Entra nel nostro Canale Telegram!
Ricevi tutte le notizie in tempo reale direttamente sul tuo smartphone!
QATAR, 5 LUGLIO - Si riuniscono oggi al Cairo i ministri degli Esteri di Arabia Saudita Bahrein, Emirati Arabi ed Egitto per discutere della crisi della Penisola Araba e decidere se ritirare le sanzioni a seguito delle risposte inviate da Doha al loro ultimatum. [MORE]
La "riunione quadripartita" dei capi della diplomazia di Egitto, Arabia Saudita, Emirati arabi uniti e Bahrain "si inserisce nel quadro del coordinamento e delle concertazioni fra i quattro paesi per esaminare le misure future per trattare con il Qatar e per scambiare i punti di vista sulle comunicazioni internazionali e regionali a questo proposito", scrive la Mena.
I quattro paesi, che avevano deciso di prolungare di prolungare di due giorni (quindi ad oggi) un termine che avevano posto al Qatar per soddisfare entro il 2 luglio una serie di 13 richieste, fra cui la chiusura del canale satellitare al Jazeera, avanzata dalle nazioni del Golfo.
L'attrito ruota intorno a un presunto ruolo del Qatar nella destabilizzazione di altri paesi arabi.
Sulla controversia era intervenuto ieri il ministro degli Esteri del Qatar, Sheikh Mohammed bin Abdulrahman al-Thani, che ha definito i dettami degli alleati “irreali e impraticabili”. Il capo della diplomazia di Doha respinge tutte le accuse e aggiunge che “non si tratta di terrorismo”, perché in questa vicenda è in gioco “la libertà di pensiero”.
Dietro il nuovo fronte di scontro nella regione mediorientale, le accuse rivolte al Qatar sono quelle di sostenere organizzazioni terroristiche e di interferenze negli affari interni del confinante Bahrain.
Nella giornata di ieri l’Arabia Saudita e gli alleati del Golfo hanno ricevuto la risposta ufficiale di Doha alle loro richieste. Finora nulla è trapelato sul contenuto della missiva, sulla quale vi è il massimo riserbo in attesa delle prossime mosse diplomatiche e commerciali. Nei giorni scorsi i vertici dell’emirato avevano criticato con forza la “lista” degli alleati del Golfo, sottolineando che simili richieste costituiscono una palese “violazione del diritto internazionale”.
Intanto Turchia e Iran continuano a fornire sostegno commerciale, economico e militare a Doha isolata dal resto della regione. Il piccolo emirato, con una popolazione di 2,7 milioni di persone, in larga parte lavoratori migranti provenienti dall’Asia e ricco di petrolio e gas naturali, rischia una grave crisi se la controversia dovesse continuare. Interpellato da AsiaNews il vicario apostolico dell’Arabia Settentrionale (Kuwait, Arabia Saudita, Qatar e Bahrain) mons. Camillo Ballin ha confermato i problemi, che hanno già spinto parte della comunità cattolica locale a emigrare.
Ieri il Qatar ha annunciato l’intenzione di rafforzare la produzione di gas naturale (Lng) per i prossimi anni, settore nel quale il Paese è uno dei leader mondiali. Al contempo ha ribadito di voler appianare la crisi divampata con Riyadh (e alleati) mediante il dialogo, scongiurando l’uso della forza che finirebbe per alimentare la spirale di tensione nella regione.
Le sanzioni intanto pesano già, e molto, basti pensare a due esempi: con il blocco dei voli e la chiusura dei confini in Qatar si trova isolato (c'era stato un assalto ai supermercati perchè si temeva che non arrivasse più cibo, problema poi aggirato) e Moody's ha rivisto in negativo il giudizio proprio perchè vede la crisi non proprio sul viale del tramonto.
Il Qatar ha respinto - anche se il contenuto della risposta non è stato reso ufficialmente noto - gli ultimatum del Quartetto del Golfo che lo accusava di sostenere il terrorismo. Come era già successo nel 2014 - quando ci fu una crisi dello stesso tenore - non ha ritirato gli ambasciatori, segno che non fa presagire una risposta dura. Di fatto Doha si trova di fronte ad un bivio: scendere a compromessi con le richieste saudite oppure prendere la strada dell'isolamento.
Fonte immagine:corriereobjects.it
Alessia Panariello