegliere: una scelta gradevolissima e difficile, tra il sogno di bambino e il naturale sbocco di un lungo ciclo di studi.
Cosa significa oggi fare il giornalista e cosa significa farlo in Calabria?
Significa essere sottoposto a pressioni ambientali molto superiori rispetto al resto del Paese.
Horacio Verbitsky affermava: "Giornalismo è diffondere quello che qualcuno non vuole che si sappia. Il resto è propaganda", cosa pensa al riguardo?
Giornalismo è diffondere ciò che è di interesse pubblico senza porsi problemi rispetto alle conseguenze ma anche senza ledere diritti costituzionalmente sanciti e senza violare norme che pongano limiti al diritto di pubblicazione. Da manuale, forse banale, ma è ancora semplicemente così, mi creda.
Fondatore, editore e direttore con Mortelliti di strill.it, il quotidiano online della Calabria e dell’area dello stretto. Per quali motivi ha deciso di fondare questo giornale?
Perché, in mezzo agli altri guai, la Calabria vive (e viveva ancora di più al momento della fondazione di strill.it, primo quotidiano on line di respiro regionale, nel 2006), un grave deficit di informazione e, soprattutto, di informazione indipendente.
Dove finisce il dovere che ha un giornalista di informare e quindi il diritto all’informazione ed inizia quello all'autodifesa nei confronti della criminalità organizzata?
Il primo non finisce mai, in teoria. Certo, il giornalista ha il diritto anche di avere paura, ma se questa paura, stabilmente, strutturalmente, ne condiziona l’operato (e questo solo il diretto interessato lo sa), allora è il momento di cambiare mestiere o, quanto meno, settore. Senza drammi ma con rigore.
Il Financial Times: "Il Cavaliere non mostra pentimenti. Lo scorso anno ha portato il Paese sull'orlo del collasso. Non avrebbe scrupoli a rifarlo di nuovo". Liberation: “ Il ritorno della mummia”. Le Temps: "Attenzione, pericolo in Italia". Ecco cosa scrive la stampa estera del ritorno di Berlusconi. Qual è l’intento di tutte queste testate giornalistiche? Come si pone dinnanzi a questo possibile ritorno politico?
Sul piano politico mi pongo come un cittadino che crede ciecamente nei valori costituzionali e, dunque, nel sacrosanto diritto di esercitare la propria candidatura da parte di qualunque cittadino e, dunque, anche da parte di Silvio Berlusconi. L’intento delle testate giornalistiche straniere, pur muovendo da valutazioni in larga parte condivise dall’Italia (le urne ci diranno esattamente quanto) tentano evidentemente di portare acqua al mulino dei propri Paesi.
Il magistrato Scopelliti affermava: «Io non mi sento un magistrato politicizzato, anzi, io ritengo che un giudice che professa un credo politico in modo molto clamoroso non è il mio giudice, non è l'esempio che io condivido». È d’accordo?
Dipende tutto dal rigore etico e morale dei singoli uomini, dei singoli magistrati. Non è possibile esprimersi a priori, concettualmente, ma anche sui singoli non è possibile farlo in via preventiva. Come si dice? Provare per credere…
Anche Grasso e Ingroia sono scesi in politica. Come vede la loro candidatura?
Vale il discorso di prima, anzi entrambi i discorsi di prima, compreso quello relativo alla candidatura di Berlusconi: che sia la gente a decidere.
Un altro Scopelliti, il governatore della Calabria questa volta, ha dichiarato “La ‘ndrangheta non c’è solo a Reggio Calabria c’è in tutti gli ambienti politici d’Italia”, quasi a fornire una giustificazione a quello che è successo a Reggio, commissariata nei mesi scorsi, per “contiguità con la criminalità organizzata”, il suo ruolo da politico qual è? Un suo profilo del Governatore Scopelliti?
Reggio è una città difficile, forse la più difficile dell’intero mondo occidentale, da decenni crocevia di buona parte del malaffare del Paese, una città in cui tutti i settori sono contigui tra di loro e ciascuno, in parte, è contiguo o addirittura direttamente parte integrante di mondi caratterizzati da interessi e logiche inconfessabili. Detto questo bisogna anche dire che in qualunque epoca storica fossero state effettuate le verifiche che hanno portato allo scioglimento del Comune avrebbero senza ombra di dubbio portato al medesimo risultato. Con buona pace di Scopelliti la contiguità tra Amministrazione comunale e criminalità organizzata a Reggio esiste, eccome, ma è altrettanto vero che non è una novità targata centrodestra. Il profilo di Scopelliti, fin qui, lo hanno dato gli elettori che lo hanno fatto passare da un trionfo all’altro. Ora scopriremo quanto lo credano vittima o carnefice del momento che vivono Reggio e la Calabria.
Lei vive a Reggio, per anni il “modello Reggio” che oggi si è dimostrato un quadro mal fatto di lontananza, è stato quello a cui ispirarsi, una grande bugia o un fallimento?
É stata una grande illusione, all’interno della quale troviamo di tutto: errori di valutazione, grossolane superficialità, enormi flussi di denaro e con essi grossi appetiti di malaffare e clientelismo e anche, per onestà bisogna dirlo, una crescita della città, in alcuni casi evidente. Questa crescita, però, non era sostenibile e, questo è un peccato mortale, ciò è stato ignorato fino alla fine, pensando che in un modo o nell’altro le cose si sarebbero rimesse a posto, come accaduto in numerosi altri Comuni italiani. La gravissima congiuntura internazionale, del Paese e la caduta del Governo Berlusconi hanno fatto il resto e ora Reggio si trova come Cenerentola allo scoccare della mezzanotte, su una zucca invece della carrozza e ricoperta di stracci…al punto più basso della sua storia recente.
Giulia Farneti