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BENGASI, 30 AGOSTO 2011 - “A partire da sabato, se non si sarà trovata una soluzione pacifica, passeremo all'offensiva militare”. Così ha parlato Mustafa Abd al-Jalil, segretario generale del Consiglio nazionale di transizione (Cnt) libico, alle forze lealiste rimaste in Libia, in primis a Sirte, in una conferenza stampa a Bengasi. È prevista dunque, da parte sua, una “finestra di opportunità” per le trattative fino al termine della festa di 'Id al-Fitr, la festività religiosa islamica più importante, in cui viene celebrata la fine del digiuno di Ramadan. Casualmente il nome della festività significa “festa dell'interruzione (del digiuno)”, ed è proprio al termine di questa che in Cnt ha segnato l'ultimatum per i lealisti.[MORE]
Abd al-Jalil tiene a specificare che il Cnt “non ha bisogno della presenza di forze internazionali di pace”, ma ammonisce coloro che danno già per vinta la battaglia: “Gheddafi non è ancora finito: il pericolo c'è ancora. Ha ancora uomini e Paesi che lo sostengono”.
Intanto arriva oggi, da parte dei ribelli ma non confermata dalla Nato, la notizia della morte di Khamis Gheddafi, chiamato “il macellaio”, 28enne ma il più piccolo degli otto figli del Colonnello, e del capo dei servizi segreti libici Abd Allah Senussi. In seguito all'annuncio di questa morte, i rivoltosi hanno condannato l'accoglienza algerina alla moglie e ai tre figli dell'ex rais, avvenuta, secondo fonti locali, per “ragioni esclusivamente umanitarie”: la nipote del Colonnello, Aisha, avrebbe infatti partorito al confine fra i due paesi e sarebbe in una situazione critica.
I ribelli continuano comunque l'avanzata: l'obiettivo è ora Sirte, una delle ultime roccaforti dei lealisti e luogo di nascita di Gheddafi.
Marta Lamalfa