Manager delle società partecipate dello Stato: scatta il tetto agli stipendi
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ROMA, 29 MARZO 2014- Scatta dal 1° aprile il limite per i compensi dei manager delle società partecipate dallo Stato. I vertici di alcune aziende italiane vedranno il loro stipendio ridursi da lunedì. Le aziende che ancora non avessero provveduto dovranno dunque adeguarsi al decreto ministeriale datato 24 dicembre 2013 (e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 17 marzo) nel giro di un week-end.
Nello specifico gli amministratori delegati delle aziende non quotate controllate direttamente o indirettamente dal Tesoro non potranno ricevere una busta paga che superi i 311mila euro. Non potranno percepire dunque più di quanto prenda il Presidente della Corte di Cassazione. I tetti ai compensi degli ad sono suddivisi in tre fasce, che variano a seconda della complessità societaria. Il calcolo si ottiene in base al calcolo di tra fattori: valore della produzione, degli investimenti e del numero di dipendenti.
Nella prima fascia rientrano Anas, Invitalia e Rai, dove lo stipendio per i vertici è pari a quello del Presidente della Cassazione. Nella seconda fascia, il tetto è pari all’80% (circa 250mila euro); e per la terza fascia il tetto è del 50% (155mia euro). Per i presidenti delle società invece il compenso può essere pari al massimo al 30% di quello deliberato per l’amministratore delegato (93milla prima fascia, 75mila seconda, 47mila terza).
I nuovi tetti non toccano invece il trattamento economico delle società quotate, come Eni, Enel e Finmeccanica, né di quelle emittenti stumenti finanziari quotati diversi da azioni (Cassa Depositi e Prestiti, Ferrovie dello Stato e Poste Italiane). Per queste ultime aziende, in particolare, già nel Decreto del Fare 2013 si era stabilito che il tetto degli amministratori con deleghe fosse inferiore almeno del 25% rispetto a quelli deliberati per gli amministratori con deleghe in scadenza.
Federica Sterza
Nella foto: il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan
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