Francesco Aiello: Le differenze devono essere colte
Politica Calabria

Francesco Aiello: Le differenze devono essere colte

venerdì 3 luglio, 2015

03 LUGLIO 2015 - In riferimento ad un articolo pubblicato il 2 Luglio sulle colonne del Quotidiano del Sud, mi preme fornire qualche elemento di valutazione sulla mia posizione, per evitare banalizzazioni e per non indurre in considerazioni vuote di contenuti. L'auto-candidatura è motivata dall’idea di frantumare i tempi liturgici della politica calabrese. Lenti, compromissori, farraginosi, quando, al contrario, il mondo reale chiede soluzioni a cogenti problemi quotidiani. Come ho già dichiarato in più occasioni, un gesto politicamente non corretto diventa corretto nella misura in cui mobilita energie necessarie per indirizzare e forzare la discussione sul modello di sviluppo da pensare e attuare in questa regione. Il gesto diventa meritorio se catalizza l’attenzione su questo grande tema, nei confronti del quale la professionalità dell’Economista diventa cruciale. Se l’obiettivo è di capire e risolvere molte criticità del tessuto economico di un territorio, appare naturale rivolgersi a chi utilizza quotidianamente la strumentazione dell’analisi economica.  [MORE]

Nessuno si meraviglierebbe se dovendo preservare la biodiversità sull’altopiano della Sila si interpellasse un naturalista. In modo analogo, dovendo risolvere un problema di salute mi rivolgo ad un medico (magari è meglio se ha una specializzazione ben abbinata al problema). Il coinvolgimento, quindi, di un Think Tank di Economisti svolgerebbe funzioni di inestimabile valore istituzionale. Innanzitutto, scardinerebbe la regola tacita e malsana che di Economia ne parlino altri (avvocati, architetti, linguisti, ingegneri, aziendalisti e quant’altro). Inoltre, aiuterebbe a capire dove, come e quando intervenire, minimizzando il rischio di navigare a vista.

Faciliterebbe, infine, l’introduzione di un nuovo e rigoroso metodo di lavoro in materia di programmazione e attuazione degli interventi a sostegno dello sviluppo. Con queste e tante altre motivazioni, sicuramente diverse da quelle, in particolare, di chi si candida per mera provocazione - ho dato la mia disponibilità per contribuire alla definizione (prima) e alla realizzazione (dopo) di una causa comune, che, per tutti, deve essere la seguente: capire dove vogliamo portare questa regione nei prossimi 5-10 anni e definire i processi per giungere alla meta. Superate le emergenze di rito, questa è la vera missione della legislatura. Per non trasformare in irreversibile, il declino economico che la nostra regione sta osservando dal 2007.

Ecco le misure di questo dramma: meno 15.5% di riduzione del PIL aggregato; meno 11% di occupazione totale; tasso di partecipazione del mercato del lavoro attestato intorno al 50%, a causa, soprattutto, di una preoccupante riduzione della forza lavoro; incremento dal 5.5% (2007) al 19.3% (2013) della povertà assoluta delle famiglie calabresi (dati Banca d’Italia 2015). Su queste questioni stanno (inaspettatamente) convergendo molte persone, forse anche appartenenti a quell’ampio e variegato mondo dell’astensionismo, su cui la politica si interroga ben poco. Colleghi, amici e conoscenti che hanno aderito al grido di allarme per la Calabria e all’appello di ripristinare un po’ di normalità in una regione che ha fame di sviluppo. Parliamone. Noi ci siamo.


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