Le targhe dei maleducati e il diritto alla privacy

Raffaele Basile
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28 GENNAIO 2015 Se vi viene voglia di postare su facebook o altri social la foto dell’auto della “bella testa” di turno parcheggiata su di un marciapiede o in terza fila davanti al ristorante, meglio pensarci su.

La tentazione ci sarebbe, difficile negarlo, ma la cosa potrebbe creare qualche "problemino", se la targa "incriminata" è ben visibile.

La targa e i numeri e lettere in essa contenuti sono infatti equiparabili a dati personali. Identificano l’auto e con essa il proprietario, a cui si può risalire agevolmente attraverso la foto della targa.

Secondo il Garante della privacy, la finalità encomiabile di informare sul malcostume non può andare a scapito della privacy. Un principio che vale anche per i giornalisti. Solo vigili, polizia, carabinieri, in una parola le “Autorità competenti” possono rendere pubblica l’ accusa di un illecito o comunque di un comportamento censurabile, gli “altri” no. [MORE]
Se si diffondono fati personali altrui come quelli di una targa, può quindi sorgere una responsabilità di risarcimento nei confronti del titolare dei dati. E fin qui siamo nell’ambito della responsabilità civile. La responsabilità può invece essere addirittura penale se si dimostra che la pubblicazione voleva arrecare un danno o ottenere un ingiusto profitto.

Raffaele Basile

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Scritto da Raffaele Basile

Giornalista di InfoOggi

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