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ROMA, 12 FEBBRAIO 2014 – «È meglio che la questione venga affrontata bilateralmente piuttosto che con il coinvolgimento dell’Onu», ha dichiarato ieri il portavoce del segretario generale dell'Onu Ban Kimoon, pronunciandosi sulla vicenda dei due marò italiani detenuti in India.
Dopo l’ennesimo rinvio - da parte delle autorità indiane - dell’udienza (ora slittata al 18 febbraio) in cui si decideranno le sorti di questo ormai clamoroso incidente diplomatico, il governo italiano ha raddoppiato nei confronti delle istituzioni internazionali il pressing di sensibilizzazione al caso. Nei giorni scorsi è stato “avviato un contatto” con il Palazzo di Vetro «per violazione dei diritti umani per quanto riguarda la mancanza di un capo di imputazione per i marò da parte dell’India dopo due anni, accompagnata da una restrizione della libertà», come ha reso noto il ministro degli esteri Emma Bonino.[MORE]
Tra le prime risposte all’appello italiano, l’algido rifiuto dell’Onu, ma anche una risposta importante dall’Unione europea. Per Catherine Ashton, il “ministro degli Esteri” della Ue, «Se verrà deciso che quanto successo nell’azione dei marò è un atto di terrorismo, come dire che l’Italia è uno stato terrorista, ci saranno gravi implicazioni per tutte le azioni nell’anti-terrorismo laddove noi collaboriamo insieme (come Ue) o come paesi individuali: questo messaggio è stato mandato vivo e chiaro stamattina tramite la nostra delegazione, e io sto mandando il messaggio sia verbalmente sia in forma scritta».
Intanto, nel tardo pomeriggio rientrerà a Roma l'inviato italiano per il caso dei marò, Staffan De Mistura, per “urgenti consultazioni” con il governo, dal momento che, come lui stesso ha sottolineato, « l'udienza in Corte Suprema del 18 febbraio è della massima importanza per il futuro dei nostri fucilieri di Marina». Domenica De Mistura farà ritorno a New Delhi.
(Foto: nuok.it)
Domenico Carelli