Donne alle Olimpiadi: la lunga marcia verso la modernità degli Emirati Arabi
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Donne alle Olimpiadi: la lunga marcia verso la modernità degli Emirati Arabi

giovedì 28 giugno, 2012

DUBAI, 28 GIUGNO 2012-Vietato viaggiare, se non accompagnate da un "guardiano" maschio; vietato guidare; vietato fare sport. La quotidianità delle donne saudite è fatta di queste, e di molte altre regole che rasentano l'assurdo, e che secondo le leggi internazionali sconfinano nella violazione dei diritti umani.


Non è difficile quindi indovinare perchè la decisione del re degli Emirati, che pochi giorni fa ha dato l'assenso alla partecipazione di atlete donne alle Olimpiadi di Londra, assume i contorni di quello che si potrebbe quasi definire un evento storico. Mai prima d'oggi, infatti, era stato consentito ad una ragazza di prender parte a gare di massimo livello, in un Paese dove non esiste alcun tipo di circolo sportivo femminile.[MORE]


Certo, l'entusiasmo delle atlete è stato sicuramente smorzato dal no del Comitato Olimpico alla partecipazione della cavallerizza Dalma Rushdi Malhas, nipote del celebre scrittore palestinese Nabulsi Rushdie Malhas, per non aver "soddisfatto i requisiti minimi di eleggibilita'".

Ma la presenza di Khadija Mohammad per il sollevamento pesi nella categoria 75kg, e della principessa Maitha Al Maktum, figlia dello sceicco di Dubai, per la disciplina del Taekwondo, sono sicuramente un segnale incoraggiante, che si spera possa avere un'influenza anche sulle vicine repubbliche petrolifere (come già accaduto per il Bahrein, che anche a Pechino aveva inviato una rappresentanza femminile, o come il Quatar, che avrà in squadra anche la velocista Nur Al Maliki, e la nuotatrice Nada Arkaji).


Eppure, i promotori della campagna "No woman. No Play" non sembrano affatto soddisfatti del piccolo passo avanti del governo saudita; come sottolinea la direttrice di Human rights Watch per il Medio Oriente, infatti, la partecipazione di una manciata di atlete ai giochi olimpici non cambia la condizione di migliaia di altre donne, cui la legge impedisce di dedicarsi allo sport.


I programmi scolastici in Arabia Saudita, infatti, non prevedono ore di educazione fisica per le ragazze, che non possono giocare o allenarsi all'aperto, né frequentare palestre o circoli sportivi, pena sanzioni severissime

(immagine da: "www.arabpress.eu" )

Simona Peluso


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