"Missoni, l'arte, il colore", in mostra al MA*GA di Gallarate
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GALLARATE (VA), 08 AGOSTO 2015 - Al Museo MA*GA di Gallarate – Fondazione Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea “Silvio Zanella” prosegue la mostra Missoni, l’arte, il colore (a cura di Luciano Caramel, Luca Missoni e Emma Zanella), che si inserisce a pieno titolo nel circuito Expo: è l’omaggio alla creatività e all’imprenditoria nel segno del Made in Italy, fra tradizione artigianale e design; un progetto realizzato da Città di Gallarate, Museo MA*GA e Archivio Missoni, con lo speciale contributo di Regione Lombardia - Assessorato alle Culture, Identità e autonomie e Provincia di Varese - fino all’8 novembre 2015.[MORE]
Si tratta di «una mostra dedicata - come ha spiegato il Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Dario Franceschini - a un protagonista del Made in Italy che proprio a Gallarate vide i suoi esordi. Ottavio Missoni, infatti, aprì assieme alla moglie Rosita Jelmini il loro primo laboratorio tessile in via Cattaneo, a meno di trecento metri dalla sede di questo museo. Da qui partì la loro impresa, che ci ha regalato in oltre mezzo secolo di attività uno stile inconfondibile, fatto di luci mischiate come in dei caleidoscopi per comporre miraggi paradossali capaci di prendere una consistenza fisica».
L’allestimento propone al visitatore un viaggio sul “doppio filo” della genialità di una coppia leggendaria e del confronto con i protagonisti delle avanguardie storiche europee (come sottolineato nella sezione Le Radici), inesauribile fonte di ispirazione per la maison, proponendone, tra le “righe”, analogie e contaminazioni, dribblando dall’astrattismo al Futurismo, attraverso arazzi, installazioni e opere di Kandinsky, Balla e Fontana, tra gli altri (complessivamente sono 43 gli autori scelti per la mostra), senza tralasciare Klee, il cui rimando, come spiega il curatore Luciano Caramel, è «pregnante, fondamentale per la comprensione della complessa cultura e pratica pittorica di Missoni».
Secondo Emma Zanella, l’altra curatrice, elemento chiave per decifrare la produzione dei Missoni sono gli studi preparatori, che «ci consegnano il loro personalissimo alfabeto del colore: un alfabeto che genera il loro codice visivo, in equilibrio tra libera spontaneità e ricerca di rigore, di ritmo, di controllo degli esiti finali. Le infinite liste di colori e le loro variazioni, annotate e sviluppate su carta a quadretti, sono una necessità per i Missoni portati a lavorare per analogie e comparazioni, per assonanze e contrasti, per dissonanze ed elementi linguistici precisi. A guardarli uno ad uno gli studi ci informano sugli interventi, sulle variazioni, sulle riprese, come spartiti».
Sul punto, lo stesso Ottavio Missoni in un’annotazione rivelava: «Il nostro è un mestiere che si basa su due componenti base: il colore e la materia […] pensa solo a quanto vaste sono le possibilità offerte dal colore. Uno dice “giallo”. Ma devi considerare quanti ne esistono, all’infinità di gradazioni possibili…Pensa ai fondamentali – non più di cinque – e pensa a quello che gli artisti sono riusciti a fare con quei pochi colori [… ] cose incredibili. Anche la musica ha appena sette note. Sempre le stesse, con cui sono state composte centinaia di straordinarie melodie […]» (dal testo in catalogo edito da Rizzoli, a cura di Luciano Caramel, Luca Missoni e Emma Zanella).
Domenico Carelli
[Foto: courtesy MA*GA di Gallarate, in evidenza, Ottavio Missoni, “Senza titolo”, 1973, acrilico su tavola, cm 98x173 - collezione privata; in gallery, Ottavio e Rosita Missoni, 1984, Photo Giuseppe Pino; dettaglio dell’installazione “Tra le Righe” progettata da Luca Missoni e Angelo Jelmini per la mostra al MA*GA, Photo Marco Cappelletti; Wassily Kandinsky, “Spitz-rund” (Appuntito-tondo), 1925, olio su cartone, cm 72,5x32 cm, Accademia Carrara, Galleria d’arte Moderna e Contemporanea, Bergamo; veduta dell’installazione “Le forme della moda”, allestita per la mostra al MA*GA con abiti Missoni dal 1953 al 2014, Photo Marco Cappelletti]