Iran, Obama come Kennedy, ma se Congresso boccia accordo "è guerra"
Estero Sicilia

Iran, Obama come Kennedy, ma se Congresso boccia accordo "è guerra"

mercoledì 5 agosto, 2015

WASHINGTON, 5 AGOSTO 2015 -  Dopo i ringraziamenti di Obama per l'ausilio moscovita in merito all'accordo con l'Iran, il presidente Usa calca nuovamente la scena "nucleare" con parole, ferme, indirizzate al Congresso statunitense. [MORE]

OBAMA "UN (NEGOZIATO) MIGLIORE NON POTEVA ESSERE RAGGIUNTO"

"Cerchiamo di non usare mezzi termini, la scelta è tra la diplomazia o qualche forma di guerra" ha dichiarato Barack Obama, in visita all'American University di Washington, parlando del negoziato con l'Iran sul nucleare. "L’accordo non è solo la migliore soluzione, è il miglior patto di non proliferazione mai negoziato nella storia", continuando, il presidente ha assicurato "ho dovuto prendere molte difficili decisioni nella mia presidenza, ma questa non lo è stata, neanche lontanamente. Tutti nella comunità internazionale hanno espresso sostegno, tranne Israele". Riferendosi al Congresso, che tra un mese dovrà esprimere il proprio parere, ha poi esplicitato "(un) rifiuto del Congresso all’accordo lascia una sola opzione: un’altra guerra in Medio Oriente. Coloro che dicono che possiamo mollare l’accordo e continuare le sanzioni vendono solo una fantasia. Quelli che oggi son contro l’accordo, anni fa hanno votato per la guerra in Iraq, le cui conseguenze sono ancora sotto gli occhi di tutti." Ma ad essere in gioco, è anche un altro elemento, che Obama definisce prezioso "la credibilità dell'America come leader delle relazioni diplomatiche. La credibilità dell'America come ancora del sistema internazionale". Se il Congresso dovesse negare il proprio consenso, dice il leader Usa, la perdita americana si estenderà anche su tale fronte.

SANZIONI SOLO IN CASO DI VIOLAZIONE DELL'ACCORDO

Categorico è il presidente Obama quando tocca l'argomento sanzioni, per l'Iran. Tale mezzo potrà essere adoperato solo in caso di violazione, da parte di Teheran, di quanto presente all'interno dell'accordo, poichè, spiega il numero uno della White House, la pericolosità dell'Iran non può essere azzerata dalla presenza di sanzioni internazionali, quanto dall'assenza di un loro programma nucleare, esplicito o occulto. Assenza che può essere garantita solo mediante l'accordo collettivamente siglato. In virtù di ciò, Obama si rivolge ancora una volta al Congresso, assicurando che il panorama che si delineerebbe in caso di "naufragio" dell'accordo, sarebbe particolarmente grave e non potrebbe escludere, quanto, invece, marcare l'accelerazione di un programma nucleare, di un modo, per l'Iran, di "ottenere la bomba". L'argomento "sanzioni", è, però, vasto e se alcune sono state depennate, altre permangono, come quelle inerenti alle violazioni dei diritti umani, o riguardanti il "sostegno al terrorismo". Ad osteggiare, apertamente, l'accordo rimane Israele, fermamente convinto di aver ceduto, generando una "resa all'asse del male". Ad Israele, Obama si rivolge dicendo "agli amici israeliani dico questo: un Iran armato nuclearmente è molto più pericoloso per tutti di un Iran che beneficia dell’annullamento delle sanzioni".

OBAMA COME JFK

Era il giugno del 1963 quando John Fitzgerald Kennedy, JFK, spiegò, nell'ateneo che oggi ha accolto il presidente Obama, perchè fosse importante e giusto raggiungere un accordo con l'allora Unione Sovietica sul bando dei test nucleari. Solo pochi mesi prima, otto, il filo rosso Usa-Urss aveva raggiunto una particolare tensione con la questione Cuba, questione, in cui Kennedy e Krusciov dimostrarono una saggia lungimiranza nell'evitare un terribile scontro. A distanza di cinquantadue anni, nella stessa sede, un presidente Usa parla, ancora una volta, rivolgendosi agli studenti, alla nazione, ma, soprattutto, al Congresso, nel tentativo di evitare, da parte dell'organo politico americano per eccellenza, manovre rischiose sul piano internazionale. Un richiamo storico, ulteriormente voluto, da Obama, per marcare la necessità d'una "politica estera", americana, "nitida". Un invito, quello di Kennedy, prima, e di Obama, oggi, a non ritenere "inevitabili" gli scontri, le guerre. Non sono le critiche a preoccupare il presidente, ogni leader è a rischio, continuo, di critiche, anche JFK ne fu oggetto, proprio e anche sulla questione nucleare, ma, il timore, primo per Obama, è che si perda un insegnamento dall'alone aureo, un insegnamento, che è anche una "visione" e vede protagonista la pace come scopo da perseguire.

Una visione e un insegnamento che 52 anni fa evitarono una catastrofe dalle proporzioni mondiali.

Fonte foto: unitedliberty.com

 

Ilary Tiralongo


Autore
https://www.infooggi.it - Il Diritto Di Sapere

Entra nel nostro Canale Telegram!

Ricevi tutte le notizie in tempo reale direttamente sul tuo smartphone!

Esplora la categoria
Estero.