Gezi Park, le conseguenze di un Candelotto
Cronaca

Gezi Park, le conseguenze di un Candelotto

venerdì 29 novembre, 2013

 ISTANBUL, 29 NOVEMBRE 2013 – Era il primo giorno di resistenza, a Gezi Park. Era il 31 maggio del 2013, quando la polizia caricò per la prima volta i manifestanti accampati nel parco. Tende arse, parapiglia, fuggi-fuggi, e lacrimogeni sparati ad altezza uomo. Erano le 2.30 circa, quando l’ultima orma aveva oramai lasciato tutto al monocromo verde del prato, quando si poté scorgere la t-shirt rossa e gli short di Lobna Allami, giacenti al suolo, e con la testa sanguinante. Era il prologo di uno dei tanti episodi di Gezi, tra quelli per i quali lo stesso Erdoğan ha ammesso l’uso di una violenza spropositata.

A Lobna è stata diagnosticata una Afasia di Conduzione. 25 giorni in coma e due operazioni al cervello. La prima all’emisfero sinistro, la parte maggiormente danneggiata dal candelotto che, quel 31 maggio, la raggiunse nell’inferno di Gezi; la seconda, a quello destro, ché il contraccolpo le aveva provocato un’emorragia nell’altra metà. I dottori le hanno asportato una parte del cranio durante la prima operazione, per alleviare la pressione sul cervello, e adesso le aspetta un terzo intervento, per riportare al proprio posto la porzione della scatola cranica recisa. Non si conosce ancora la data dell’operazione, ma i medici contano sul fatto che Lobna possa migliorare le proprie condizioni nei prossimi tre mesi, così da procedere senza alcun rischio.

Lobna ha 34 anni, turco-palestinese di origini giordane, trasferitasi in Turchia all’età di 14 e a Berlino all’età di 34, dove aveva appena intrapreso una nuova vita, con una nuova casa, un nuovo lavoro. Lobna parla l’arabo, il turco e l’inglese in maniera fluente, e aveva appena cominciato a fare i conti con il tedesco. Negli ultimi tre anni, lavorava come booker, manager e agente nell’ambito musicale, lavoro che le aveva consentito di viaggiare parecchio. Lobna è laureata in filosofia, con un master in Sviluppo delle Risorse Umane alla METU di Ankara. E, da brava filosofa, non risulta poi così bizzarro che avesse una chiara opinione su tutto.

Era il 31 maggio del 2013, quando Lobna aveva deciso di unirsi al gruppo di ragazzi che difendevano il famigerato parco nel centro di Istanbul. Era giunta appena 5 giorni prima da Berlino, per rinnovare il visto e fare un saluto ai genitori. Ma non aveva resistito alla tentazione di raggiungere i manifestanti. Era il suo modo di supportare quella tanto amata città, che l’aveva ospitata per circa sei anni. E la città l’ha ricompensata con un candelotto sulla testa.

L’Afasia di Conduzione è il risultato di un danno provocato alla connessione tra i due centri della parola presenti nel cervello: il Wernickle, parte del lobo temporale le cui funzioni sono coinvolte nella comprensione del linguaggio, e il Broca, predisposto per la sua elaborazione. In pratica, Lobna comprende ciò che sente, ma ha difficoltà ad esprimersi sia oralmente che tramite scrittura. Nel Wernickle è capace di dar forma a ciò che vuole dire, ma i segnali che manda al Broca non vengono recepiti correttamente, facendo sì che dica tutt’altro rispetto alle sue intenzioni. È tutto un gioco di ipotesi, anche con chi le sta più prossimo. E allo stesso tempo, nel momento esatto in cui esprime pensieri che in realtà non vorrebbe esprimere, Lobna è pienamente cosciente della sua incapacità di esercitare un qualsiasi tipo di controllo sul fenomeno. Cosa che la fa sprofondare in una resa incondizionata di parlare in generale.

In termini di competenze, Lobna è regredita all’età di 5 anni, e deve imparare tutto da capo. Ci vorranno anni, prima che possa riguadagnare tutte le sue abilità motorie e linguistiche. È in realtà un lento processo, e non si sa quando possa terminare. La terapia tenterà di trasformare altri neuroni in cellule capaci di connettere il Wernickle al Broca, soppiantando quelle morte. Inoltre, la parte destra del cervello controlla quella sinistra, e la parte sinistra controlla la parte destra del corpo. Avendo ricevuto il candelotto sul lato sinistro, la parte destra del suo corpo era completamente paralizzata, mentre si trovava in sala intensiva. I medici temevano una paralisi cronica, ma negli ultimi giorni di sala intensiva la gamba ha avuto una leggera reazione. Un segnale più che positivo, che potrebbe significare una possibile, completa riabilitazione, anche se dovranno passare anni.

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Oggi Lobna può camminare senza l’aiuto di nessuno, ma il suo braccio destro è ancora debole. Può muoverlo, ma non ha la forza necessaria a tenere in mano una penna. Le difficoltà motorie si riflettono quotidianamente sul muro psicologico verso il quale Lobna si scaglia continuamente. Dalla sua ha l’enorme supporto della sorella Fatin e del fidanzato Bariş.

Ha intrapreso anche un percorso di logopedia, grazie al quale, qualche giorno fa, si è espressa disponibile a rilasciare una brevissima intervista all’Hurriyet, un quotidiano turco. “Mi sento diversa ogni giorno”, ha detto, “ma non voglio più vivere in Turchia. Sono regredita all’età di 5 anni per non aver fatto nulla, solo per proteggere un parco. E adesso… mi tocca imparare tutto da capo. Sono grata di essere ancora viva, ma piango molto, perché una grossa parte di me, le mie capacità e le mie competenze se ne sono andate. Non riesco a leggere né a scrivere, e, peggio di tutto, non posso esprimermi nel modo in cui voglio”.

Lobna e Bariş stanno attraversando momenti difficili. Ora, ci sono da affrontare anche le spese mediche, che ammontano a circa 70,000 dollari. Bariş ha pubblicato un video di Lobna sul sito “Indiegogo” e ha cominciato una campagna di raccolta. In poco tempo, sono riusciti a raccogliere circa 39,000 dollari, grazie alla sensibilità mostrata da molti connazionali. È possibile accedere al sito a questo link: http://www.indiegogo.com/projects/sing-lobna-sing

Foto: hurriyetdailynews.com

Dino Buonaiuto (corrispondente dalla Turchia)


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