Foodora, il Tribunale di Torino respinge il ricorso dei rider licenziati: "Non sono dipendenti"
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TORINO, 12 APRILE - Il Tribunale del lavoro di Torino ha respinto il ricorso, primo del genere in Italia, presentato da sei rider di Foodora contro la società tedesca di food delivery. I sei fattorini avevano contestato l’interruzione improvvisa del rapporto di lavoro dopo le mobilitazioni del 2016, volte ad ottenere un più equo trattamento economico e normativo. Per il Tribunale, però, i rider non possono essere considerati lavoratori subordinati, bensì autonomi: il ricorso, pertanto, non sussiste. [MORE]
"Siamo soddisfatti, ora aspettiamo di leggere le motivazioni del giudice”, ha detto il legale dell'azienda di food delivery, Giovanni Realmonte. Impietriti e in silenzio, invece, i fattorini presenti in aula al momento della lettura della sentenza. A parlare per loro è stato l'avvocato Sergio Bonetto: "Purtroppo oggi non è stata fatta giustizia, questo è il nostro Paese. Quello che colpisce di più è che un'azienda può mandare chiunque a lasciare pacchi senza alcuna tutela". Non ha usato mezzi termini l’altro legale dei rider, Giulia Druetta: "Forse per cambiare le cose deve scapparci il morto. Sicuramente faremo appello. Questi contratti tolgono dignità ai lavoratori. È come se tutte le battaglie combattute negli ultimi ottant'anni non contassero più nulla".
"I fattorini Foodora erano sottoposti a un continuo controllo – hanno aggiunto i legali difensori – ogni loro movimento era tracciato, come se avessero un braccialetto elettronico. Un vero e proprio rapporto di lavoro subordinato, nonostante fossero inquadrati come collaboratori autonomi. A Foodora non importava delle condizioni dei lavoratori e vi era una costante pressione psicologica sui rider, finalizzata al mantenimento del posto di lavoro".
Per Giovanni Realmonte, legale di Foodora, la società “non ha violato la privacy dei rider, perché l’applicazione utilizzata sullo smartphone poteva accedere, attraverso il gps, soltanto al dato della geolocalizzazione, istantaneo e non memorizzato”. "Non c'è alcun rapporto di subordinazione – spiega l'altro legale dell'azienda, Ornella Girgenti – i rider accedono alla piattaforma dei turni e decidono quando e in che misura dare la loro disponibilità. Non c'è scritto da nessuna parte che il rider debba offrire una disponibilità minima, di questa circostanza non c'è traccia da nessuna parte. Foodora decide chi far lavorare e quando far lavorare".
Claudio Canzone
Fonte foto: lastampa.it