Don Pino Latelli riflette sulla  solitudine nei Riti della Settimana Santa
Cultura e Spettacolo Calabria Catanzaro

Don Pino Latelli riflette sulla solitudine nei Riti della Settimana Santa

lunedì 13 aprile, 2020

LAMEZIA TERME (CZ) 13 APR - «La Settimana Santa quest’anno è stata vissuta dalla Chiesa in modo del tutto nuovo a causa dell’emergenza sanitaria internazionale: tutte le celebrazioni si sono svolte senza la presenza fisica di fedeli e a porte chiuse». Con queste parole comincia la riflessione di don Pino Latelli, parroco della Chiesa delo Carmine di Lamezia Terme,  sui Riti religiosi che si stanno svolgendo da tempo in solitudine a causa delle stringenti regole giustamente imposte per contenere la diffusione del virus. «Per superare la difficoltà attuale, dando ai fedeli la possibilità di unirsi in preghiera nelle loro case, sia la Santa Sede che la nostra Diocesi di Lamezia Terme, hanno predisposto delle dirette televisive e in streaming – continua il sacerdote  – nei giorni feriali, nelle domeniche e nei giorni in cui la chiesa celebra il Mistero centrale della vita di Gesù: la Passione, la Morte e la Resurrezione di Gesù.

Prezioso il sussidio curato dall’Ufficio Liturgico Nazionale della Conferenza Episcopale Italiana che ha dato la possibilità di vivere in famiglia la Settimana Santa e il triduo Pasquale. La chiesa avrebbe desiderato celebrare la Pasqua, che è il passaggio dalla morte alla vita, dalle tenebre alla luce, con la partecipazione del popolo come è sempre stato. Ma, per i motivi ben noti, noi sacerdoti ci siamo trovati a celebrare i divini misteri soli e senza il concorso del popolo.

Vedere una chiesa vuota – sottolinea don Pino -  porta all’animo, senza dubbio, un senso di solitudine, di disagio e di tristezza, sentimenti che vengono spazzati via però dalla consapevolezza che sull’altare noi sacerdoti non siamo soli ma con noi c’è tutta la comunità, spiritualmente presente nel sacro luogo. Nella celebrazione della messa, in questi tristi giorni di prova, avvertiamo ancora di più la presenza della chiesa intera che a gran voce e all’unisono eleva con insistenza il grido di sofferenza e di aiuto a Dio perché ponga fine a questa terribile epidemia. Anche le campane hanno continuato a suonare per ricordarci che, seppure lontani, siamo sempre uniti nella preghiera.

Questa nuova esperienza, certamente, l’ha vissuta anche il Pontefice nel corso della Adorazione Eucaristica il venerdì che ha preceduto la Settimana Santa quando, in una piazza San Pietro vuota e in un silenzio assordante, ha raccolto l’angoscia e il grido disperato dell’intera umanità atterrita dalla paura e dall’angoscia e li ha presentati alla misericordia del Padre per chiedere la fine della pandemia. Papa Francesco, in quella solitudine diventata comunione con il mondo intero nelle drammatiche difficoltà del presente, avrà certamente avvertito nel suo animo che, spiritualmente, tutti gli uomini, con il peso della sofferenza e con il volto bagnato da lacrime di dolore, eravamo lì, in quella piazza deserta, accanto a Lui, stretti in un unico straordinario abbraccio. Eravamo tutti in quella piazza deserta anche Venerdì Santo quando il Papa ha stretto a sé, poggiandola sul suo capo, la Croce consegnata da un infermiere nell’ultima stazione della Via Crucis.

In questo semplice ma eloquente gesto di intimità con Gesù, Papa Francesco, visibilmente commosso, ancora una volta ha fatto sentire la sua vicinanza e il suo amore al popolo di Dio, abbracciando il dolore e la sofferenza del mondo in particolare dei crocifissi del nostro tempo di pandemia. Sono convinto che piazza San Pietro non sia mai stata così piena come in queste due circostanze e “anche la luna – come affermò San Giovanni XXIII nel discorso sulla luna pronunciato l’11 ottobre 1962 dalla finestra del palazzo Apostolico – si è affacciata dal cielo a guardare a questo spettacolo”.

 È  la stessa esperienza del nostro Pastore Giuseppe Schillaci che, in un giorno triste che rimarrà impresso nella nostra memoria, si è recato al Cimitero di Lamezia Terme per pregare per le vittime del coronavirus: nella solitudine di quel mattino, avrà sentito nel profondo del cuore che l’intera chiesa di Lamezia gli era vicino con l’affetto e la preghiera. È  la stessa esperienza del Papa, dei vescovi, del nostro vescovo Giuseppe e dei sacerdoti vissuta anche nelle celebrazioni della Settimana Santa: pur celebrando in chiese vuote abbiamo sentito il conforto dall’unione spirituale del popolo di Dio.

Coraggio, dunque, andiamo avanti insieme, in questa difficile situazione, vivendo con fede il dono della comunione spirituale uniti nella preghiera. Sostenuti dall’esempio di Papa Francesco e del nostro Pastore Giuseppe Schillaci,- conclude don Pino – lasciamo che il nostro cuore sia illuminato dalla luce pasquale e, specialmente noi sacerdoti, portiamo il profumo di Cristo risorto nelle situazioni di povertà, di solitudine e di dolore che tanti uomini e donne stanno vivendo in questo drammatico tempo di pandemia».

Lina Latelli Nucifero 

 

foto: Don Pino Latelli


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