Catanzaro: Ricordo di Umberto Scalise, intellettuale di Marcellinara
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Catanzaro 1 settembre 20212 - E’ noto che il termine “cultura”, nel significato latino di “coltivare” , è esteso a quei comportamenti che riguardano una “cura verso gli dei”, da cui il termine “culto”. E se il concetto moderno di tale termine si intende come bagaglio di conoscenze, Umberto Scalise, nella bella serata che lo ha ricordato, ancora oggi diffonde e promuove cultura recuperando quella dimensione di “culto” che significa AMORE a Dio e al prossimo. La presentazione del libro “Umberto Scalise. Il malinconico intellettuale di Marcellinara”, organizzata dalle associazioni “Teura” di Tiriolo e “I fili di Arianna” di Marcellinara, in collaborazione col Comune di Marcellinara, è stata animata da autorevoli interventi: Antonio Montuoro, Mariella Scalise, Vittorio Scerbo, Silvestro Bressi, Silvana Scerbo, Mimmo del Sud.
Scalise, insegnante, poeta, intellettuale, uomo di fede, marito e padre di famiglia esemplare, nacque a Marcellinara il 19 novembre 1902. Nel celebre libro “Cuore” si ricorda come il termine “maestro” debba essere il più riverito dopo quello di “padre” : e un bravo maestro, come fu Umberto Scalise, ha davvero tanto da dare all’intera collettività: questo monito diventa uno straordinario stimolo al mondo della scuola in un momento particolare come quello attuale, da più parti definito di “emergenza educativa”, in cui occorre saper andare al cuore degli studenti per elevarne la crescita in valori e umanità, per esaltarne potenzialità e capacità di crescita a beneficio dell’intera società. [MORE]
Lasciata l’amata Marcellinara per la sede di insegnamento laziale di Fiumicino, dove costruì la casa per la famiglia che si era formato, Scalise ricevette premi per la grande dedizione profusa al fine di elevare il tono della vita negli ambienti in cui prestava il suo insegnamento; fu anche nominato direttore didattico. Nel 1972 pubblicò per le Edizioni Paoline “La tavola pitagorica…che divertimento”, un singolare volumetto che consente di rendere più facile e più gradevole l’apprendimento delle tabelline. Altra interessante pubblicazione dello Scalise è una raccolta di poesie in vernacolo marcellinarese “ H. iuri ‘e jinostra (Fiori di ginestra), cui soggetto principale è il paese natio, quella Marcellinara amatissima e custode della sua infanzia e di cui conserverà e tramanderà i grandi valori. Tra questi ricordi, profonda ammirazione per l’operosa dignità delle povere donne contadine:
“U mazzu ‘e ligna
o a sporta ‘e panni
supra ‘a capu
e mbrazza u picciuliddu”.
Umberto immagina il ritorno al paese dopo ben trenta anni di assenza, anche se per lui Marcellinara era “l’eterno presente”, come ci ha rivelato la figlia, Mariella Scalise. Ciò che egli ama ricordare è legato al suo paese e alla sua casa:
“i hiuri de graste…
l’addure dei garoholi e de rose…
u vrascieri de vernu…”
In tempi particolarmente difficili Umberto si prodigò per alleviare disoccupazione e miseria. Nel dopoguerra organizzò, a Fiumicino, un servizio di refezione per duecento bambini poveri rifiutando ogni retribuzione per le sue prestazioni. Avviò anche doposcuola, corsi di taglio e cucito.
Abbiamo rivolto una breve intervista alla figlia, Mariella, la quale con tanta gentilezza ha acconsentito al nostro desiderio di scavare nell’anima più profonda del suo papà:
- Prof.ssa Scalise, qual è oggi l’attualità e il messaggio educativo di suo padre?
- Certamente è l’umanità: il valore della persona, al di là di ogni esteriorità troppo ricercata dalle giovani generazioni. I ragazzi devono essere educati a coltivare il Vero, non il gusto per il potere, ma per l’AMORE!
- Ci sembra di cogliere in questo suo ribadire la centralità della persona, uno dei cardini del messaggio cristiano: è forse dal Vangelo che suo padre ha tratto questi insegnamenti di vita?
- Proprio così: mio padre, terziario francescano, ha attinto dalla fede il valore dell’accoglienza alla persona, al di là dei limiti che ciascuno ha. Le racconto un episodio che ricordo sempre con commozione: stavamo eseguendo dei lavori a casa e mio padre aveva chiamato un operaio che, a cottimo, ci aveva chiesto una certa cifra per tre giorni di lavoro. Così d’accordo, l’operaio iniziò a lavorare ma, arrivato alla fine del terzo giorno, si rese conto che occorrevano altri giorni di lavoro perché non aveva affatto terminato. E dato che il prezzo era stato ormai fissato, a prescindere dalle giornate, si mise ad imprecare e bestemmiare per la rabbia di dover continuare a lavorare senza altra retribuizione, giustamente, visto il pattuito a cottimo. Mio padre, sentendo, dispiaciuto, le bestemmie e le imprecazioni, si affrettò a chiedere spiegazioni all’operaio che gli esternò la sua rabbia: ma subito si calmò quando Umberto Scalise gli disse: “Non ti preoccupare! Dovrei darti altre duemila lire per le giornate in più? Te ne do volentieri tremila, ma a patto che tu non bestemmi mai più!”
- Quali sono quindi, alla luce di questi suoi vissuti familiari, i valori più importanti che Umberto Scalise ci propone?
- Una onestà quasi feroce, pur mantenendo l’umana compassione; l’AMORE per Dio, per gi altri, per la famiglia e da coltivare in tutte le relazioni, perché
-
“tutti frati intra sta terra simu…
- I poveri nun zannu parrare
- Ma prima o pue si mparanu
- e chianu chianu
- tuttu ha de cangiare…
Nella bella testimonianza di Umberto Scalise, ancora una volta, la dimostrazione che la fede, quando è vera, sempre genera cultura. E
Tramente cala u sole
‘a campana vecchia
dice l’Avemaria”
ANNA ROTUNDO